Evra cuore bianconero: "Juve da scudetto, rabbia come l'Italia di Lippi"

L’ex terzino, ora commentatore tv e ospite a Gedda del World Football Summit Asia: "I ragazzi si sono legati al dito la penalizzazione e l’esclusione dalle Coppe. Ricordano gli azzurri ‘mondiali’ nel 2006 per Calciopoli"

GEDDA (ARABIA SAUDITA) - Gli oltre mille partecipanti al “World Football Summit Asia”, conclusosi ieri sera, sono rimasti come folgorati quando un uomo vestito completamente di bianco con occhiali dorati dalle lenti arancio fluo, ha fatto il suo ingresso nella Hilton Hall prospiciente le acque del Mar Rosso. Dinoccolato, incedere da rock star, s’è concesso come un divo a selfie e autografi nonostante le corpulente guardie del corpo tentassero di evitargli il bagno di folla.

Uno dei primi a raggiungerlo, vestito con la tunica araba, in testa il tradizionale “kefiah” biancorosso trattenuto dall’agal, il cordone nero, ha scambiato due parole con lui in inglese e poi gli ha detto in italiano: “Forza Juve, storia di un grande amore, bianco che abbraccia il nero, fino alla fine”. Al che il franco-senegalese Patrice Evra, 42 anni, ex difensore della Juventus dal 2014 al 2017, s’è quasi commosso e lo ha abbracciato. Non poteva sapere chi fosse, ma lo ha scoperto subito dopo perché anche il suo interlocutore aveva pure lui guardie del corpo: si trattava di Abdulrahman Alsayari, rappresentante del Ministro dello Sport saudita nonché accanito bianconero. Dopodiché, prima di salire sul palco, “Pat” s’è concesso in esclusiva a Tuttosport.

Juve Legends in campo: la serata

Come vede quest’anno la “sua” Juve seconda in classifica a due punti dall’Inter nonostante una campagna di mercato estiva fatta praticamente di sole vendite e un unico acquisto?

"La prima parola che mi viene in mente è miracolo. Ma non è così, sarebbe riduttivo. Il lavoro svolto da Max Allegri è stato strepitoso. S’è rimboccato le maniche e ha tirato fuori dal suo cilindro una squadra compatta, solida, aggressiva, combattiva, irriducibile".

Si parlava di quarta posizione a fine agosto, ma ora anche la parola scudetto è stata sdoganata.

"E meno male! Perché la Juve è la Juve, ha il tricolore nel suo dna".

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Qual è stata secondo lei la chiave del cambiamento rispetto alla scorsa stagione negativa?

"Non dimentichiamo che la Juventus è arrivata terza l’anno scorso considerando i punti conquistati sul campo e dunque qualcun’altra avrebbe dovuto restare fuori dalla Champions... Poi però non certo per colpa della squadra ci sono stati i 15 punti di penalizzazione in campionato (ndr: in seguito ridotti a 10), la multa, l’esclusione dall’Europa. I ragazzi se la sono legata al dito e quest’anno sono rabbiosi, carichi, affamati di rivincita. Vedo molte similitudini con la Nazionale italiana che nel 2006 conquistò la Coppa del Mondo a Berlino, purtroppo contro di noi. La squadra reagì alle decisioni dei Giudici che stavano comminando le sanzioni per Calciopoli. Per questo dico che la Juve ha le carte in regola per vincere lo scudetto".

D’accordo, ma l’Inter? La capolista obiettivamente ha una rosa più valida di quella bianconera...

"Però i punti di distacco in classifica sono appena due. E sono già passate 15 giornate. Non è azzardato né affrettato tirar giù i primi bilanci. I valori fra le prime due sono molto livellati, equilibrati. L’Inter ha il miglior attacco e la miglior difesa, la Juve la seconda miglior difesa. I nerazzurri vanno sovente a bersaglio con Lautaro Martínez che è il loro terminale offensivo e il capocannoniere della A con 14 reti mentre i bianconeri sono già andati a segno con 11 giocatori diversi anche se il centravanti Vlahovic ha firmato 5 gol e Chiesa uno in meno. Ma Gatti ne ha tre ed è il difensore più prolifico del campionato. Due stili di gioco diversi ed egualmente efficaci. Lo scontro diretto di poche settimane fa, terminato 1-1, non ha mostrato differenze clamorose fra le due squadre".

