Juve, Allegri e il discorso alla squadra: le parole di Max, il retroscena

Il tecnico dei bianconeri ha ribadito ai giocatori come il 2° posto non debba essere considerato un semplice ripiego: toni fermi e decisi per un richiamo alla concentrazione e alla responsabilità

TORINO - “Lo scudetto era un bel sogno, ma adesso basta rimpianti. Alla Juve nessuno deve accontentarsi, ma allo stesso modo nessuno deve adagiarsi su quello che sembra o potrebbe sembrare scontato: il secondo posto. Che non è scontato e allo stesso modo arrivarci non è un dettaglio per il percorso che stiamo facendo. Quindi va difeso e onorato come si fa con un successo”. Sono questi, parola più parola meno, i concetti che Massimiliano Allegri ha trasmesso ai giocatori ieri alla ripresa degli allenamenti. Toni fermi e decisi per un richiamo alla concentrazione e alla responsabilità, ma nessun tono acceso né pugni sul tavolo. Il tecnico bianconero sa bene che il gruppo ha la consapevolizza di dover invertire la rotta e che all’interno ci sono gli anticorpi giusti per riuscirci. Non è servito l’intervento dei senatori appunto perché il “sentiment” del gruppo era già sufficientemente chiaro e adeguato alla situazione, come avevano chiarito le dichiarazioni di Rabiot e di Alex Sandro immediatamente dopo il pareggio di Verona.

Serve una Juve da battaglia

Ma le parole, alla fine, servono a poco: la verità è che questa Juventus deve ritrovare il piacere della battaglia, di sentirsi meno bella ma più efficace. Deve tornare ad avere la voglia di “combattere per un centimetro” e di farlo insieme agli altri compagni. Nessuno più di Tony D’Amato (al secolo Al Pacino) aveva riassunto meglio questa condizione nel discorso a una squadra: "Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui".

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Allegri non ha alzato i toni, ma è stato comunque deciso

Insomma: meno sbracciate per lamentarsi del passaggio sbagliato da parte del compagno e soprattutto mai adagiarsi sull’illusione che tocchi agli altri togliere dai guai. Allegri non ha alzato i toni, ma è stato comunque deciso nel pretendere una ritorno alla massima concentrazione e a un atteggiamento che non prenda mai in considerazione la possibilità di “gestirsi” in campo. Poi, è evidente, le parole stanno a zero e domenica contro il Frosinone non sono ammessi altri passi falsi e non sono contemplate alternative rispetto alla vittoria. Allegri ha già cominciato a cogliere i segnali dalla partitella che ha chiuso la seduta di allenamenti: la settimana sarà lunga, intensa e prevederà anche esperimenti su nuovi assetti tecnici. C’è da lavorare per ripartire.

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TORINO - “Lo scudetto era un bel sogno, ma adesso basta rimpianti. Alla Juve nessuno deve accontentarsi, ma allo stesso modo nessuno deve adagiarsi su quello che sembra o potrebbe sembrare scontato: il secondo posto. Che non è scontato e allo stesso modo arrivarci non è un dettaglio per il percorso che stiamo facendo. Quindi va difeso e onorato come si fa con un successo”. Sono questi, parola più parola meno, i concetti che Massimiliano Allegri ha trasmesso ai giocatori ieri alla ripresa degli allenamenti. Toni fermi e decisi per un richiamo alla concentrazione e alla responsabilità, ma nessun tono acceso né pugni sul tavolo. Il tecnico bianconero sa bene che il gruppo ha la consapevolizza di dover invertire la rotta e che all’interno ci sono gli anticorpi giusti per riuscirci. Non è servito l’intervento dei senatori appunto perché il “sentiment” del gruppo era già sufficientemente chiaro e adeguato alla situazione, come avevano chiarito le dichiarazioni di Rabiot e di Alex Sandro immediatamente dopo il pareggio di Verona.

Serve una Juve da battaglia

Ma le parole, alla fine, servono a poco: la verità è che questa Juventus deve ritrovare il piacere della battaglia, di sentirsi meno bella ma più efficace. Deve tornare ad avere la voglia di “combattere per un centimetro” e di farlo insieme agli altri compagni. Nessuno più di Tony D’Amato (al secolo Al Pacino) aveva riassunto meglio questa condizione nel discorso a una squadra: "Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui".

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