Maldini e la Juventus: "La mia Nazionale". Poi la stoccata al Milan

L'ex responsabile dell'area tecnica dei rossoneri è stato protagonista di un'intervista a tutto campo su Radio TV Serie A: cosa ha detto
Maldini e la Juventus: "La mia Nazionale". Poi la stoccata al Milan

"Amavo la Nazionale e avevo visto il Mondiale del '78 nel quale, in sostanza, l'Italia era la Juventus. Mi sono appassionato a quella storia. Ho seguito la Juventus come se fosse la Nazionale, ma nel ’78 ho fatto il provino al Milan e le cose sono tornate come dovevano essere”. Paolo Maldini è stato protagonista di una lunga intervista a Radio Serie A. L'ex direttore dell'area tecnica del Milan è tornato a parlare a quasi un anno dal suo addio al club di cui è stato bandiera e capitano.

Maldini, il Milan e il milanismo

Maldini ha spiegato: Il mio presente? Lo sto vivendo bene, dopo cinque anni intensi. Lo sto vivendo come dopo il mio ritiro, prima che iniziassi l’avventura con il Milan da dirigente. Gratitudine nei confronti del Milan? Sarò sempre riconoscente al Milan e alle persone che ho incontrato lì. Anche nell’ultima mia esperienza non ho finito di imparare. Quando vedi il calcio dall’altra parte, vedi tutto in maniera diversa".

"Cosa non rifarei? Cancellerei le cose che ho detto da calciatore, la visione è limitata. Non so se sono custdode del milanismo ma il calcio e il Milan in particolare mi hanno insegnato i principi. È una cosa che va al di là del risultato, è più importante. Quando si parla di una storia ultracentenaria, va studiata e imparata. Vado allo stadio? No, è logico. Seguo il Milan e il Monza

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Maldini sul peso di essere un simbolo del Milan

Sulla responsabilità di essere un simbolo per la storia del Milan, Maldini ha aggiunto: “Quando sei all’interno di una società il ruolo te lo impone ma quando vado in giro mi sento Paolo, non il milanista. Credo che la gente negli anni ti apprezzi come persona, non solo come calciatore. È una questione di disciplina. Il calcio ti dovrebbe insegnare a capire chi vuoi essere”

Maldini sul provino che lo portò al Milan

Un passo indietro. Fino al provino con il Milan: “Si poteva fare solo dopo i 10 anni, mi accompagnò mio padre. Non avevo mai giocato a 11 in un campo regolare, mi chiesero il ruolo e non lo sapevo. Io ho chiesto che ruolo ci fosse a disposizione, mi dissero ala destra e io dissi ok. Alla fine un allenatore si avvicinò e mi fece firmare il famoso cartellino che mi legò al Milan per tantissimi anni”.

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Maldini sul futuro: "Non mi vedo in un club diverso dal Milan"

Infine, un passo in avanti: "Vedermi all'interno di un club diverso dal Milan non ce la faccio, non ce la farei. Non ho mai detto di no a nessuno. Sono stato due o tre volte da NasserAl-Khelaifi al Psg prima del Milan, ma non è andata bene e pensandoci oggi è stata una fortuna. I miei primi dieci mesi da dirigente al Milan sono stati di apprendimento, mi sentivo inadeguato. Non riuscivo a determinare qualcosa, Leonardo rideva perché glielo dicevi ogni giorno. Per me è stata una fortuna".

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"Amavo la Nazionale e avevo visto il Mondiale del '78 nel quale, in sostanza, l'Italia era la Juventus. Mi sono appassionato a quella storia. Ho seguito la Juventus come se fosse la Nazionale, ma nel ’78 ho fatto il provino al Milan e le cose sono tornate come dovevano essere”. Paolo Maldini è stato protagonista di una lunga intervista a Radio Serie A. L'ex direttore dell'area tecnica del Milan è tornato a parlare a quasi un anno dal suo addio al club di cui è stato bandiera e capitano.

Maldini, il Milan e il milanismo

Maldini ha spiegato: Il mio presente? Lo sto vivendo bene, dopo cinque anni intensi. Lo sto vivendo come dopo il mio ritiro, prima che iniziassi l’avventura con il Milan da dirigente. Gratitudine nei confronti del Milan? Sarò sempre riconoscente al Milan e alle persone che ho incontrato lì. Anche nell’ultima mia esperienza non ho finito di imparare. Quando vedi il calcio dall’altra parte, vedi tutto in maniera diversa".

"Cosa non rifarei? Cancellerei le cose che ho detto da calciatore, la visione è limitata. Non so se sono custdode del milanismo ma il calcio e il Milan in particolare mi hanno insegnato i principi. È una cosa che va al di là del risultato, è più importante. Quando si parla di una storia ultracentenaria, va studiata e imparata. Vado allo stadio? No, è logico. Seguo il Milan e il Monza

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