Corradi racconta Juric: "La tattica, il discorso di Crotone, i romanzi e la politica "

Intervista al vice del tecnico granata nelle esperienze di Mantova, Crotone e Genoa: "In campo raramente ho visto allenatori che lavorano come lui sull'intensità"

TORINO - Alberto Corradi è stato molto più di un vice per Ivan Juric. Le sue parole lo testimoniano: "Alleno l’Arenzano in Eccellenza: il mio tempo calcistico lo passo a vedere in video le altre squadre liguri, non il Toro. Ma per lui sabato faccio un’eccezione: sarò a Marassi per la gara con il Genoa". Inizia così il racconto di un legame unico, autentico, vero. Corradi è stato il vice di Juric in tre circostanze: al Mantova, al Crotone e al Genoa, avventura condivisa fino al secondo ritorno del tecnico croato sotto la Lanterna. La conoscenza inizia nel 2013: "Ci lega un amico in comune di Arenzano, il mio paese: lui viveva lì da giocatore e anche quando guidava la Primavera del Genoa. Ai tempi allenavo il Libraccio J. T. Rensen, una squadra di Seconda Categoria con la quale vinsi il campionato. Juric, che ai tempi era il vice di Gasperini a Palermo, era venuto a vedere tutto il nostro percorso ai playoff".

Da lì nasce una sincera amicizia, che non lambisce solo i confini del calcio. Corradi è un professore di italiano e storia, nel tempo libero allena i dilettanti. Ma ad un certo punto mette la propria vita personale e professionale in stand-by quando Juric gli fa una proposta indecente: "Vieni con me a Mantova?". Corradi lascia il Varazze, compagine di Promozione ligure e vola con Ivan in Serie C. Mantova è la prima tappa, seguirà Crotone e poi il Genoa. Il sogno di entrambi. Preziosi lo fa avverare. Ma diventa tutto molto, troppo difficile dopo un grande avvio. Corradi ricorda tutto: "Lui era molto legato al Genoa e alla città. La figlia grande Lucija andava in Gradinata Nord a vedere le partite in mezzo agli Ultras. Ivan ha vissuto la Serie A con tanta passione. Battemmo Milan e Juve nella prima parte di stagione, poi dopo Natale iniziarono i problemi: la squadra si era indebolita. Per Juric era un colpo al cuore. Ma ne è uscito fortificato, quell’esperienza così difficile lo ha fatto diventare grande".

Corradi, il racconto su Juric come allenatore

Corradi, poi, si sofferma sull'amico Ivan come allenatore: "In campo raramente ho visto allenatori che lavorano come lui sull'intensità: a Mantova aveva massacrato fisicamente i giocatori (ride, ndr), nel tempo ha un po' diminuito i carichi. Ma prima ancora di essere un maniaco della tattica o della preparazione atletica, è un leader vero: ricordo a Crotone, prima della partita decisiva contro il Como per la promozione, il suo discorso. Da pelle d'oca, ho ancora i brividi. Voleva trasmettere ai giocatori il sentimento di giocare per un popolo, per una città, per un ambiente che aspettava di andare in Serie A da una vita. Ha toccato delle corde inimmaginabili". Chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio. Una regola più che mai vera, soprattutto per Juric.

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Juric e il rapporto con i giocatori

Corradi racconta: "Certo, abbiamo passato delle serate della nostra vita a muovere i bicchieri sul tavolo, parlando di tattica. Ma Ivan non è solo pallone: con lui si parla di cultura e di politica, è un divoratore di romanzi. Ho fatto una tesi sulla ex Jugoslavia e l’ho ascoltato tanto sull'argomento. Più volte ci siamo confrontati e scontrati. Lui è un grande lettore. Non sempre abbiamo condiviso letture, ma fra noi c'è sempre stato un bel confronto, anche acceso. Nel suo staff non è un caso che ci sia il preparatore atletico Paolo Barbero, che è un uomo di grande cultura".

