Juve e inchiesta Prisma: "La Procura cambia, ma il danno ormai è fatto”

L’avvocato Intrieri: "Il -10 ai bianconeri frutto dell’indagine di Torino, che non era competente e lo sapeva"

Avvocato Cataldo Intrieri, secondo la requisitoria del Procuratore Generale della Corte di Cassazione l’inchiesta Prisma sui conti della Juventus dovrà essere spostata da Torino a Milano: innanzitutto, quanto è vincolante questo parere?

"Va premesso che questa procedura è stata introdotta dalla Riforma Cartabia, in vigore soltanto dalla fine dello scorso anno, quindi siamo di fronte a uno dei primi casi di 'conflitto di competenza', se così vogliamo chiamarlo. Anche se il più rilevante, di certo. L’iter, in ogni caso, prevede che il Procuratore Generale si esprima e che poi, però, sia la Corte di Cassazione in udienza a prendere la decisione definitiva. Detto ciò, il parere espresso ha un peso considerevole. Soprattutto in questa specifica circostanza".

Come mai?

"Perché si tratta di un documento firmato non soltanto dal Procuratore Generale, ma anche dall’Avvocato Generale della Cassazione e da un Sostituto Generale, dunque dalle figurde apicali della Procura Generale della Cassazione, organo che rappresenta la pubblica accusa. Il parere, inoltre, è molto articolato: stiamo parlando di 17 pagine fitte, nelle quali viene ribadito quanto in realtà era già noto. E cioè che i precedenti in materia sono assolutamente costanti e granitici nello stabilire che, per il reato di false comunicazioni al mercato, la competenza sia del luogo dove è stata diffusa la notizia. Ovvero, in questo caso, di Milano, dove ha sede la Borsa. La Procura di Torino ha cercato di sostenere, in forza di una teoria decisamente originale, che in città sia stata materialmente inserita la comunicazione, ma così non è. Anche precedenti sentenze delle Sezioni Unite sostengono con chiarezza il contrario".

Milano deve essere e Milano sarà, dunque?

"La Corte di Cassazione, certo, in udienza può anche decidere di cambiare indirizzo. Ma si tratta di uno scenario accaduto molto raramente in passato e per cui, soprattutto, non sussistono motivi in questo specifico caso".

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E quindi?

"E quindi sorge spontanea, innanzitutto, una domanda: perché mai la Procura di Torino, pur conoscendo la radicata e costante giurisprudenza in materia, ha comunque svolto in prima persona un’indagine articolatamente al punto da arrivare a chiedere l’arresto del principale imputato? La risposta, però, preferisco non azzardarla: a volte le domande contengono già una risposta. E io mi chiedo il perché di tanta ostinazione, soprattutto pensando ai risvolti già andati in scena sul piano sportivo. Il processo, in quell’ambito, è stato riaperto e si è poi concluso in maniera definitiva solo in forza degli atti istituiti dalla Procura di Torino che, con ogni probabilità, non aveva la competenza per indagare. Intendiamoci:gli atti d’indagine di una magistratura non competente, per legge, mantengono comunque la loro validità. Ma porsi delle domande, a questo punto, diventa inevitabile".

Cosa cambia ora nell’alveo del processo penale?

"Intanto a settembre arriverà la decisione della Cassazione, quindi a ottobre si dovrà nel caso attendere la sentenza di incompetenza da parte del giudice torinese. A quel punto andrà individuato un nuovo gup e fissata una nuova data per l’udienza preliminare: il processo a Milano, dunque, non partirà prima di fine anno. E, soprattutto, bisognerà comprendere quali siamo le valutazioni dei pm milanesi, che in casi simili del passato riguardanti Inter e Milan non avevano rinvenuto il reato...".

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Avvocato Cataldo Intrieri, secondo la requisitoria del Procuratore Generale della Corte di Cassazione l’inchiesta Prisma sui conti della Juventus dovrà essere spostata da Torino a Milano: innanzitutto, quanto è vincolante questo parere?

"Va premesso che questa procedura è stata introdotta dalla Riforma Cartabia, in vigore soltanto dalla fine dello scorso anno, quindi siamo di fronte a uno dei primi casi di 'conflitto di competenza', se così vogliamo chiamarlo. Anche se il più rilevante, di certo. L’iter, in ogni caso, prevede che il Procuratore Generale si esprima e che poi, però, sia la Corte di Cassazione in udienza a prendere la decisione definitiva. Detto ciò, il parere espresso ha un peso considerevole. Soprattutto in questa specifica circostanza".

Come mai?

"Perché si tratta di un documento firmato non soltanto dal Procuratore Generale, ma anche dall’Avvocato Generale della Cassazione e da un Sostituto Generale, dunque dalle figurde apicali della Procura Generale della Cassazione, organo che rappresenta la pubblica accusa. Il parere, inoltre, è molto articolato: stiamo parlando di 17 pagine fitte, nelle quali viene ribadito quanto in realtà era già noto. E cioè che i precedenti in materia sono assolutamente costanti e granitici nello stabilire che, per il reato di false comunicazioni al mercato, la competenza sia del luogo dove è stata diffusa la notizia. Ovvero, in questo caso, di Milano, dove ha sede la Borsa. La Procura di Torino ha cercato di sostenere, in forza di una teoria decisamente originale, che in città sia stata materialmente inserita la comunicazione, ma così non è. Anche precedenti sentenze delle Sezioni Unite sostengono con chiarezza il contrario".

Milano deve essere e Milano sarà, dunque?

"La Corte di Cassazione, certo, in udienza può anche decidere di cambiare indirizzo. Ma si tratta di uno scenario accaduto molto raramente in passato e per cui, soprattutto, non sussistono motivi in questo specifico caso".

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