Il gol in Nazionale, una risposta - pure sulla condizione - convincente e... la necessità, più chiara, più netta, di dover procedere esattamente con le certezze accumulate finora. Sì, per la Juve, almeno sul numero nove, l’unico ad aver dato una traccia di continuità è stato Dusan Vlahovic. L’attaccante serbo diventa allora il favorito per giocare dal primo minuto con il Como, all’interno di un sistema di gioco che no, Tudor non è proprio intenzionato a cambiare. Neanche per mettere nelle condizioni giuste Lois Openda. Non è il momento, più che altro. Servirà lavoro, serviranno test, servirà anche un po’ di tranquillità in più, quella che verrebbe chiaramente meno in caso di risultato negativo, e pure se dovesse arrivare l’ennesimo pareggio. Sarebbe il sesto di fila: meglio evitare. Perciò, il nove a fare il nove.
Yildiz sempre presente
Mettendogli di fianco l’estro di Yildiz - 3 gol in 2 partite con la maglia della Turchia - e l’attitudine a generare pericoli di Conceiçao, neanche troppo spremuto dal suo Portogallo. Chico è stato di fatto impiegato poco meno di mezz’ora in quest’ultima tornata di match internazionali, pertanto sarà pronto a sostenere i carichi di un trittico in cui ci sarà bisogno chiaramente di tutti, ma del serbo più di ogni altro. Tudor, a prescindere, spera che l’aria della Serbia - pur complicata, con il cambio di ct in corsa, l’ex bianconero Mirkovic a sostituire l’allenatore uscente Stojkovic - lo abbia liberato di un po’ di pensieri. E che il gol siglato ad Andorra, un colpo di testa in controtempo di ottima fattura, si faccia lo slancio per ritrovarlo nella versione estiva, quella in cui Vlahovic ha saputo mettere in crisi i cuori bianconeri.
Dusan, dal potenziale addio al posto da titolare
N’è passato di tempo rispetto ai fischi durante la festa, lo stesso tempo si è fatto poi perfetto per riempirlo di complimenti e di applausi, di certezze e soluzioni: solamente nelle prime quattro partite di questa stagione, DV9 ha infilato 4 gol e un 1 assist, segnati tutti in gare in cui è entrato a partita in corso. Dai dieci minuti con il Parma alla scarsa mezz’ora di Genova, passando per poco più di 30 minuti contro il Dortmund. In due delle tre sfide in cui ha timbrato il cartellino, è risultato decisivo per due successi e una rimonta completata. A proposito di certezze, appunto. E di ostacoli da superare, poi. Il prossimo: tornare a familiarizzare con la pressione di dover decidere, provandosi ad appoggiare anche ai compagni di reparto. Non era in fondo un caso che Dusan avesse risposto in quel modo durante gli stessi incontri in cui ha più patito la scelta dell’allenatore di tenerlo fuori: gli ha inevitabilmente smosso qualcosa, è stato certamente colpito nell’orgoglio. E allora, puntuale, la reazione. Adesso? L’augurio è che si possa andare oltre le incertezze legate alla sua condizione contrattuale e che - insieme - si segua la linea Tudor: partita, dopo partita, dopo partita. Provandone a vincere il più possibile. Trovando continuità in campo come nella gestione, perciò nelle gerarchie. Dusan ora è in vantaggio su David e Openda: chi l’avrebbe detto, qualche mese fa, che sarebbe stata una scelta realmente necessaria.
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