C’era una volta, all’alba del campionato, la sfida tra Vlahovic e Chiesa con Lautaro e Thuram. Durata ancora meno di quella tra Juve e Inter per lo Scudetto, visto che per 12 giornate, tra fine settembre e Natale, la squadra di Allegri era rimasta attaccata a quella di Inzaghi con soli quattro gol della sua coppia d’attacco (due ciascuno), mentre quella nerazzurra ne realizzava 15 (5 il francese e 10 l’argentino). Un cono d’ombra da cui Vlahovic è prepotentemente uscito nel 2024, pur con qualche offuscamento momentaneo, mentre per Chiesa sono stati momentanei i lampi.
Juve, la corsa Champions
Nelle tenebre, più che nell’ombra, è invece piombata la Juventus tutta da fine gennaio, con appena una vittoria e quattro pareggi in nove giornate. Fino a martedì in Coppa Italia contro la Lazio, quando la squadra di Allegri e le sue due punte di diamante sono tornate a brillare assieme come non accadeva dalle prime giornate di campionato. Troppo tardi per le sfide già concluse da tempo con l’Inter e i suoi attaccanti, ma non per dimostrare di poter rilanciare quel duello in futuro. Una possibilità che passa dal lungo presente che attende la Juve dalla sfida di oggi con la Fiorentina a quella del 26 maggio con il Monza all’ultima giornata, con in mezzo il ritorno della semifinale di Coppa Italia con la Lazio ed eventualmente la finale. Due mesi scarsi in cui la squadra bianconera si gioca l’obiettivo della qualificazione alla Champions League, vitale per avere la forza economica necessaria a lottare per lo Scudetto fino alla fine nel prossimo campionato, e la Coppa Italia, preziosa per ridare entusiasmo e fiducia a un ambiente scosso dal crollo seguito all’1-1 con l’Empoli del 27 gennaio. Entusiasmo e fiducia che proprio la Coppa Italia ha almeno in parte riportato con la vittoria di martedì sulla Lazio, frutto di una buona prova di squadra e dei gol, belli, di Chiesa e Vlahovic. I due attaccanti bianconeri ora cercheranno la prima rete contro la squadra da cui hanno spiccato il volo per Torino, affrontata rispettivamente quattro e cinque volte senza mai segnare.