TORINO - “Lo scudetto era un bel sogno, ma adesso basta rimpianti. Alla Juve nessuno deve accontentarsi, ma allo stesso modo nessuno deve adagiarsi su quello che sembra o potrebbe sembrare scontato: il secondo posto. Che non è scontato e allo stesso modo arrivarci non è un dettaglio per il percorso che stiamo facendo. Quindi va difeso e onorato come si fa con un successo”. Sono questi, parola più parola meno, i concetti che Massimiliano Allegri ha trasmesso ai giocatori ieri alla ripresa degli allenamenti. Toni fermi e decisi per un richiamo alla concentrazione e alla responsabilità, ma nessun tono acceso né pugni sul tavolo. Il tecnico bianconero sa bene che il gruppo ha la consapevolizza di dover invertire la rotta e che all’interno ci sono gli anticorpi giusti per riuscirci. Non è servito l’intervento dei senatori appunto perché il “sentiment” del gruppo era già sufficientemente chiaro e adeguato alla situazione, come avevano chiarito le dichiarazioni di Rabiot e di Alex Sandro immediatamente dopo il pareggio di Verona.
Serve una Juve da battaglia
Ma le parole, alla fine, servono a poco: la verità è che questa Juventus deve ritrovare il piacere della battaglia, di sentirsi meno bella ma più efficace. Deve tornare ad avere la voglia di “combattere per un centimetro” e di farlo insieme agli altri compagni. Nessuno più di Tony D’Amato (al secolo Al Pacino) aveva riassunto meglio questa condizione nel discorso a una squadra: "Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui".