TORINO - È arrivato a Torino con l’aria di chi deve ripartire da zero, dopo un lungo viaggio nel dolore, all’insegna dell’attesa mista all’incertezza. Un’idea rimasta in sospeso, qualcosa che la Juventus ha intravisto ma che ancora non è riuscita a toccare. Edon Zhegrova, dopo la gara con l’Inter, ci è sempre stato, ma mai davvero: nei tabellini, nei piani di Tudor, nelle sedute in cui sembrava tornato quello di un anno fa, prima che la pubalgia lo costringesse - anzitempo - a terminare la sua avventura in Francia. Uno stop lunghissimo, in cui l’esterno kosovaro-albanese aveva persino temuto di poter più giocare ad alti livelli. Poi i progressi, palpabili, che hanno spinto la dirigenza bianconera a portarlo a Torino, bruciando la concorrenza del Marsiglia. Una scommessa del dg Comolli - come certifica il costo del cartellino (15,5 milioni), incompatibile con i numeri registrati in carriera - destinata a fruttare a partire dalla sosta per le nazionali di ottobre, a margine della quale Edon sarebbe dovuto rientrare a pieno regime nelle rotazioni di Igor Tudor.
Zhegrova, dal Dortmund all'oblio
Il tecnico lo ha maneggiato con la pazienza di chi conosce i corpi fragili e le anime che temono di rompersi di nuovo. Da lì la scelta di convocarlo a sorpresa per la gara con il Borussia Dortmund, in cui gli sono bastati giusto 3 minuti per riaccendere la curiosità del popolo bianconero, dal momento che Zhegrova con un paio di spunti, dribbling e progressioni palla al piede, si è rivelato decisivo nella conquista di quel pari pirotecnico firmato da Vlahovic e Kelly. Un impatto positivo che - sulla carta - lo avrebbe portato a disputare sempre più minuti fino ad arrivare, chissà, a meritarsi regolarmente un posto sulla trequarti. E così è stato per le due gare con Verona e Atalanta, prima di sprofondare nuovamente nell’oblio. Alle bocciature contro Milan e Villarreal, è seguito un altro stop, l’ennesimo, per via di quel pube che sembra non dargli più tregua.
