Renato Veiga è quello che mancava: chi è il nuovo acquisto della Juve

Ha iniziato a viaggiare da bambino al seguito del papà calciatore: Cipro, Portogallo, Marocco, Germania e Svizzera prima del Chelsea

Non è Sérgio Ramos né tantomeno Roberto Carlos né vanta un procuratore potentissimo del calibro del connazionale Jorge Mendes, ma se non altro il colosso portoghese Renato Palma Veiga, 190 centimetri per 88 chili, a soli 21 anni ha un’esperienza internazionale così variegata e multiculturale che solo pochissimi calciatori al mondo possono vantare. Figlio d’arte, sin da bimbo ha infatti cominciato a girare il mondo al seguito di papà Nélson César Tavares Rodrigues da Veiga, classe 1978, ex calciatore professionista ed ex difensore della Nazionale dei cosiddetti “Tubarões azuis” (“Squali blu”) di Capo Verde, Stato insulare dell'Africa Occidentale al largo delle coste del Senegal che nel 1975 ottenne l’indipendenza dal Portogallo. 

Nicosia e Larnaca

Carta canta: mancino naturale, “Renatinho” a tre anni si è trasferito a Cipro quando suo padre firmò per l’Omonia. Con i verdi di Nicosia ha incominciato a partecipare agli allenamenti della formazione “Pulcini”. Poi, quando possibile, andava a vedere il “training” di papà. E, spesso insieme, tornavano a casa. A quel punto cominciava lo “street football” con gli altri bambini del quartiere sotto gli occhi vigili del babbo che gli faceva da istruttore. Idem quando Nélson passò nel 2008 all’AEK Larnaca, in riva al Mediterraneo, una cinquantina di chilometri di distanza dalla capitale cipriota.

 

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Anche a Marrakech

All’età di 7 anni Renato è tornato nella natia LisbonaIl posto migliore del mondo», precisa) entrando nell’Accademia dello Sporting. Ma è rimasto solo una dozzina di mesi perché poi s’è subito rimesso in viaggio, questa volta verso il Marocco, destinazione Marrakech. Mentre Nélson giocava nel Kawkab, il figlio si faceva le ossa nell’Accademia di Tahar El Khalej, idolo locale, ex difensore marocchino di Benfica e União Leiria oltre che di Southampton e Charlton. Cinque anni a Marrakech possono bastare per imparare bene l’arabo. Nel 2016 rieccolo allo Sporting Lisbona che lo spedisce al Real Sport Clube di Queluz, sobborgo di Sintra. Rientra alla base nel 2019, gioca nell’Under 17, nell’Under 19 e nella squadra B dei biancoverdi. Ma non riesce mai a debuttare in prima squadra perché il tecnico Amorim (ora al Manchester United) non lo ritiene ancora pronto pur avendolo convocato nel marzo 2022 per la trasferta di Champions contro il Manchester City dove resta in panchina. 

Augusta e Basilea

Finché nel gennaio 2023 viene ceduto in prestito ai tedeschi dell’Augusta. E finalmente esordisce nel massimo campionato l’11 febbraio nel match di Bundesliga contro il Magonza. A fine agosto lo Sporting lo cede a titolo definitivo al Basilea per la somma di 4,6 milioni di euro. Undici mesi dopo, luglio dell’anno scorso, lascia la Svizzera e si trasferisce al Chelsea: i “Blues” lo pagano 14 milioni. Renato firma un contratto “extra-large” di 7 anni valido fino al 30 giugno 2031. L’allenatore campano Maresca lo impiega poco in Premier League (una sola volta dall’inizio poi piccoli spezzoni per un totale di soli 176’) per sfruttarlo invece in Conference League (6 partite da titolare “condite” da due gol e un assist).

 

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Allegro e poliglotta

Ha giocato nelle Nazionali giovanili portoghesi Under 19 e Under 20. Il 30 agosto 2024 viene convocato per la prima volta nella Nazionale maggiore, con cui ha esordito il 12 ottobre scorso a Varsavia da titolare (difensore centrale in coppia con Rúben Dias) nel successo in Nations League sulla Polonia (1-3). Ragazzo gioviale, allegro ed estroverso, a Torino non avrà problemi di lingua: parla portoghese, spagnolo, francese, inglese, tedesco e, come detto, persino l’arabo.

Benfica nel caos. Rui Costa contestato

Il Benfica sbarca oggi a Torino dilaniato da profonde ferite, da polemiche interne e dalle durissime accuse lanciate dalla tifoseria organizzata alla società. L’influente movimento “Servir o Benfica” ha messo nel collimatore il presidente Rui Costa (scadenza mandato a luglio) e ha chiesta le dimissioni dell’ex milanista e le elezioni anticipate dopo la sconfitta per 3-1 con il Casa Pia e l’uscita infelice del tecnico Lage. «Il recente episodio che ha coinvolto Lage (fra le altre cose l’allenatore ha detto a caldo ai tifosi, prima per 35’ allo stadio di Rio Maior, un’ora d’auto da Lisbona, e poi al Da Luz dove giocatori e staff sono tornati per riprendere le loro auto: «Nelle ultime 5 partite abbiamo subìto gol da calci piazzati e nessuno è saltato, come faccio a uscire da questa m...a”, aiutatemi», ndr) non è altro che il riflesso di un club senza leadership, senza etica e senza rispetto per se stesso ‒ si legge ‒ . L’allenatore ha confermato ciò che tutti già sapevano: il Benfica è ferito a morte, non può continuare così. Rui Costa ha dimostrato inequivocabilmente la sua incapacità di guidare il club». In questo clima di tensione la squadra è attesa domani dall’impegno all’Allianz contro la Juventus nell’ultimo turno della prima fase di Champions. I portoghesi dell’ex Di Maria sono obbligati a strappare un punto per avere la certezza dei playoff. Al centro dell’attacco dovrebbe rientrare dal 1’ il bomber greco Pavlidis.

 

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Non è Sérgio Ramos né tantomeno Roberto Carlos né vanta un procuratore potentissimo del calibro del connazionale Jorge Mendes, ma se non altro il colosso portoghese Renato Palma Veiga, 190 centimetri per 88 chili, a soli 21 anni ha un’esperienza internazionale così variegata e multiculturale che solo pochissimi calciatori al mondo possono vantare. Figlio d’arte, sin da bimbo ha infatti cominciato a girare il mondo al seguito di papà Nélson César Tavares Rodrigues da Veiga, classe 1978, ex calciatore professionista ed ex difensore della Nazionale dei cosiddetti “Tubarões azuis” (“Squali blu”) di Capo Verde, Stato insulare dell'Africa Occidentale al largo delle coste del Senegal che nel 1975 ottenne l’indipendenza dal Portogallo. 

Nicosia e Larnaca

Carta canta: mancino naturale, “Renatinho” a tre anni si è trasferito a Cipro quando suo padre firmò per l’Omonia. Con i verdi di Nicosia ha incominciato a partecipare agli allenamenti della formazione “Pulcini”. Poi, quando possibile, andava a vedere il “training” di papà. E, spesso insieme, tornavano a casa. A quel punto cominciava lo “street football” con gli altri bambini del quartiere sotto gli occhi vigili del babbo che gli faceva da istruttore. Idem quando Nélson passò nel 2008 all’AEK Larnaca, in riva al Mediterraneo, una cinquantina di chilometri di distanza dalla capitale cipriota.

 

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