Non è da escludere che le parti in causa trovino un accordo
Ma il condizionale è d’obbligo, perché non si può certo escludere che – nel frattempo – le parti in causa trovino un accordo per il patteggiamento. A maggior ragione dal momento che, un accordo, la Juventus e la Procura Federale già l’avevano trovato prima del deferimento di Chiné, cui si era arrivati perché la Procura Generale del Coni aveva nel frattempo bloccato l’intesa a causa del vizio della recidiva. Un ostacolo tutt’altro che insormontabile, in realtà, qualora la stessa Procura avesse presentato adeguata argomentazione per spiegare come non si trattasse di medesima ripetizione della violazione, all’interno di un recinto talmente ampio – quello dell’articolo 4.1 – da poter contenere pressoché qualsivoglia illecito.
E invece... invece una porta l’accusa ha preferito tenersela aperta per eventuali “correzioni” di fine stagione, questa volta per davvero dato che al 15 giugno il campionato sarà a tutti gli effetti terminato. E si potrà così agire, nel caso, per ritocchi definitivi al fine di lasciar fuori i bianconeri dall’Europa, come da disegno affrescato da ambienti di politica – non soltanto nazionale – più che di giurisprudenza. Passando dall’applicazione di sanzione su richiesta delle parti o dalla sentenza di primo grado, a quel punto, poco cambierebbe.