Spalletti: "Juve fino alla fine? No, oltre. Yildiz riempie Instagram, Vlahovic vuole restare"

Il tecnico in sala stampa, insieme a Di Gregorio, alla vigilia dell'esordio europeo sulla panchina bianconera

Curiosità e attesa per la prima partita in Champions League della Juve targata Luciano Spalletti: di fronte ci sarà lo Sporting Lisbona. Il tecnico ha vinto all'esordio sulla panchina bianconera nella trasferta dello Zini contro la Cremonese.  Domani proverà a trovare il primo successo europeo, che coinciderà anche con il suo esordio all'Allianz Stadium da allenatore juventino. Una vittoria sarebbe importantissima anche e soprattutto in chiave classifica: la Juve, dopo le prime 3 gare, si trova al 25esimo posto con soli 2 punti raccolti. Spalletti, che quest'oggi ha guidato l'allenamento di rifinitura, ha presentato la gara di domani in conferenza stampa: al suo fianco Michele Di Gregorio.

Spalletti, Juve: conferenza Champions

Queste le parole di Spalletti: "Sono stato contento di aver fatto determinate scelte l'altra sera, mi hanno restituito informazioni per poter progredire col lavoro, per parlare coi calciatori e per poter andare avanti. Domani gara difficilissima: lo Sporting sa giocare a calcio, con Borges ha fatto vedere di saper stare in campo con un'idea di gioco precisa nonostante uno non riesca a codificarla. E' un po' una caratteristica del calcio portoghese: loro sono bravissimi a fare queste sostituzioni dei ruoli, la zona del campo è occupata ma ci può venire chiunque. Poi hanno qualità sulla trequarti, nello stretto, di palleggiare che è un'insidia per tutti".

Sulla posizione di Yildiz: "Un buon punto di partenza per qualsiasi persona è domandare all'altro dove si trova bene e cosa vorrebbe sentirsi dire e cosa gli piacerebbe io facessi per lui. Quando gli si domanda a lui, lui dice che gli piace interpretarla un po' quella posizione di centro-sinistra o spigolo sulla fascia: vanno bene entrambe, perché lui è bravo da seconda punta, ma anche da esterno. Quello che può andare a disturbarlo un po' è quando gli chiedi di fare dei rientri di 100 metri, ma nel calcio moderno anche quelli più bravi si adattano a fare questo. La tecnica, perché ti faccio vedere chi sono, la spallata che ti butta fuori dal campo perché ti faccio vedere dove voglio andare".

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La questione Scudetto e "oltre la fine"

Così il tecnico sulle parole riguardanti lo Scudetto: "Intanto io ho detto di lottare per lo Scudetto, non di vincere lo Scudetto e già s'è modificato un po': c'è differenza tra giocare per lottare e giocare per vincere. Noi avendo questo nome e questa storia con cui confrontarci tutti i giorni ci fa bene farlo: uno viene stimolato a dover essere disponibile a fare sempre meglio. Fino a che la matematica non ce lo vieta noi dobbiamo ambire a lottare per qualsiasi cosa. C'è anche uno slogan della Juventus, e io aggiungerei non solo 'fine' ma 'oltre la fine'. Se a Cremona ho visto qualcosa che mi ha sorpreso? La vittoria di Cremona è merito esclusivo dei nostri calciatori: non ci ho messo mano. Ringrazio delle belle cose dette nei miei confronti. Loro sono stati attenti alle richieste fatte, le risposte in campo sono state quelle corrette che mi aspettavo. E poi sono sempre stato blocco squadra, difficilmente li ho trovati lunghi: abbiamo fatto ricomposizioni dove io c'ho riconosciuto roba che per il futuro può essere usata, una disponibilità importante. Abbiamo fatto un allenamento in più, quello di oggi, ma quello che mi fa piacere sono gli occhi con cui mi guardano, a dire 'Dicci che fare che noi si parte', e questo è fondamentale e racconta qualcosa dei calciatori e della voglia di far bene. Sono un buon gruppo sia dal punto di vista calcistico che da quello umano".

Il siparietto con Di Gregorio

Poi arriva una domanda sulla sfida di domani, e parte il siparietto tra Spalletti e Di Gregorio. Il quesito è: c'è un modo per preparare queste partite non avendo ancora la Juventus vinto neanche una gara in Champions? Ci sarà un po' d'ansia? Il tecnico dice: "Tocca a te. L'ha detto lui: prima Di Gregorio e poi il mister". Il portiere risponde: "Non l'ho sentito... Ma no a me era solo un saluto, la domanda è per te mister". Il tecnico insiste che a rispondere sia il portiere, e a quel punto Di Gregorio divertito: "Mi ripeti la domanda che mi sono perso un attimo?". Ripetuta la domanda, il portiere risponde: "Penso che al di fuori dei risultati precedenti le partite qui vanno vinte. Ansia non è una parola che userei per preparare una partita, anzi ci deve essere maggior volontà per arrivare alla prima vittoria in Champions".

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"La Champions è una fortuna"

La parola torna a Spalletti: "Intanto è una fortuna giocare la Champions, è la suite del calcio, la lounge del calcio: se il calcio fosse un Grand Hotel, la Champions sarebbe la sua suite. Per giocare questa competizione dobbiamo avere un'idea propria di essere squadra, di cosa vuol dire essere squadra, proteggendo quest'idea con personalità. Si passa da lì: bisogna avere il coraggio di scegliere ciò che vogliamo fare. Di solito si hanno 3 possibilità quando ci si trova davanti ad una cosa: scelta corretta, scelta sbagliata e l'incertezza di che cosa voglio fare. Quella peggiore è l'incertezza, peggio di fare la scelta sbagliata. Non è alibi giocare ogni 3 giorni, la dobbiamo far finita -parlo per i miei calciatori-. Il calcio è questo, si gioca ogni 3 giorni. Non c'è scappatoia, dobbiamo essere curiosi di ciò che troviamo. Sapremo dove portare il discorso se faremo determinate cose".

Spalletti sul gruppo Juve

Nella sua autobiografia Spalletti parlava di aver introdotto una serie di regole comportamentali per riportare l'ordine, specie quando è entrato in corsa: "Loro sono ordinatissimi. Poi io in un primo momento facevo queste regole quando ho cominciato, poi se fai regole negli spogliatoi loro trovano subito l'inganno. Sono anche stato preso in giro per regole che ho fatto: la miglior regola è sempre il buonsenso. Poi la Juventus, secondo me, le regole le ha sempre avute. Si cerca di conoscersi meglio, di dare indicazioni, e poi magari aspettarsi e trovare il piacere se vengono condiviso: spesso anche loro hanno insegnato alcune cose. L'essenziale è aver voglia di lavorare in maniera corretta e usare bene il tempo, che è fondamentale: se ci rotoliamo dentro le giornate diventa difficile, se diciamo cose costruttive qualcosa a casa portiamo".

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Spalletti e il raffreddore: "Colpa loro..."

Ha trovato incertezze in questa squadra? "Quando non sei supportato dall'entusiasmo e dallo star bene perché ti ha accompagnato un certo risultato, dover ribaltare quella roba lì... Diventa pesante, ti impegni ma non porti niente come risultato fatto, e la testa si appesantisce. Il livello in cui dobbiamo andare è quello di super top, extra top, e solo top non basta. Per cui ora il fatto che abbiano vinto 2 partite e l'hanno fatto da soli ci mette nelle condizioni di giocare contro una grande squadra. Se sono raffreddato? No, colpa loro: mi hanno fatto urlare a fine partita a Cremona e mi è andata giù la voce. Cosa mi piacerebbe vedere di mio? Che ci sia il riferimento a qualcosa che abbiamo detto oggi durante l'allenamento: sarei già contento".

