Massimo Zampini è un tifoso della Juventus nato a Roma. E questa è la chiave di tutto, perché se tifi Juventus a Roma devi imparare a difenderti, ma se a Roma ci sei anche nato, hai avuto come accessorio di serie l’ironia. Così, da quasi una quindicina d’anni, Zampini difende se stesso e, indirettamente, milioni di tifosi bianconeri, con la forza dirompente di una battuta. Va in tv, spopola sui social, scrive libri, tutto con l’obiettivo di smontare il pregiudizio nei confronti della sua squadra del cuore, smascherare la faziosità di una certa narrazione, a volte ridicolizzando i riflessi condizionati di chi racconta la Juventus con i soliti luoghi comuni.
Buongiorno Massimo, il nuovo libro, rispetto agli altri, ha un inizio più duro, quasi amaro. Stavolta ti sei arrabbiato?
«Questo libro nasce in un momento in cui la Juventus non vince, quindi un po’ ne risente. Negli altri prendevo in giro le paranoie altrui sulla mia squadra in momenti felici. Adesso veniamo da un’incredibile stagione, fatta di storture giudiziarie che hanno condizionato il risultato sul campo, da minacce dell’Uefa, da pm che dichiaravano letteralmente di “odiare la Juve”, da una fase del campionato in cui hai avuto la chiara sensazione che potevi vincere una partita, ma tanto il giorno dopo ti toglievano i tre punti. Insomma, forse sì, sono un po’ arrabbiato anche io, ma l’ironia rimane, le battute anche, non c’è livore, forse solo la necessità di spiegare bene cos’è successo perché tutti lo ricordino o lo capiscano, anche perché altrove, pur con l’eccezione del tuo giornale, la narrazione non è stata proprio impeccabile a riguardo».