Dusan Vlahovic, in questa stagione, non era mai stato sostituito così presto. Ieri sera, nello scontro diretto con il Milan, il serbo ha lasciato il campo al minuto 62, cedendo a Milik il posto al centro dell’attacco della Juventus. La sua gara è finita in fretta. E male. Perché in campo non ha lasciato il segno. E perché al momento del cambio non ha nascosto il suo duplice disappunto.
Vlahovic, la sostituzione e l'uscita dal campo
Per la prestazione personale incolore, di cui era indubbiamente consapevole. Ma anche per la scelta di Allegri, fulminato con lo sguardo mentre abbandonava il campo. Il nervosismo, d’altronde, in questo momento della carriera è il peggior nemico di DV9, la cui scarsa serenità ancora troppe volte condiziona le giocate tecniche. Un segnale di quanto l’ex viola tenga al risultato e di quanto pretenda da se stesso. Un segnale di un carattere ancora da smussare per poter ambire all’etichetta di fuoriclasse. Le avvisaglie, ieri sera, si erano intraviste già nell’ora di gioco trascorsa in campo: una volta Vlahovic aveva catechizzato l’amico Gatti, un’altra aveva rimbrottato Cambiaso per una giocata personale preferita a un più semplice scarico sui piedi del serbo. La sostituzione, arrivata già all’ora di gioco, ha quindi fatto il resto. La punta ha rinunciato al classico cambio all’altezza del centrocampo, preferendo abbandonare il rettangolo di gioco nei pressi della porta difesa da Sportiello.