Vlahovic uomo dei sogni, Juve ha il suo Lautaro: i retroscena della rinascita

Dalla salute fisica alla serenità mentale, dalla competizione interna al “metodo Allegri”: così il serbo irrompe nel duello Scudetto con l'Inter

Fiducia ambientale, sana competizione interna, salute fisica e serenità mentale, il tutto miscelato dalla sapiente “gestione” da parte di Massimiliano Allegri. È sintetizzabile così il percorso che ha riportato Dusan Vlahovic al luccicante onore del mondo bianconero. Sceglierete voi, poi, se l’essenza del calcio siano i numeri oppure le emozioni o se, più probabilmente, i primi sostengano le seconde in modo da alimentare il pathos della passione tifosa.

Ma qualunque sia l’approccio che deciderete di privilegiare, ciò che conta fa riferimento alla crescita atletica e motivazionale di Dusan Vlahovic, sempre più prossimo alle performance che avevano stregato la Juventus al punto da indurre i dirigenti bianconeri ad approvare un investimento monstre, fatto più unico che raro nel mercato di gennaio: 75 milioni per il cartellino, 63 per lo stipendio lordo e 15 di commissioni agli agenti.

Le aspettative di Arrivabene

In quel gennaio 2022 l’impatto di Dusan sulle dinamiche bianconere fu in linea con le attese, al punto da preconizzare una crescita esponenziale delle performance. Ma, per quanto sembri paradossale, il moloch non era (e non è) rappresentato dal costo del cartellino quanto dall’ammontare dell’ingaggio già assai ardito in partenza - 7 milioni di euro - destinato a crescere in fretta fino a 12 netti in tempi assai rapidi. Scelta frutto di un altrettanto ardito (anzi: spericolato e per nulla ancorato alla realtà) ragionamento della meteorica gestione Arrivabene che immaginava una crescita tecnica inarrestabile propedeutica a una lucrosa cessione.

Un progetto ardito che ha subito conosciuto discese, più che risalite, innescate dalla problematiche fisiche a cui è andato subito incontro l’attaccante serbo poco tempo dopo che ha dovuto confrontarsi con le differenti condizioni ambientali di Torino rispetto a quelle di Firenze. E la pubalgia è una gran brutta bestia per chi di mestiere fa il calciatore, un problema che ha condizionato pesantemente la scorsa stagione di Vlahovic, peraltro anche lui sballottato tra le rapide giudiziarie.

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Le difficoltà psicologiche

Problematiche non banali che si sono unite alla difficoltà psicologica di gestire le maggiori aspettative innescate dal passaggio in bianconero - perché alla Juve, come in molte grandi, si gioca un altro sport - a combinare un must che lo ha inserito di forza nelle dinamiche di mercato. La trattativa per la sua cessione legata all’arrivo di Lukaku (superato ieri nella classifica marcatori) è stata la più grande questione di mercato dell’estate, conclusa con un nulla di fatto e con la permanenza di Dusan in bianconero gestita, fin dalla tournée statunitense, da Allegri nell’ottica del recupero fisico e della maturazione mentale richiesta da chi di mestiere deve fare il centravanti della Juventus, non precisamente una roba banale.

Il supporto dei compagni

E non è stato un percorso breve sia perché Dusan ha dovuto mettersi prioritariamente alle spalle i problemi fisici (è subentrata anche la lombalgia), sia perché il ragazzo ha dovuto elaborare un equilibrio mentale che gli permettesse di gestire le ansie da prestazione. Un percorso facilitato dalla ritrovata serenità nel gruppo bianconero dove la solidarietà tra colleghi non è di facciata e, dunque, la concorrenza è perfino positiva: prova ne sia, ancora una volta, la gioia e l’ammirazione dei colleghi d’attacco in panchina dopo il suo gol su punizione martedì sera contro il Sassuolo.


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La serenità ritrovata e la nuova fiamma Vanja

Tutte dinamiche su cui c’è stata la sapiente e attenta supervisione di Massimiliano Allegri che ha saputo gestirne l’impiego scaricandolo di responsabilità, che lo ha condotto verso una crescita sempre più lucida nella gestione del pallone e nei movimenti al servizio dei compagni, che non gli ha mai fatto pesare l’astinenza dal gol e ne ha sottolineato il percorso di crescita a fronte della giovane età. Poi sì: gli esperti di gossip assicurano che alla ritrovata serenità abbia contribuito anche il ritrovato (si conoscevano da ragazzi in patria) rapporto con la modella serba Vanja Bogdanovic. Tutto questo ha fatto sì che Dusan sia diventato, con 9 reti di cui 3 nelle ultime due gare, il bomber bianconero di questa stagione. I numeri, appunto, propedeutici alle emozioni.

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Fiducia ambientale, sana competizione interna, salute fisica e serenità mentale, il tutto miscelato dalla sapiente “gestione” da parte di Massimiliano Allegri. È sintetizzabile così il percorso che ha riportato Dusan Vlahovic al luccicante onore del mondo bianconero. Sceglierete voi, poi, se l’essenza del calcio siano i numeri oppure le emozioni o se, più probabilmente, i primi sostengano le seconde in modo da alimentare il pathos della passione tifosa.

Ma qualunque sia l’approccio che deciderete di privilegiare, ciò che conta fa riferimento alla crescita atletica e motivazionale di Dusan Vlahovic, sempre più prossimo alle performance che avevano stregato la Juventus al punto da indurre i dirigenti bianconeri ad approvare un investimento monstre, fatto più unico che raro nel mercato di gennaio: 75 milioni per il cartellino, 63 per lo stipendio lordo e 15 di commissioni agli agenti.

Le aspettative di Arrivabene

In quel gennaio 2022 l’impatto di Dusan sulle dinamiche bianconere fu in linea con le attese, al punto da preconizzare una crescita esponenziale delle performance. Ma, per quanto sembri paradossale, il moloch non era (e non è) rappresentato dal costo del cartellino quanto dall’ammontare dell’ingaggio già assai ardito in partenza - 7 milioni di euro - destinato a crescere in fretta fino a 12 netti in tempi assai rapidi. Scelta frutto di un altrettanto ardito (anzi: spericolato e per nulla ancorato alla realtà) ragionamento della meteorica gestione Arrivabene che immaginava una crescita tecnica inarrestabile propedeutica a una lucrosa cessione.

Un progetto ardito che ha subito conosciuto discese, più che risalite, innescate dalla problematiche fisiche a cui è andato subito incontro l’attaccante serbo poco tempo dopo che ha dovuto confrontarsi con le differenti condizioni ambientali di Torino rispetto a quelle di Firenze. E la pubalgia è una gran brutta bestia per chi di mestiere fa il calciatore, un problema che ha condizionato pesantemente la scorsa stagione di Vlahovic, peraltro anche lui sballottato tra le rapide giudiziarie.

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