Conte nello stadio della Roma: il sogno dei Friedkin

Da Trigoria etichettano come “fake” le notizie inerenti alla possibile cessione del club agli arabi, sottolineando l’impegno degli americani. Che hanno un'idea da grandeur...

ROMA - La Roma americana è fatta di poche parole e tanti silenzi. I Friedkin sono così, prendere o lasciare. Lavorano sotto traccia, preferendo i fatti alle dichiarazioni, con il rischio però che le voci si rincorrano, come quella di una possibile cessione della Roma agli arabi. Una notizia che da Trigoria etichettano come “fake” sottolineando l’impegno di Dan e Ryan nella società. Tradotto: per ora non si cerca un compratore e non c’è l’intenzione di vendere. Ma come detto di virgolette o comunicati nemmeno l’ombra, ma perché la proprietà, fanno sapere dal club giallorosso, è stanca di dover ciclicamente smentire trattative o interessamenti di fondi stranieri o compratori. In estate l’imprenditore Follieri, oggi il fondo PIF, ma per il momento i Friedkin non sembrano intenzionati ad ascoltare proposte.

Roma, l'impatto dei Friedkin

La cronaca, però, impone un passaggio indietro, ovvero la stipula della partnership tra la Roma e Riyad Season come main sponsor. Un passaggio che sicuramente ha avvicinato i due mondi, quello arabo e romanista, ma non sufficientemente per andare oltre qualcosa di un accordo che per ora è puramente commerciale. Dunque avanti con gli americani che nella Roma continuano a investire e credere per “risvegliare il gigante addormentato”, citando le parole del vicepresidente nel giorno del suo insediamento con papà Dan. Per questo stanno diventando sempre più centrali nella vita decisionale del club. Basti pensare all’esonero di Mourinho, con un blitz notturno del numero uno giallorosso per comunicare l’interruzione del contratto allo Special One, o lo sforzo economico fatto in quest’ultimo mercato con l’acquisto di Baldanzi nonostante le difficoltà finanziarie del club. Insomma, i Friedkin in quattro anni si sono calati, e stanno continuando a farlo, nella realtà capitolina e non solo, allargando il loro orizzonte calcistico anche al palcoscenico internazionale. Da qui il progetto per il nuovo stadio e i buoni uffici intrattenuti con Eca e Uefa, soprattutto sul fronte Superlega, un concetto di torneo che la Roma ha sempre condannato schierandosi al fianco del modello europeo.

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Friedkin, impegno totale. E un sogno...

Dan e Ryan, pian piano, sono entrati nei salotti che contano, circondandosi anche di manager che quelle stanze le conoscevano già, vedi la Ceo, Lina Souloukou. Buoni uffici, ad esempio, che nell’ultima compilazione della lista Uefa sono valsi un “buffer” di 12 milioni rispetto a quella stilata a giugno (ovvero un margine migliorativo nel transfer balance imposto dal settlement agreement stipulato e che ha permesso di inserire Baldanzi). Ma l’impegno della proprietà sembra totale anche per la ristrutturazione futura, a partire dalla scelta del nuovo diesse con il francese, Modesto del Monza, in pole, fino ad arrivare a quella del tecnico della prossima stagione.

Roma, ora De Rossi. Ma Conte è corteggiato

Impossibile escludere una conferma di De Rossi, ma il sogno di Dan Friedkin si chiama Antonio Conte, al quale qualche chiamata di corteggiamento è già arrivata. “Last, but not least”, come direbbero gli americani, il progetto stadio a Pietralata. Altro elemento di impegno della proprietà nel club e che a piccoli passi ne sta facendo in avanti. La Giunta di Roma Capitale ha infatti approvato qualche giorno fa la relazione sugli esiti del dibattito pubblico avviato lo scorso 25 luglio con l’assegnazione dell’incarico a Nomisma. A questo punto la Roma deve presentare il progetto definitivo corredato di un piano economico-finanziario che dovrà essere approvato dall’assemblea capitolina. Tutti step che radicano i Friedkin nella Capitale.

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ROMA - La Roma americana è fatta di poche parole e tanti silenzi. I Friedkin sono così, prendere o lasciare. Lavorano sotto traccia, preferendo i fatti alle dichiarazioni, con il rischio però che le voci si rincorrano, come quella di una possibile cessione della Roma agli arabi. Una notizia che da Trigoria etichettano come “fake” sottolineando l’impegno di Dan e Ryan nella società. Tradotto: per ora non si cerca un compratore e non c’è l’intenzione di vendere. Ma come detto di virgolette o comunicati nemmeno l’ombra, ma perché la proprietà, fanno sapere dal club giallorosso, è stanca di dover ciclicamente smentire trattative o interessamenti di fondi stranieri o compratori. In estate l’imprenditore Follieri, oggi il fondo PIF, ma per il momento i Friedkin non sembrano intenzionati ad ascoltare proposte.

Roma, l'impatto dei Friedkin

La cronaca, però, impone un passaggio indietro, ovvero la stipula della partnership tra la Roma e Riyad Season come main sponsor. Un passaggio che sicuramente ha avvicinato i due mondi, quello arabo e romanista, ma non sufficientemente per andare oltre qualcosa di un accordo che per ora è puramente commerciale. Dunque avanti con gli americani che nella Roma continuano a investire e credere per “risvegliare il gigante addormentato”, citando le parole del vicepresidente nel giorno del suo insediamento con papà Dan. Per questo stanno diventando sempre più centrali nella vita decisionale del club. Basti pensare all’esonero di Mourinho, con un blitz notturno del numero uno giallorosso per comunicare l’interruzione del contratto allo Special One, o lo sforzo economico fatto in quest’ultimo mercato con l’acquisto di Baldanzi nonostante le difficoltà finanziarie del club. Insomma, i Friedkin in quattro anni si sono calati, e stanno continuando a farlo, nella realtà capitolina e non solo, allargando il loro orizzonte calcistico anche al palcoscenico internazionale. Da qui il progetto per il nuovo stadio e i buoni uffici intrattenuti con Eca e Uefa, soprattutto sul fronte Superlega, un concetto di torneo che la Roma ha sempre condannato schierandosi al fianco del modello europeo.

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