TORINO - La staffetta è servita. E no, il ritornello non accompagnerà la Juventus soltanto verso la gara di domenica sera a Lecce, quando i bianconeri potrebbero mettere la freccia e scavalcare, almeno virtualmente, l’attuale capolista Inter. Nelle intenzioni e nelle speranze di Allegri, che confida di non dover fare i conti con ulteriori infortuni nel reparto offensivo, il passaggio di testimone tra Federico Chiesa e Kenan Yildiz si ripeterà per tutto il girone di ritorno. Una volta potrà scattare dai blocchi uno e una volta l’altro, ma le caratteristiche dell’azzurro e del turco portano a disegnare uno scenario in cui – entro i confi ni dell’ormai dogmatico 3-5-2 di partenza – i due talenti bianconeri si avvicenderanno con frequenza. Come già accaduto, non a caso, nelle ultime tre partite in cui entrambi sono stati a disposizione del tecnico livornese.
Un bel problema, lì davanti, per Allegri. Nel senso che, all’apice della condizione di entrambi, non sarà banale tenere eventualmente in panchina l’ex viola, uno degli uomini deputati a far le fortune di questa squadra, ma nemmeno l’enfant prodige, che si è meritato in fretta i galloni del potenziale titolare. Al contempo, però, la possibilità di far affidamento su tutti e due nell’arco dei 90’, orizzonte quasi scontato in contumacia dei cinque cambi a disposizione, potrà rappresentare uno dei valori aggiunti per i bianconeri nella volata infinita verso lo scudetto. A maggior ragione dall’alto dell’armonia e della comunione d’intenti che sta cementando spogliatoio ed ambiente, come certificato da numerose diapositive scattate anche martedì sera durante la sfida al Sassuolo: dal sorriso incredulo di Yildiz di fronte alla prodezza di Vlahovic su punizione all’esultanza fanciullesca di DV9 per la rete di Chiesa, passando per quest’ultimo che si è reinventato capo-ultrà, con tanto di megafono, per aizzare i tifosi in curva.