Lo stile Juve e il farsi rispettare, tra Var anomali e racconti ribaltati

L'intervento di Giuntoli prima della sfida con la Lazio rompe un tabù che i tifosi bianconeri aspettavano di veder sfatato da tempo. Ma qualcosa deve cambiare anche in campo
Lo stile Juve e il farsi rispettare, tra Var anomali e racconti ribaltati

Le curiose statistiche sul rapporto tra Juventus e Var, con la conseguente reazione di Giuntoli davanti ai microfoni, inducono a svolgere almeno tre riflessioni relative al mondo bianconero. Preliminarmente, considerato il tragicomico contesto nostrano che da decenni induce a delegittimare i vincitori riducendo un campionato infinito di 38 partite a un singolo episodio arbitrale (perfino un semplice mancato secondo giallo viene ricordato ben 6 anni dopo come la spia di qualche diabolica macchinazione), la doverosa premessa: la Juve è dove merita di stare perché si è fermata da tre mesi e perché non dà l’impressione di essere pronta per lottare per vincere il torneo. È ancora lontana da quel traguardo e nessuno più di un tifoso juventino, che ha visto la propria squadra prevalere per quasi 40 volte ma anche trascorrere significativi periodi senza imporsi, sa che non si vince mai per caso, ma solo quando ci si dimostra più forti, bravi, affamati, concentrati. A oggi, spiace dirlo, non primeggiamo in alcuna delle quattro categorie. Chiarito questo aspetto e ribadito che la Juve potrà operare qualunque scelta comunicativa ma mai e poi dovrà diventare lamentosa e complottista come le altre, eccoci alle tre riflessioni, apparentemente slegate ma nella sostanza collegate tra loro.

C'è timore nel fischiare in favore della Juventus

La prima è proprio relativa ai dati, perché le impressioni dei sostenitori contano fino a un certo punto e qualunque supporter ritiene che la propria squadra venga danneggiata dai direttori di gara. Così, lungi dal sospettare di oscuri complotti e fantomatici palazzi, a molti tifosi pare evidente che vi sia un certo timore a fischiare in favore della Juventus, magari anche per non ritrovarsi il proprio nome e perfino la foto “segnaletica” di qualche presunto parente in prima pagina: molti ricorderanno che la prima decisione del Var fu un rigore assegnato contro i bianconeri, già alla giornata successiva arrivò il turno di un penalty subìto contro il Genoa nonostante una posizione di fuorigioco sfuggita anche ai monitor e così via, passando per il più comico errore dell’era Var in cui un giocatore della Salernitana sparì addirittura dalle telecamere, aiutando così i varisti a segnalare un offside (peraltro passivo) inesistente all’ultimo secondo, al colpo ricevuto da un Alcaraz sanguinante nell’area cagliaritana nell’ultima partita di campionato.

Fin qui siamo ai semplici ricordi, impressioni; siamo certi che altri tifosi conteranno le loro. Ben più importanti, tuttavia, sono appunto le statistiche. La tabella apparsa però in questi giorni, da cui emerge che la Juventus, terza in classifica, è l’unica squadra del campionato a non avere mai (!) ricevuto una chiamata a favore da Lissone, lascia poco spazio all’interpretazione. Anche i dati aggregati di questi anni di Var parlano chiaro: la Juventus è l’ultima per “on field review” positive.

Si vede che non ce n’era motivo, potrebbe obiettare qualche commentatore di parte o poco attento. Restando a questa stagione, basti ripensare alle entrate sconsiderate di Berardi e Malinovskyi per capire la portata di una statistica del genere. E non aiuta a dissipare le impressioni di una certa ritrosia a intervenire in favore dei bianconeri ascoltare poi, grazie a Open Var su Dazn, gli audio di chi decide guardando il monitor: dal fallaccio del talento del Sassuolo che diventa una semplice “strisciata” al “palla piena, una strisciata e via” della gomitata di Mina su Alcaraz, salvo poi non avere un attimo di dubbio quando la sbracciata viene invece commessa dal bianconero Kean con tanto di sguardo furbo di Faraoni, il dato degli zero interventi a favore in tutto l’anno appare quantomeno anomalo.

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Stile Juve: sceneggiate no, ma difendere compagni sì

Se le decisioni di arbitri e Var dipendono però per definizioni da elementi esterni – e proprio per questo la Juve sceglie storicamente di concentrarsi sul campo senza dedicare troppo tempo a quei fattori incontrollabili -, sicuramente i giocatori in campo potrebbero fare di più. Non si tratta certo di accerchiare i direttori di gara o di lanciare il pallone lontano 40 metri per la rabbia ostentata che dovrebbe indurre il Var a intervenire (atteggiamenti che vediamo abitualmente altrove, spesso senza cartellini gialli), ma quantomeno di segnalare in modo chiaro che un proprio compagno ha subìto un intervento pericoloso a metà campo o una gomitata in piena area: stare zitti e passare all’azione successiva non è stile Juve, ma scarsa determinazione e poca voglia di difendere i propri compagni (e le proprie ragioni).