Resta il fatto che il gioco non è dei più brillanti...

"Queste sono critiche che molti tifosi muovono ad Allegri. Ma io ribadisco un concetto appreso proprio da Max: per lo spettacolo e il divertimento basta andare al circo, per i tre punti basta tifare Juve fino alla fine. La classifica è fatta di punti da mettere in cascina, non di 'numeri' da prestigiatore. E poi c’è un altro aspetto non secondario da considerare...".

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E cioè?

"Il fatto che all’Inter temono la Juve, sanno che è forte, assetata di 'revanche' e di vittorie".

Come fa a saperlo, scusi? Gliel’ha confidato qualche giocatore?

"Bravo... Ma non farò mai i loro nomi, neppure sotto tortura".

In carriera è stato allenato da tanti tecnici di gran valore. Qual è stato il migliore?

"Un giocatore cerca di prendere il meglio da ogni allenatore che ha avuto. Non è un mistero che io abbia vinto la Champions al Manchester United sotto la guida del mitico Sir Alex Ferguson. Lui mi dava libertà sul campo, ha sempre voluto che noi imponessimo il nostro gioco in qualunque stadio del mondo senza troppi tatticismi o sofismi. Allegri è un po’ come il 'coach' scozzese: il calcio è un gioco semplice, la tattica conta ma fino a un certo punto. Grinta, volontà, applicazione, occhi di tigre alla fine fanno la differenze. Caratteristiche che la mia ex squadra sta sfoggiando...".

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GEDDA (ARABIA SAUDITA) - Gli oltre mille partecipanti al “World Football Summit Asia”, conclusosi ieri sera, sono rimasti come folgorati quando un uomo vestito completamente di bianco con occhiali dorati dalle lenti arancio fluo, ha fatto il suo ingresso nella Hilton Hall prospiciente le acque del Mar Rosso. Dinoccolato, incedere da rock star, s’è concesso come un divo a selfie e autografi nonostante le corpulente guardie del corpo tentassero di evitargli il bagno di folla.

Uno dei primi a raggiungerlo, vestito con la tunica araba, in testa il tradizionale “kefiah” biancorosso trattenuto dall’agal, il cordone nero, ha scambiato due parole con lui in inglese e poi gli ha detto in italiano: “Forza Juve, storia di un grande amore, bianco che abbraccia il nero, fino alla fine”. Al che il franco-senegalese Patrice Evra, 42 anni, ex difensore della Juventus dal 2014 al 2017, s’è quasi commosso e lo ha abbracciato. Non poteva sapere chi fosse, ma lo ha scoperto subito dopo perché anche il suo interlocutore aveva pure lui guardie del corpo: si trattava di Abdulrahman Alsayari, rappresentante del Ministro dello Sport saudita nonché accanito bianconero. Dopodiché, prima di salire sul palco, “Pat” s’è concesso in esclusiva a Tuttosport.

Juve Legends in campo: la serata

Come vede quest’anno la “sua” Juve seconda in classifica a due punti dall’Inter nonostante una campagna di mercato estiva fatta praticamente di sole vendite e un unico acquisto?

"La prima parola che mi viene in mente è miracolo. Ma non è così, sarebbe riduttivo. Il lavoro svolto da Max Allegri è stato strepitoso. S’è rimboccato le maniche e ha tirato fuori dal suo cilindro una squadra compatta, solida, aggressiva, combattiva, irriducibile".

Si parlava di quarta posizione a fine agosto, ma ora anche la parola scudetto è stata sdoganata.

"E meno male! Perché la Juve è la Juve, ha il tricolore nel suo dna".

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