Juve, il dopo Allegri in una lista: analogie e differenze fra figli del Gasp

La sfida dei bianconeri e l'Atalanta è anche una guerra dei mondi in panchina: oltre a pesare tanto per la lotta Champions, ci si possono leggere discorsi sul futuro

Juventus-Atalanta non è Allegri contro Gasperini, quantomeno non è solo questo. Tuttavia definirli due allenatori agli antipodi non è sbagliato. Domani c’è in palio una fetta di corsa al posto in Champions League e allo Stadium si vedranno due squadre diametralmente opposte sul piano del gioco, della filosofia, della preparazione. La classifica dice che è il Gasp ad avere più bisogno dell’ossigeno garantito da punti pesanti in trasferta con una diretta concorrente.

Allegri-Gasperini, sfida tra mondi

Però la marcia bianconera delle ultime settimane, con quattro punti raccolti nelle ultime cinque partite, racconta un’altra storia: la soglia dei 70 punti, indicata da Allegri come quella necessaria per avere la certezza del posto Champions, è abbastanza vicina, ma non ancora a un passo. E con questo ritmo le incertezze aumenterebbero: serve perciò una dimostrazione di forza, quantomeno nel risultato, contro una squadra ormai top in Serie A come la Dea per dare una spallata, se non definitiva almeno significativa. Tra Max e Gasp è una sfida di mondi diversi, ma è anche uno strano incrocio con il futuro della panchina bianconera. No, Gasperini - che nella Juve ha mosso passi importanti da allenatore alla guida di una Primavera vincente di un po’ di anni fa - non è un candidato, anche se da tempo lo sogna.

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Thiago Motta, in pole Juve se...

Candidati lo sono alcuni dei suoi “figli”, professionalmente parlando si intende. Qui non si tratta di “giochisti” o “risultatisti”, ma di “gasperiniani”, ragazzi che hanno respirato calcio con Gasp in panchina, assorbendone concetti, idee, metodologie. Concetti poi rielaborati con personalità e riproposti con successo: l’esempio più illuminante è Thiago Motta, che sta facendo volare il Bologna ben oltre le legittime aspettative. «Sicuramente nel mio calcio - aveva detto di recente Thiago Motta - c’è qualcosa di Gasperini, anche perché con lui ho visto tante cose belle, nel modo di lavorare, negli allenamenti e nel lavoro di ogni giorno: è la grande forza che ha lui nel quotidiano. La costanza che ha lui con l’Atalanta: c’è solo ammirazione, mi porto dietro tante cose che ho imparato con lui».

Una frase che va oltre il semplice attestato di stima, certificando l’importanza del Gasp nell’impronta che Thiago Motta dà alle sue squadre: qualità che hanno reso il tecnico del Bologna uno dei nomi più caldi del totoallenatori che si scatenerà a tarda primavera. E Thiago Motta è considerato in pole per la panchina della Juventus in caso di divorzio con Allegri con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza del contratto in vigore, fino al 2025. Ma nessuna possibilità è da escludere in questo momento, né un prolungamento con Max né un ribaltone: ci sono tanti fattori in grado di condizionare le scelte, dalla conquista del posto in Champions al Mondiale per club passando per la Coppa Italia e per elementi non necessariamente aderenti alla sfera economica.

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I profili di Palladino e Tudor

Comunque Thiago Motta non è l’unico “figlio” di Gasperini che piace alla Juve. Così ha parlato ieri Raffaele Palladino: «Sono legatissimo sia alla città di Genova che al Genoa, in quelle stagioni ci siamo tolti grandi soddisfazioni. Era il Genoa di un maestro come Gasperini. Sono ricordi indelebili e che rimarranno per sempre». Un altro allievo che cerca di superare il maestro e che si è fatto notare dal club bianconero: la prima vittoria nella storia del Monza in Serie A era arrivata proprio contro i bianconeri e con Palladino alla prima panchina. Una scalata rapida e irresistibile per il tecnico napoletano con un passato juventino da calciatore.

Discorso diverso per l’ultimo nome in lizza, quello di Igor Tudor: non un “gasperiniano” diretto, ma influenzato di riflesso grazie a... Juric. «Ivan è un genio del calcio - aveva detto Tudor qualche tempo fa riferendosi all’allenatore del Torino -. Va capito, supportato, aiutato e sempre coinvolto, ma se messo in condizione dà tutto e fa miracoli. Credo che al momento in Italia sia tra i primi tre o quattro allenatori più forti». Tudor, nell’eventualità di una successione in casa Juventus, è un po’ indietro nelle gerarchie, ma già in passato è stato accostato ai bianconeri e non è da escludere in partenza.

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Allegri e il futuro

Una cosa è certa: l’eventualità di proseguire nel rapporto con Allegri, con un eventuale rinnovo del contratto, significherebbe scontentare una parte della tifoseria che vede come ormai esaurito il ciclo allegriano. Una storia d’amore molto lunga, non per nulla Allegri è secondo solo a Trapattoni per numero di panchine bianconere, davanti a un monumento come Lippi. Piaccia o meno, il tecnico livornese è nell’universo juventino da 10 anni, cioè da quando era subentrato in fretta e furia a luglio 2014 dopo il tumultuoso addio di Conte.

In cinque anni Allegri ha conquistato altrettanti scudetti e ha raggiunto due finali di Champions. Poi ci sono stati due anni di vuoto, senza legarsi ad altre squadre, in attesa di una nuova chiamata arrivata nel 2021: il secondo atto dell’Allegri allenatore juventino non è paragonabile al primo, considerando che i titoli in bacheca sono rimasti fermi alla gestione Pirlo.

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Juventus-Atalanta non è Allegri contro Gasperini, quantomeno non è solo questo. Tuttavia definirli due allenatori agli antipodi non è sbagliato. Domani c’è in palio una fetta di corsa al posto in Champions League e allo Stadium si vedranno due squadre diametralmente opposte sul piano del gioco, della filosofia, della preparazione. La classifica dice che è il Gasp ad avere più bisogno dell’ossigeno garantito da punti pesanti in trasferta con una diretta concorrente.

Allegri-Gasperini, sfida tra mondi

Però la marcia bianconera delle ultime settimane, con quattro punti raccolti nelle ultime cinque partite, racconta un’altra storia: la soglia dei 70 punti, indicata da Allegri come quella necessaria per avere la certezza del posto Champions, è abbastanza vicina, ma non ancora a un passo. E con questo ritmo le incertezze aumenterebbero: serve perciò una dimostrazione di forza, quantomeno nel risultato, contro una squadra ormai top in Serie A come la Dea per dare una spallata, se non definitiva almeno significativa. Tra Max e Gasp è una sfida di mondi diversi, ma è anche uno strano incrocio con il futuro della panchina bianconera. No, Gasperini - che nella Juve ha mosso passi importanti da allenatore alla guida di una Primavera vincente di un po’ di anni fa - non è un candidato, anche se da tempo lo sogna.

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