Infine, sulla comunicazione. Giuntoli, dopo qualche mese di silenzio sul tema, lo ha detto: “Non entriamo mai in queste discussioni ma le cose sono talmente evidenti, non è corretto entrarci ma siamo l’unica squadra per cui il Var non è mai intervenuto”. I tifosi sperano in un cambio di comunicazione, con una Juve più determinata a farsi sentire anche nelle interviste post gara. Trovo molto corretto, pertinente e con i toni adeguati l’intervento del DS bianconero: quando i dati sono inequivocabili e relativi al lungo periodo, non si può sempre e solo tacere.

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In cosa consiste la narrazione faziosa

Per quanto mi riguarda, tuttavia, il tema principale rimane relativo alla comunicazione: se in un anno del genere nella memoria collettiva rimane il rigore negato al Bologna (peraltro con altri episodi di segno inverso nella medesima partita), vuol dire che nulla è cambiato rispetto al fazioso racconto del calcio che ha caratterizzato gli ultimi decenni, teso a ingigantire gli episodi in un senso e fare scomparire quelli di segno opposto. Accadde perfino nei difficili anni post Calciopoli: la Juventus frequentemente maltrattata di quei tempi (indimenticabili i due rigori per il Napoli conquistati grazie a due tuffi in area) era costretta a subire il racconto di Mourinho e delle “squadre con l’area di 25 metri” per un penalty dato alla Juve; tutto questo, in anni in cui alla sua squadra capitava di segnare gol decisivi con mezza squadra in fuorigioco nell’indifferenza generale. Non scadere in complottismi, pretendere rispetto in campo e fuori e ricordare ogni volta che si può il doppiopesismo mediatico che ha rovesciato il calcio e il suo racconto da qualche decennio a questa parte: lo stile Juve, personalmente, lo intendo solo così.

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Le curiose statistiche sul rapporto tra Juventus e Var, con la conseguente reazione di Giuntoli davanti ai microfoni, inducono a svolgere almeno tre riflessioni relative al mondo bianconero. Preliminarmente, considerato il tragicomico contesto nostrano che da decenni induce a delegittimare i vincitori riducendo un campionato infinito di 38 partite a un singolo episodio arbitrale (perfino un semplice mancato secondo giallo viene ricordato ben 6 anni dopo come la spia di qualche diabolica macchinazione), la doverosa premessa: la Juve è dove merita di stare perché si è fermata da tre mesi e perché non dà l’impressione di essere pronta per lottare per vincere il torneo. È ancora lontana da quel traguardo e nessuno più di un tifoso juventino, che ha visto la propria squadra prevalere per quasi 40 volte ma anche trascorrere significativi periodi senza imporsi, sa che non si vince mai per caso, ma solo quando ci si dimostra più forti, bravi, affamati, concentrati. A oggi, spiace dirlo, non primeggiamo in alcuna delle quattro categorie. Chiarito questo aspetto e ribadito che la Juve potrà operare qualunque scelta comunicativa ma mai e poi dovrà diventare lamentosa e complottista come le altre, eccoci alle tre riflessioni, apparentemente slegate ma nella sostanza collegate tra loro.

C'è timore nel fischiare in favore della Juventus

La prima è proprio relativa ai dati, perché le impressioni dei sostenitori contano fino a un certo punto e qualunque supporter ritiene che la propria squadra venga danneggiata dai direttori di gara. Così, lungi dal sospettare di oscuri complotti e fantomatici palazzi, a molti tifosi pare evidente che vi sia un certo timore a fischiare in favore della Juventus, magari anche per non ritrovarsi il proprio nome e perfino la foto “segnaletica” di qualche presunto parente in prima pagina: molti ricorderanno che la prima decisione del Var fu un rigore assegnato contro i bianconeri, già alla giornata successiva arrivò il turno di un penalty subìto contro il Genoa nonostante una posizione di fuorigioco sfuggita anche ai monitor e così via, passando per il più comico errore dell’era Var in cui un giocatore della Salernitana sparì addirittura dalle telecamere, aiutando così i varisti a segnalare un offside (peraltro passivo) inesistente all’ultimo secondo, al colpo ricevuto da un Alcaraz sanguinante nell’area cagliaritana nell’ultima partita di campionato.

Fin qui siamo ai semplici ricordi, impressioni; siamo certi che altri tifosi conteranno le loro. Ben più importanti, tuttavia, sono appunto le statistiche. La tabella apparsa però in questi giorni, da cui emerge che la Juventus, terza in classifica, è l’unica squadra del campionato a non avere mai (!) ricevuto una chiamata a favore da Lissone, lascia poco spazio all’interpretazione. Anche i dati aggregati di questi anni di Var parlano chiaro: la Juventus è l’ultima per “on field review” positive.

Si vede che non ce n’era motivo, potrebbe obiettare qualche commentatore di parte o poco attento. Restando a questa stagione, basti ripensare alle entrate sconsiderate di Berardi e Malinovskyi per capire la portata di una statistica del genere. E non aiuta a dissipare le impressioni di una certa ritrosia a intervenire in favore dei bianconeri ascoltare poi, grazie a Open Var su Dazn, gli audio di chi decide guardando il monitor: dal fallaccio del talento del Sassuolo che diventa una semplice “strisciata” al “palla piena, una strisciata e via” della gomitata di Mina su Alcaraz, salvo poi non avere un attimo di dubbio quando la sbracciata viene invece commessa dal bianconero Kean con tanto di sguardo furbo di Faraoni, il dato degli zero interventi a favore in tutto l’anno appare quantomeno anomalo.

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