Pagina 1 | Allegri e i suoi hanno spento la Juve: tutti colpevoli, qualcuno di più

Mancano 139 giorni alla scadenza del contratto di Alex Sandro, un lungo conto alla rovescia per i tifosi della Juventus. Tuttavia sarebbe una buona notizia se l’unico problema della Juventus fosse l’ennesima sciagurata goffaggine difensiva del brasiliano, uno che da tre stagioni non ne azzecca una e prende uno stipendio degno di chi le azzecca tutte e qualcosa di più. Perché non è Alex Sandro che ha spento la Juventus.

Juve-Empoli e il rosso di Milik

Qualcosa si è smontato dall’espulsione di Milik, durante Juventus-Empoli, al triplice fischio che ieri sera ha messo fine a una prestazione penosa per mancanza di lucidità, agonismo, orgoglio, forza atletica e, soprattutto, spirito. Quello spirito che aveva spinto i giocatori della Juventus, perfino i più esperti, a parlare di scudetto. Giocatori che, dopo la sconfitta di San Siro, avrebbero dovuto mantenere la tensione e la concentrazione entrambe altissime, per rimanere attaccati all’Inter, e invece hanno mollato. Scricchiolii si erano avvertiti anche dopo l’espulsione di Milik contro l’Empoli, che aveva esageratamente spaventato la squadra.

© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di Juventus

Juventus, lo schianto dell'entusiasmo

Contro l’Udinese si è sentito lo schianto dell’entusiasmo che aveva fin qui condotto la Juventus a rivaleggiare con l’Inter per lo scudetto. In tre partite i bianconeri hanno macchiato il lavoro di sei mesi nei quali si erano apprezzate la costruzione di un gruppo e la crescita caratteriale della squadra, due fattori sui quali edificare il futuro. Macchiato, non cancellato, per carità, ma il rammarico dei tifosi è enorme perché enormi erano le aspettative generate e anche perché si intravede il rischio che i prossimi tre, di mesi, rischino di essere un galleggiare nel nulla.

È vero, era dall’inizio della stagione e dalle prime vittorie, che Massimiliano Allegri si sbracciava per ricordare a tutti che l’obiettivo era il quarto posto, consapevole degli indiscutibili limiti tecnici della rosa. Nessuno era mai riuscito a strappargli più che il concetto di «sogno» riferito a qualcosa di più della qualificazione Champions.

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Spegnimento Juve, le responsabilità di Allegri

Ma nello spegnimento della Juventus ha responsabilità anche Max e non solo perché la squadra, lentissima, si è di nuovo incartata nel vuoto di idee e meccanismi, ma anche perché forse era da gestire meglio il momento psicologicamente critico, seguito al ko di San Siro (e forse anche alla dimostrazione di forza dell’Inter a Roma): la mollezza di ieri sera è frutto di una settimana in cui qualcosa si è perso per strada.

Chiesa, cosa succede?

Resta poi da capire cosa succede a Federico Chiesa che, è vero, sta attraversando una stagione complicata dagli infortuni, ma ieri non aveva l’atteggiamento di chi doveva e voleva dimostrare qualcosa. È uno dei giocatori più importanti nella rosa di Allegri, o forse è meglio dire era uno dei giocatori più importanti, ora bisogna capire dov’è finito. Nei mea culpa bianconeri di ieri sono stati sparpagliati i soliti buoni propositi, ma il rischio enorme è la mancanza di un vero obiettivo (a parte la Coppa Italia che si giocherà ad aprile). Riaccendere la Juventus, adesso, è un compito difficile, ma indispensabile per non sprecare il processo di crescita e mettere delle basi per l’anno prossimo. Altrimenti sarebbe una stagione buttata via. Un’altra.

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Mancano 139 giorni alla scadenza del contratto di Alex Sandro, un lungo conto alla rovescia per i tifosi della Juventus. Tuttavia sarebbe una buona notizia se l’unico problema della Juventus fosse l’ennesima sciagurata goffaggine difensiva del brasiliano, uno che da tre stagioni non ne azzecca una e prende uno stipendio degno di chi le azzecca tutte e qualcosa di più. Perché non è Alex Sandro che ha spento la Juventus.

Juve-Empoli e il rosso di Milik

Qualcosa si è smontato dall’espulsione di Milik, durante Juventus-Empoli, al triplice fischio che ieri sera ha messo fine a una prestazione penosa per mancanza di lucidità, agonismo, orgoglio, forza atletica e, soprattutto, spirito. Quello spirito che aveva spinto i giocatori della Juventus, perfino i più esperti, a parlare di scudetto. Giocatori che, dopo la sconfitta di San Siro, avrebbero dovuto mantenere la tensione e la concentrazione entrambe altissime, per rimanere attaccati all’Inter, e invece hanno mollato. Scricchiolii si erano avvertiti anche dopo l’espulsione di Milik contro l’Empoli, che aveva esageratamente spaventato la squadra.

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