Allegri e la crisi: Juve, è ora di affrontare il problema

Discutere Max come allenatore dei bianconeri in questo particolare momento storico è legittimo: i tifosi e una crisi generale

Discutere Allegri come allenatore, parere personale, è una follia, spesso figlia del pregiudizio o della convenienza. Senza polemica alcuna, lascio quest’esercizio a chi ci crede davvero e a quelli a cui evidentemente conviene. Discutere Allegri come allenatore della Juventus in questo particolare momento storico è, invece, legittimo e non solo per i sei punti nelle ultime sette partite, ma perché si tratta di una crisi più generale e non solo per colpa del popolo dei “No-Max”. C’è una generale frustrazione del popolo juventino, un senso di spossatezza dopo due anni e mezzo di delusioni, brutte partite (alcune bruttissime), illusioni evaporate già in inverno. I tifosi della Juventus sono un po’ stufi, hanno dato fondo alle riserve di pazienza negli ultimi tre anni e hanno paura di doverne chiedere altra in prestito.

Allegri, il Titanic sportivo e cosa vuole la Juve

Non dovrebbe esserci bisogno di dire che non è solo colpa di Allegri, anzi, nella scorsa stagione, quando l’ingiustizia sportiva si abbatteva sul club, il tecnico ha tenuto a galla un potenziale Titanic sportivo. Ma in un’equa distribuzione delle responsabilità di questo triennio di delusioni, non può non esserci una quota del tecnico. Ora, il divorzio non è l’unica soluzione, ma negare che il matrimonio sia in crisi non conviene a nessuno, neppure alla società che finora ha preso tempo, confermando la fiducia all’allenatore in tutte le sedi, ma vuole attendere la fine della stagione per parlare di rinnovo.

Qui non si tratta di accontentare quelli che vogliono la testa di Allegri, ma chiedersi cosa si vuole che sia la Juventus. Gli unici punti fermi sono una maniacale attenzione alla situazione economica (e quando tutti si renderanno conto di cosa ha subito il club in termini finanziari e in quali difficoltà deve nascere la ricostruzione sarà sempre troppo tardi) e il progetto giovani, il resto è un po’ nebbioso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Juve, Yildiz e la passione del tifoso

Certo sapere se ci sono i soldi della Champions ed eventualmente del Mondiale fa molta differenza, ma - attenzione - se in questo momento Allegri è il parafulmine di tutta la frustrazione del popolo bianconero è anche perché non c’è un sogno a cui lo stesso popolo possa aggrapparsi nella tempesta: una prospettiva, un credibile e concreto progetto di rinascita con segnali tangibili.

Basta pensare alla passione, perfino esagerata, che ha suscitato Kenan Yildiz per capire qual è la condizione del tifoso juventino oggi, alla ricerca di qualcosa di bello ed entusiasmante a cui affezionarsi, un lampo bianconero nel mare grigiastro in cui galleggia la Juventus da troppo tempo.

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Discutere Allegri come allenatore, parere personale, è una follia, spesso figlia del pregiudizio o della convenienza. Senza polemica alcuna, lascio quest’esercizio a chi ci crede davvero e a quelli a cui evidentemente conviene. Discutere Allegri come allenatore della Juventus in questo particolare momento storico è, invece, legittimo e non solo per i sei punti nelle ultime sette partite, ma perché si tratta di una crisi più generale e non solo per colpa del popolo dei “No-Max”. C’è una generale frustrazione del popolo juventino, un senso di spossatezza dopo due anni e mezzo di delusioni, brutte partite (alcune bruttissime), illusioni evaporate già in inverno. I tifosi della Juventus sono un po’ stufi, hanno dato fondo alle riserve di pazienza negli ultimi tre anni e hanno paura di doverne chiedere altra in prestito.

Allegri, il Titanic sportivo e cosa vuole la Juve

Non dovrebbe esserci bisogno di dire che non è solo colpa di Allegri, anzi, nella scorsa stagione, quando l’ingiustizia sportiva si abbatteva sul club, il tecnico ha tenuto a galla un potenziale Titanic sportivo. Ma in un’equa distribuzione delle responsabilità di questo triennio di delusioni, non può non esserci una quota del tecnico. Ora, il divorzio non è l’unica soluzione, ma negare che il matrimonio sia in crisi non conviene a nessuno, neppure alla società che finora ha preso tempo, confermando la fiducia all’allenatore in tutte le sedi, ma vuole attendere la fine della stagione per parlare di rinnovo.

Qui non si tratta di accontentare quelli che vogliono la testa di Allegri, ma chiedersi cosa si vuole che sia la Juventus. Gli unici punti fermi sono una maniacale attenzione alla situazione economica (e quando tutti si renderanno conto di cosa ha subito il club in termini finanziari e in quali difficoltà deve nascere la ricostruzione sarà sempre troppo tardi) e il progetto giovani, il resto è un po’ nebbioso.

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