TORINO - Un conto sono le immagini che uno si costruisce nella testa, quelle che lo accompagnano prima di andare a dormire e che ancora lo sorprendono al risveglio. Prevedere le situazioni, sognarle, costruirle artificialmente per poi sapere come comportarsi quando si presenteranno nella realtà. Alimentare quei pensieri con un’ambizione che scotta per quanto scorre calda nelle vene, che fa muovere in fretta le gambe e la testa, sempre protesa a ciò che arriverà nel futuro: la prossima vittoria, il prossimo traguardo raggiunto. Kenan Yildiz è costruito, formato, per tutto ciò che gli sta succedendo: anzi, si è costruito, consapevolmente, e poco influenzato dall’esterno perché le aspettative altrui – seppur alte -, sono sempre state al ribasso rispetto alle ambizioni del giovane turco; citofonare in Baviera per chiedere conferma. Poi, però, la realtà si presenta sotto forma di muri contro i quali si rischia di andare a sbattere, o come scogli da superare. Perché l’immaginazione e la creatività possono dare una mano ad anticipare, ma non saranno mai accurati come l’impatto con il reale. A sottolineare questo è stato proprio Tudor in conferenza, prima della partita contro la Lazio: «Kenan è praticamente al suo primo anno da protagonista vero. Uno inizia un po’ più spensierato, poi si rende conto della crescita e del percorso. E anche le altre squadre si accorgono dei pericoli che arrivano da lui».
Tudor: "Paragoni sempre delicati, Del Piero ha fatto la storia"
Le pressioni che lievitano come un panetto lasciato a riposare e che raddoppia la sua misura prima di essere infornato. Pressioni che qualche strascico lo lasciano, ancor di più quando c’è il costante paragone con Del Piero che il tecnico croato rifugge: «I paragoni sono sempre delicati, Del Piero qui ha fatto la storia». A zavorrare ulteriormente, poi, c’è la stanchezza che si accumula quando si è chiamati a scendere sempre in campo, senza possibilità di tirare il fiato. Con 849 minuti in questa stagione, Yildiz è il terzo più impiegato della rosa, dietro solo a Kelly e Kalulu; a questo si sommano anche le presenze con la Turchia che, ugualmente, al classe 2005 non rinuncia. Il motivo è molto semplice: “È il giocatore più importante”, l’affermazione di Tudor arriva in anticlimax ma non è certo banale, anzi.