Yildiz, Cambiaso e Vlahovic

Ancora su Yildiz, se ricorda campioni allenati in passato: "Sono stato abbastanza fortunato, ho avuto qualche grande calciatore. Forse uno dei più recenti che gli si può accostare è Kvara, che aveva quelle caratteristiche lì. Poi forse quello che ha avuto meno visibilità e che è stato un calciatore fenomenale con un talento incredibile è Totò Di Natale: uno di quelli che tirava fuori delle robe in allenamento... Anche in partita, ma gli allenatori hanno la fortuna di vedere questi grandi calciatori anche in allenamento. Oggi ci sono video, social, che tirano fuori robe in allenamento: ci sono giocate bellissime. E Yildiz è uno di quelli che in fondo alla stagione ci riempie Instagram di giocate belle...".

Su Cambiaso e Vlahovic: "Due calciatori fondamentali per la nostra squadra. Cambiaso calciatore modernissimo, ormai non si hanno ruoli prestabiliti: ci sono compiti ma vengono divisi. Essere calciatore moderno è un vantaggio, perché ti sai comportare da tutte le parti, sai le scelte migliori per la squadra. Calciatore fortissimo, ti dà tantissime soluzioni: ti mette apposto la possibilità di poter scegliere dove farlo giocare per mettere gli altri nel proprio ruolo. Deve diventare un po' più bravo di testa, troviamogli pure un difetto... (ride, ndr). Però tanta roba. Dusan? Un pochino avvantaggiato, sa bene cos'è questa roba della Juventus, cosa ci si aspetta: è abituato a pressioni e insidie vestendo una maglia del genere. Ho parlato con lui in questi 2-3 giorni in ritiro. Lui è felicissimo o sarebbe felicissimo di rimanere qui: non lo va ad impensierire il fatto che non ha contratto. Vuol giocare a calcio, giocare partite come queste: l'altra sera ha dato risposte splendide".

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Le parole di Di Gregorio

Il primo a parlare in conferenza è Michele Di Gregorio: "Sicuramente lo spogliatoio dopo 2 vittorie sta meglio, ma sappiamo che non si può abbassare la guarda perché si rischia di tornare al punto di partenza. La concentrazione è su domani, credo che dobbiamo proseguire su questa strada, sulle ultime 2 prestazioni con 2 vittorie: abbiamo fatto punti, questa è la strada. Cosa è cambiato nelle ultime 2 gare? Quando avviene un esonero i primi a sentirsi responsabili sono i giocatori, questo ci ha unito maggiormente: abbiamo parlato tra di noi, ci siamo chiesti cosa non andasse e cosa si dovesse migliorare. Con Udinese e Cremonese abbiamo cercato di avere atteggiamento ancora più forte, responsabilizzandoci ancora di più". Sull'ultima partita di Koopmeiners: "Lo conosco da 1 anno e 4 mesi, siamo arrivati insieme: professionista serio, giocatore forte. L'altra sera ha interpretato un ruolo che con noi non aveva ancora provato, ma quando si è seri e forti si può giocare in ogni parte del campo, lui l'ha ampiamente dimostrato".

Una valutazione sulla sua stagione: "Si può migliorare sempre, lo ripeto sempre e lo ripeterò a me per sempre: in campo e nella vita il miglioramento deve essere quotidiano. Spero sempre di fare meglio andando avanti e di dare una mano alla squadra". E ancora: "Quando sei alla Juve gli obiettivi ci sono: club che storicamente ha sempre vinto, l'obiettivo è vincere qualcosa e porre le basi per vincere qualcosa. Si passa dalle partite, provando a fare punti, e quei punti messi insieme ti portano ad un obiettivo più grande".

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Di Gregorio: "Scudetto Juve? Dico che..."

