L'addio Atalanta e l'arrivo alla Juve
Se ripensa alla lunga attesa di agosto prima dell’ok alla cessione da parte dell’Atalanta, cosa si sente di dire?
«Direi che tutta l’estate è stata pesante, difficile in generale come sensazioni. È stato un passaggio complicato, ma nel calcio può capitare di vivere anche questo. Se ripenso a un istante particolarmente significativo, voglio ricordare quello del viaggio in taxi da Bergamo a Torino con la mia fidanzata per raggiungere la Juventus. La sera prima avevo ricevuto la telefonata in cui mi era stato detto che tutto si era risolto. Sono andato a dormire, ma non avevo ancora metabolizzato bene la notizia. Ricordo che quando il taxi era in viaggio per Torino mi sono girato verso Rosa e le ho detto: “Finalmente!”. Ero come sollevato, come se tutta la pressione che avevo accumulato fosse andata via».
Era triste allenarsi da solo?
«È stata una brutta situazione, ovviamente mi è spiaciuto per come è finita. Ma preferisco guardare al futuro. Il passato ce lo siamo lasciati alle spalle»
È passato da una squadra di provincia, l’Atalanta, al club top in Italia, la Juventus, che ha cambiato filosofia di gioco in questa stagione. Qual è stata la differenza maggiore che ha percepito appena è arrivato, a livello di sensazione?
«Devo dire che ho molta esperienza nel calcio, non ero mai stato qui ma conoscevo la storia della società e ci avevo giocato contro. Diciamo che quando sono arrivato, ho toccato con mano che tutto ciò che sapevo e mi aveva raccontato De Ligt era vero: dai servizi alle strutture, alla gentilezza delle persone. Davvero fantastico. Qui alla Juve è tutto bello: il primo giorno mi pareva di vivere un sogno. Lo ripeto, ho lavorato per essere qui sin da piccolo: alla mia fidanzata tante volte in passato avevo detto che il mio obiettivo sarebbe stato quello di diventare bianconero e ce l’ho fatta! Tra l’altro, vivendo in Italia, la mia ammirazione per la Juventus è pure cresciuta, per cui io ora qui sto benissimo».