Fiiiuuuu! Sudata come un quarto con il Bayern, la partita con il Pafos (!) rimette a posto la classifica della Juve in Champions. E si può anche fare finta che, nei primi venti minuti, i ciprioti non abbiano sfiorato il vantaggio una manciata di volte, trovandosi di fronte una Juve impaurita e anche un filo intontita dal silenzio dello Stadium, dalla situazione, dal peso delle responsabilità appoggiato su spalle decisamente fragili. Si può fare finta di non aver visto non per nascondersi i problemi, ma perché la reazione della ripresa è un piccolo passo avanti, è un rigurgito d’orgoglio che lascia intravedere tracce di vita sul pianeta bianconero, un anelito dell’anima.
Juve convalescente
Con la vittoria sul Pafos, la Juve riprende il filo che si era spezzato a Napoli e che aveva legato insieme le altrettanto faticose vittorie contro Bodo Glimt, Cagliari e Udinese. Ne riuscisse a infilare altrettante (Bologna, Roma e Pisa), anche la classifica di campionato riprenderebbe colore. La Juve, per ora, deve puntare a questo. Inutile prendersi in giro, spacciandosi sensazioni di svolta, di cambio di marcia o affini slanci ottimismici. Non c’è nulla di cui esaltarsi, ma un sano pragmatismo, chiodo sbilenco cui appendere le speranze. La Juve è un malato in convalescenza, va avanti a brodini caldi, prosciutto cotto e patate bollite. Deve ritrovare le forze e, soprattutto, deve ritrovare se stessa.
Percorso lungo e faticoso
Percorso lungo e faticoso, che Spalletti è perfettamente in grado di guidare, soprattutto se il suo lavoro è corroborato dalla società. Un passo per volta, un giocatore per volta: l’operazione di recupero di David, per esempio, non è cosa semplice, perché ai passi avanti, il canadese, ha spesso fatto seguire passi indietro, ma ieri ci ha provato in tutti i modi e alla fine è stato l’uomo che ha chiuso il match. Lo aveva sbloccato McKennie, uno che non sa fare niente, quindi è in grado di fare tutto, a volte perfino bene, spesso salvifico. Ma resta David la fotografia di questa Juve che stenta, ma ci prova; che fatica, ma non si arrende. E finché c’è la voglia di provarci c’è la possibilità di riuscirci e il processo aiuta a formare il carattere dei singoli e della squadra. Un pezzettino per volta, fino alla fine.