A proposito di obiettivi, Spalletti appena arrivato ha parlato di Scudetto: "Credo che il mister sia ambizioso, come lo siamo tutti. Quando si è qua non ci si può accontentare, bisogna vincere: quello è l'obiettivo e dobbiamo fare di tutto per raggiungerlo. Il gruppo ha dato valore a quella cosa lì perché è la direzione dove vogliamo andare tutti. Cosa mi ha particolarmente colpito del mister? Il tempo di lavoro è stato poco, ma credo che abbia una carriera che parla per lui, non c'è bisogno che aggiunga altro. Ci ha colpito la fermezza, la volontà, l'ambizione, la voglia di darci una mano e noi abbiamo voglia di metterci in gioco: credo la direzione sia quella giusta, speriamo di far bene come fatto in queste ultime due. Responsabilità è stata la parola chiave di quando abbiamo parlato tra di noi, dopo la sfida con la Lazio. Ognuno di noi come singolo e nei confronti del gruppo e della società deve sentirsi responsabile: per stare alla Juve serve raggiungere un certo livello, e lo dobbiamo tenere a 360°. Responsabilità è la parola giusta".

Sul percorso Champions: "Competizione che si carica da sola, competizione particolare. La Juve deve vincere, deve andare avanti: penso che questa sia la carica. Arriviamo da un momento un po' così, con l'esonero dell'allenatore, dove ci siam parlati: le parole che ci siamo detti, che ripetiamo quotidianamente devono rimanere, non cambia niente domani sera. La carica, la voglia, l'ambizione, la responsabilità: ci dovranno essere domani e sabato così come ci sono stati con Udinese e Cremonese, ci devono essere sempre".

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Curiosità e attesa per la prima partita in Champions League della Juve targata Luciano Spalletti: di fronte ci sarà lo Sporting Lisbona. Il tecnico ha vinto all'esordio sulla panchina bianconera nella trasferta dello Zini contro la Cremonese.  Domani proverà a trovare il primo successo europeo, che coinciderà anche con il suo esordio all'Allianz Stadium da allenatore juventino. Una vittoria sarebbe importantissima anche e soprattutto in chiave classifica: la Juve, dopo le prime 3 gare, si trova al 25esimo posto con soli 2 punti raccolti. Spalletti, che quest'oggi ha guidato l'allenamento di rifinitura, ha presentato la gara di domani in conferenza stampa: al suo fianco Michele Di Gregorio.

Spalletti, Juve: conferenza Champions

Queste le parole di Spalletti: "Sono stato contento di aver fatto determinate scelte l'altra sera, mi hanno restituito informazioni per poter progredire col lavoro, per parlare coi calciatori e per poter andare avanti. Domani gara difficilissima: lo Sporting sa giocare a calcio, con Borges ha fatto vedere di saper stare in campo con un'idea di gioco precisa nonostante uno non riesca a codificarla. E' un po' una caratteristica del calcio portoghese: loro sono bravissimi a fare queste sostituzioni dei ruoli, la zona del campo è occupata ma ci può venire chiunque. Poi hanno qualità sulla trequarti, nello stretto, di palleggiare che è un'insidia per tutti".

Sulla posizione di Yildiz: "Un buon punto di partenza per qualsiasi persona è domandare all'altro dove si trova bene e cosa vorrebbe sentirsi dire e cosa gli piacerebbe io facessi per lui. Quando gli si domanda a lui, lui dice che gli piace interpretarla un po' quella posizione di centro-sinistra o spigolo sulla fascia: vanno bene entrambe, perché lui è bravo da seconda punta, ma anche da esterno. Quello che può andare a disturbarlo un po' è quando gli chiedi di fare dei rientri di 100 metri, ma nel calcio moderno anche quelli più bravi si adattano a fare questo. La tecnica, perché ti faccio vedere chi sono, la spallata che ti butta fuori dal campo perché ti faccio vedere dove voglio andare".

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