Giraudo, i legali: "Incompatibilità giustizia sportiva-diritto UE al Tar"

L'ex ad della Juventus continua la sua battaglia legale per tentare di riaprire il caso Calciopoli, a causa del quale è stato radiato

Dopo quasi 20 anni ancora si parla di Calciopoli: lo scorso 4 luglio, innanzi al Tar di Roma, si è tenuta la prima udienza della causa promossa dall'ex dirigente della Juventus Antonio Giraudo.

L'ex ad della Juventus non si dà per vinto, proseguendo la propria battaglia legale "per vedere accertata la responsabilità dello Stato italiano per i gravissimi danni e pregiudizi subiti dal dott. Antonio Giraudo a causa delle disposizioni della legge 280/2003 del 17 ottobre 2003 ('Legge che disciplina la giustizia sportiva') la quale, nonostante il palese contrasto con i principi del diritto europeo, rimane tutt’ora vigente nel nostro ordinamento". Questo è quanto si legge nel comunicato dei legali di Giraudo, gli avvocati Jean-Louis Dupont (lo stesso della sentenza Bosman, ndr) e Amedeo Rosboch. Nella nota, i due legali sottolineano che "questa legge conferisce un monopolio disciplinare alle federazioni sportive e impedisce al Tar di annullare o riformare le decisioni delle federazioni, violando così il principio generale di diritto UE della 'tutela giurisdizionale effettiva'".

Giraudo, la richiesta dei legali

I legali dell'ex dirigente bianconero hanno pertanto chiesto "in via pregiudiziale che il Tar rimetta alla Corte di Giustizia Europea la questione di incompatibilità di tale legge rispetto ai principi del diritto comunitario. Il Tar ha deciso di trattare, in una prossima udienza che sarà fissata a breve, tale rilevante questione trasversale anche ad altri recenti e noti casi sottoposti alla sua giurisdizione".

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