Torino, l’ombra di Dionisi su Juric. Ma spunta anche un ex Juve!

Cairo ha ribadito la fiducia all'allenatore serbo. Il suo obiettivo è concludere il campionato con il croato (quasi) a tutti i costi

Nessuno crede più a un possibile rinnovo di contratto per Juric. Poi, per carità, un approdo in una Coppa europea potrebbe anche tornare a mescolare le carte sul tavolo: scenario, peraltro, oggi irrealistico. Ma poi sarebbe da vedersi se, pure in questo caso, Cairo avrebbe ancora voglia di continuare con Juric (e Juric con Cairo). Ieri, su queste colonne, avevamo provato a sviscerare il senso (e le sabbie mobili) del Grande Azzardo compiuto da Cairo in primavera: andare avanti a tutti i costi con un allenatore non più amato e compreso come quando arrivò, dopo due stagioni caratterizzate da rapporti troppo bellicosi e complicati (e qui ci mettiamo dentro anche la figura del braccio destro presidenziale, Vagnati).

Un allenatore che, per dirla con Cairo (o meglio: per dirla come ragiona Cairo), aveva anche avuto “l’ardire” di rifiutare a più riprese le munifiche offerte di rinnovo messe sul piatto dal patron e dal suo dt nella scorsa stagione. Persino un affronto? Fino a un certo punto: perché la scadenza ravvicinata come da contratto originale (2024) consentiva già al presidente anche di intravedere una via di fuga, non devastante economicamente.

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Sogno Tudor

Pure dopo l’eliminazione in Coppa Italia, giovedì notte, Cairo si è affrettato a ribadire la fiducia nel tecnico, nascondendo la rabbia dietro agli orrori (pur oggettivi) dell’arbitro e dei varisti. Sua intenzione è andare avanti con Juric sino a maggio a tutti i costi: o quasi. Sia per evitare terremoti al buio, in ogni caso costosi (oltretutto le alternative non entusiasmano più di tanto Cairo e Vagnati), sia per poter tenersi le mani libere per la prossima stagione. Il grande sogno porta il nome di Tudor, si è già scritto. Un altro dei discepoli ideali di Gasperini, di Juric successore (con successo) a Verona: ma l’ex allenatore del Marsiglia, libero, ormai guarda a club in Champions, ambiziosi, in grado di sfornare mercati ricchi e di titillare ambizioni di vertice, non solo di pagargli uno stipendio tra 2,5 e 3 milioni netti...

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Obiettivo Dionisi con progetto

Più terra terra, avvicinabile a una dimensione da Toro cairota, appare invece quell’Alessio Dionisi al terzo anno a Sassuolo, dopo i buoni inizi a Venezia (serena salvezza in B) e a Empoli (promozione in A). Più giovane di Juric di 5 anni, Dionisi ha un suo stile “normalizzante” che piace a Cairo e Vagnati (comportamenti con i giocatori, rapporti con la società), ha mostrato un buon eclettismo (l’attualità evidenzia l’oscillazione del modulo verso il 4-2-3-1 quale evoluzione del 4-3-3 di base) e può leggere il salto da Sassuolo a Torino come un obiettivo ambito. Cairo tornerebbe a rapportarsi con un allenatore non difficile come Juric. Al contrario, più incline a comprendere il circostanziato raggio d’azione economico del Torino, sul mercato. E lontano per carattere dal creare dissidi e scontri, in privato come in pubblico. In Emilia, Dionisi ha portato avanti un progetto con discreti esiti: 11° e 13° posto. I suoi principi tattici possono trovare una coerente adattabilità a Torino, viste le caratteristiche della rosa. Inoltre (e non è un dettaglio), Dionisi a Sassuolo guadagna “solo” un milione netto (2,5 Juric).

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Un progetto pluriennale con uno stipendio oscillante intorno al milione e mezzo in una piazza ingolfata ma in ogni caso importante come quella granata, dopo le big conclamate nelle gerarchie italiane, potrebbe riempirlo di soddisfazioni, orgoglio, motivazioni. Se volesse, Cairo saprebbe come fare per cercare un accordo con i vertici del Sassuolo e liberare il tecnico (Dionisi ha un contratto in scadenza nel ‘25, rinnovato a giugno). Era già finito nel mirino del Torino tra l’inverno e la scorsa primavera, quando ancora non c’erano certezze sulla permanenza di Juric (che intanto si guardava attorno). Piace oggi come piaceva allora, ça va sans dire.

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Nessuno crede più a un possibile rinnovo di contratto per Juric. Poi, per carità, un approdo in una Coppa europea potrebbe anche tornare a mescolare le carte sul tavolo: scenario, peraltro, oggi irrealistico. Ma poi sarebbe da vedersi se, pure in questo caso, Cairo avrebbe ancora voglia di continuare con Juric (e Juric con Cairo). Ieri, su queste colonne, avevamo provato a sviscerare il senso (e le sabbie mobili) del Grande Azzardo compiuto da Cairo in primavera: andare avanti a tutti i costi con un allenatore non più amato e compreso come quando arrivò, dopo due stagioni caratterizzate da rapporti troppo bellicosi e complicati (e qui ci mettiamo dentro anche la figura del braccio destro presidenziale, Vagnati).

Un allenatore che, per dirla con Cairo (o meglio: per dirla come ragiona Cairo), aveva anche avuto “l’ardire” di rifiutare a più riprese le munifiche offerte di rinnovo messe sul piatto dal patron e dal suo dt nella scorsa stagione. Persino un affronto? Fino a un certo punto: perché la scadenza ravvicinata come da contratto originale (2024) consentiva già al presidente anche di intravedere una via di fuga, non devastante economicamente.

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