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A mettere in discussione Ivan Juric non è Urbano Cairo, per adesso. A mettere in discussione Ivan Juric sono i numeri: un punto in meno rispetto a un anno fa con una squadra più forte e più completa, il peggior attacco da diciassette anni a questa parte, tre partite - le ultime - senza segnare, come non accadeva dal 2014. Si potrebbe continuare, ma non è necessario essere pedanti, perché le difficoltà del Torino sono sotto gli occhi di tutti e, pure, nella mente del tecnico.
Juric, l'autocritica e la stima di Cairo
A mettere in discussione Ivan Juric, sabato sera, è stato Ivan Juric, con grande onestà intellettuale: «Dopo due buoni anni mi aspettavo un inizio molto diverso, ma tra infortuni, errori “umani” dei giocatori e sbagli miei sta girando così. Sì, ho sbagliato anche io: ci sono state situazioni in cui dovevo fare meglio, reagire meglio, dare qualcosa in più. L’incompiutezza mi tormenta: non sto riuscendo a tradurre le mie idee sul campo e il rammarico è grande». Cairo, dopo il pessimo derby, è sceso nello spogliatoio per rincuorare l’allenatore e la squadra, ribadendo la propria fiducia nelle possibilità del Toro. D’altronde, appena mercoledì, in occasione della premiazione di Alessandro Buongiorno con il Pallone Granata, aveva espresso parole di stima per Juric: «Ho grande fiducia in lui. Sono molto contento di quanto ha fatto in questi anni e gli sono riconoscente. Adesso ha una buona rosa, ma diamogli il tempo di lavorare serenamente e sicuramente farà un grande campionato». Ha anche accennato all’ipotesi di rinnovare il contratto in scadenza a giugno, e questo magari non accadrà, però non è importante adesso. In questo momento occorre che Juric trovi il modo di far esprimere il Toro per i valori che ha e ritrovi quella saldezza nello spogliatoio che si è fatalmente incrinata vuoi per i risultati insoddisfacenti, vuoi per certi conflitti verbali con alcuni giocatori.
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