Juve, le fondamenta valgono uno scudetto. Rabiot simbolo e leader tecnico

Questa squadra non è un’affascinante creatura di calcio moderno, ma un sostanzioso gruppo di gente che ci crede, corre, combatte e ha trovato quello spirito che fa la differenza

Vi ricordate quando si diceva che Adrien Rabiot era scarso e gli davano troppi soldi? Sì, vero, fa sorridere. Oggi ancora di più, perché il gol con cui ha firmato la vittoria sulla Roma e il rilancio della Juventus a due punti dall’Inter lo confermano in modo definitivo come il leader tecnico della Juventus di questa stagione. Il che è emblematico di cosa sia questa Juventus e di come si possano sbagliare completamente i giudizi.

Perché sì, questa Juventus non è un’affascinante creatura di calcio moderno, ma un sostanzioso gruppo di gente che ci crede, corre, combatte e ha trovato quello spirito che fa la differenza. E, sì, i giudizi si sbagliano, ma è anche vero che le cose cambiano. È vero, cioè, che Rabiot non è scarso come veniva descritto nelle sue prime tre stagioni alla Juventus, ma quel Rabiot era molto diverso da quello di oggi. Certo, si avesse meno fretta di stroncare o esaltare, si potrebbero esprimere pareri più saggi, ma viviamo in un’epoca di giudizi universali quotidiani, il cui gorgo infernale si inghiotte tutto tranne l’aggettivazione iperbolica.

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Inter, Juve e la differenza alla fine del girone d'andata

Dunque, viva Rabiot e la Juventus quadrata, cazzuta e sempre più convinta di rivaleggiare con l’Inter, che curiosamente si è fermata negli stessi posti o contro gli stessi avversari della Juventus (Sassuolo, Bologna e Genoa). Alla fine del girone d’andata, la differenza in classifica fra le due squadre la fa la vittoria dei nerazzurri contro l’Atalanta che ha fermato sul pari i bianconeri. La differenza di qualità fra le rose, invece, la si vede nel numero dei gol e nella facilità che l’Inter ha dimostrato nel vincere molte delle partite che ha vinto. I ragionamenti economico-calcistici di Acerbi, secondo cui la Juventus è più forte perché ha speso di più per Chiesa, Bremer e Vlahovic, traballano un po’ perché i parametri zero costano un botto di soldi in commissioni e ingaggi (e questo spiega, in parte, il debito di 800 milioni accumulato dall’Inter).

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Inter-Juve, il duello sta alzando il livello della tensione

Ma, al di là dei conti e di chi li paga, i discorsi dei nerazzurri dimostrano che il duello in classifica sta alzando il livello della tensione e, ovviamente, la sente di più chi è favorito per la vittoria finale. La Juventus, al netto degli ultimi mercati, arriva da una stagione devastante sotto il profilo psicologico: penalizzata e privata della Champions conquistata sul campo, decapitata a livello dirigenziale, coinvolta in processi fino all’estate, sballottata da notizie, indiscrezioni e pezzi di inchieste date in pasto ai giornali. L’idea che una squadra in quelle condizioni, con un ambiente depresso e pessimista, potesse risorgere prima come gruppo, poi come realtà tecnica, è un’impresa sportiva e umana meravigliosa. Indipendentemente dall’esito del campionato, la Juventus ha seminato il suo futuro e non solo perché ieri c’era il diciottenne Yildiz ancora protagonista, ma perché le fondamenta morali per costruire una squadra vincente sono state gettate (grazie a Massimiliano Allegri e al contributo fondamentale di Cristiano Giuntoli) e non è poco dopo stagioni in cui sembravano essersi sgretolate.

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Vi ricordate quando si diceva che Adrien Rabiot era scarso e gli davano troppi soldi? Sì, vero, fa sorridere. Oggi ancora di più, perché il gol con cui ha firmato la vittoria sulla Roma e il rilancio della Juventus a due punti dall’Inter lo confermano in modo definitivo come il leader tecnico della Juventus di questa stagione. Il che è emblematico di cosa sia questa Juventus e di come si possano sbagliare completamente i giudizi.

Perché sì, questa Juventus non è un’affascinante creatura di calcio moderno, ma un sostanzioso gruppo di gente che ci crede, corre, combatte e ha trovato quello spirito che fa la differenza. E, sì, i giudizi si sbagliano, ma è anche vero che le cose cambiano. È vero, cioè, che Rabiot non è scarso come veniva descritto nelle sue prime tre stagioni alla Juventus, ma quel Rabiot era molto diverso da quello di oggi. Certo, si avesse meno fretta di stroncare o esaltare, si potrebbero esprimere pareri più saggi, ma viviamo in un’epoca di giudizi universali quotidiani, il cui gorgo infernale si inghiotte tutto tranne l’aggettivazione iperbolica.

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