Koopmeiners, un altro mese out: Tudor senza equilibrio proprio sul più bello

Con Igor Teun pareva aver ritrovato certezze ma per una tacchettata al tendine è fermo ai box dal 12 aprile e il campionato per lui è finito

TORINO - Quel sentimento di dispiacere che ha palesato Igor Tudor in conferenza, ecco, è un po' la rappresentazione dell'aria che tira alla Continassa. Per Teun Koopmeiners ci sarà da aspettare, così come lo si fa rigorosamente dallo scorso 12 aprile, ben 36 giorni e alcuni persino di preoccupazione. L'olandese ha salutato quando sembrava in netto recupero, lui che con l'arrivo del croato non era stato messo in discussione, anzi: tra i primi obiettivi del nuovo allenatore c'era proprio la missione di recuperarlo, di dargli nuova linfa oltre a una diversa narrazione. E qualcosa era stato ottenuto. Cioè: qualcosina.

Un gol contro il Lecce prima di una sfortunata tacchettata che l'ha praticamente privato del finale di stagione, in cui avrebbe potuto prendere ossigeno, occasioni, staccarsi dall'etichetta di flop rimasta così appiccicatagli addosso. Si è trattato di una lesione, a tutti gli effetti. Inizialmente gestita, quindi maneggiata con estrema delicatezza e cura, con il passare del tempo e il ritorno puntualissimo del dolore. Teun ha passato molte più mattine tra terapie e lavoro personalizzato, pochissimo in campo. Non c'è mai stato realmente il sentore che potesse recuperare sul filo della volata Champions, e per Tudor, che con il numero 8 aveva trovato un suo equilibrio e soprattutto uno di squadra, è stata dura da digerire. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Koopmeiners mette nel mirino il Mondiale per Club

Senza catastrofismi o mani tra i capelli, però con l'idea chiara che con l'ex Atalanta avrebbe potuto sviluppare un'idea di Juventus e che senza, perciò, ne ha potuto tirare su una versione solo simile. Evitando di guardarsi indietro, la Juve è andata avanti, e lo stesso farà ovviamente Koopmeiners. Con un orizzonte diverso, distante ma evidente, come fosse uno skyline. Non sarà la Laguna, la prossima tappa. Ma gli edifici e la passione di Washington, dove il 18 giugno i bianconeri inaugureranno il Mondiale per Club contro la formazione degli Emirati Arabi Uniti, l'Al Ain, prima di passare al Wydad a Philadelphia e il grande appuntamento con il Manchester City al Camping World Stadium di Orlando. Un'estate americana, insomma.

Per ritrovare se stesso, e per dimostrare di essere qualcosa di completamente differente rispetto ai numeri di un'annata negativa e nettamente al di sotto delle aspettative. Quasi equivoca. Occorrerà dunque ancora un mese pieno per rivedere il giocatore, e saranno passate quasi 10 settimane dall'ultima volta. Sarà però già un'altra vita e sarà pure con un'altra maglia, commentata sui social con un richiamo alla storia: «Credo sia molto bella, hanno mixato i colori del passato. Mi piace anche il logo rosa e poi il contrasto con il classico bianco e nero», il suo intervento, tra i sorrisi, che comunque non mancano. Tra una decina di giorni Koop conta in fondo di essere pienamente recuperato. Da lì partirà la lunga corsa verso il ritorno a stelle e strisce.

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TORINO - Quel sentimento di dispiacere che ha palesato Igor Tudor in conferenza, ecco, è un po' la rappresentazione dell'aria che tira alla Continassa. Per Teun Koopmeiners ci sarà da aspettare, così come lo si fa rigorosamente dallo scorso 12 aprile, ben 36 giorni e alcuni persino di preoccupazione. L'olandese ha salutato quando sembrava in netto recupero, lui che con l'arrivo del croato non era stato messo in discussione, anzi: tra i primi obiettivi del nuovo allenatore c'era proprio la missione di recuperarlo, di dargli nuova linfa oltre a una diversa narrazione. E qualcosa era stato ottenuto. Cioè: qualcosina.

Un gol contro il Lecce prima di una sfortunata tacchettata che l'ha praticamente privato del finale di stagione, in cui avrebbe potuto prendere ossigeno, occasioni, staccarsi dall'etichetta di flop rimasta così appiccicatagli addosso. Si è trattato di una lesione, a tutti gli effetti. Inizialmente gestita, quindi maneggiata con estrema delicatezza e cura, con il passare del tempo e il ritorno puntualissimo del dolore. Teun ha passato molte più mattine tra terapie e lavoro personalizzato, pochissimo in campo. Non c'è mai stato realmente il sentore che potesse recuperare sul filo della volata Champions, e per Tudor, che con il numero 8 aveva trovato un suo equilibrio e soprattutto uno di squadra, è stata dura da digerire. 

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