Sul rapporto coi giocatori - in questa stagione a Torino tirato più volte in ballo sul tema Radonjic - Corradi svela un aneddoto dei tempi Crotone: "Juric non è assolutamente severo. Anche chi giocava meno spesso provava un amore incondizionato per lui. Ti faccio l'esempio di Stoian: era centrale nel progetto a Crotone, ma quando arrivò Palladino a gennaio perse spazio. Erano due caratteri forti, si sono anche scontrati, ma fra loro è rimasto un legame bellissimo. Sincero fino in fondo". Di sicuro Juric non si tiene un cecio in bocca.

Corradi, l'aneddoto di Mantova

Corradi rivive un episodio cruciale di Mantova, quando entrambi vennero esonerati e richiamati nello spazio di un giorno subito dopo la sconfitta contro l'Alessandria. Era la prima giornata di campionato, la loro prima volta insieme. Così l'ex collaboratore di Ivan: "Il Mantova era in vendita e finisce, poco prima di Ferragosto, nelle mani di Antonio Esposito, uno che fece praticamente solo guai. Ebbe subito delle pesanti incomprensioni con Juric, ma anche con resto della società, il cui pacchetto era detenuto da tre soci mantovani. Loro ci portano fuori a mangiare, lamentandosi di Esposito. Ivan ascolta tutto il tempo senza mai parlare e ad un certo punto sbotta, tirando a tutti e tre una torta sbrisolona in faccia. E aggiunge: «Vi voglio bene, ma se non mi date soluzioni è tutto inutile». Quel momento fu decisivo: Esposito aveva già deciso di sostituire Juric con Agostinelli dopo la prima giornata, ma i mantovani fermarono tutto. Da quel momento Ivan ha stretto un'amicizia incredibile con Bompieri, l'imprenditore mantovano che lo aveva salvato. A tal punto da dedicargli pubblicamente, quasi due anni dopo, la promozione in Serie A col Crotone". Anche questo è Ivan Juric, che sabato tornerà a Marassi. Anche per riabbracciare Corradi, un amico per sempre.

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TORINO - Alberto Corradi è stato molto più di un vice per Ivan Juric. Le sue parole lo testimoniano: "Alleno l’Arenzano in Eccellenza: il mio tempo calcistico lo passo a vedere in video le altre squadre liguri, non il Toro. Ma per lui sabato faccio un’eccezione: sarò a Marassi per la gara con il Genoa". Inizia così il racconto di un legame unico, autentico, vero. Corradi è stato il vice di Juric in tre circostanze: al Mantova, al Crotone e al Genoa, avventura condivisa fino al secondo ritorno del tecnico croato sotto la Lanterna. La conoscenza inizia nel 2013: "Ci lega un amico in comune di Arenzano, il mio paese: lui viveva lì da giocatore e anche quando guidava la Primavera del Genoa. Ai tempi allenavo il Libraccio J. T. Rensen, una squadra di Seconda Categoria con la quale vinsi il campionato. Juric, che ai tempi era il vice di Gasperini a Palermo, era venuto a vedere tutto il nostro percorso ai playoff".

Da lì nasce una sincera amicizia, che non lambisce solo i confini del calcio. Corradi è un professore di italiano e storia, nel tempo libero allena i dilettanti. Ma ad un certo punto mette la propria vita personale e professionale in stand-by quando Juric gli fa una proposta indecente: "Vieni con me a Mantova?". Corradi lascia il Varazze, compagine di Promozione ligure e vola con Ivan in Serie C. Mantova è la prima tappa, seguirà Crotone e poi il Genoa. Il sogno di entrambi. Preziosi lo fa avverare. Ma diventa tutto molto, troppo difficile dopo un grande avvio. Corradi ricorda tutto: "Lui era molto legato al Genoa e alla città. La figlia grande Lucija andava in Gradinata Nord a vedere le partite in mezzo agli Ultras. Ivan ha vissuto la Serie A con tanta passione. Battemmo Milan e Juve nella prima parte di stagione, poi dopo Natale iniziarono i problemi: la squadra si era indebolita. Per Juric era un colpo al cuore. Ma ne è uscito fortificato, quell’esperienza così difficile lo ha fatto diventare grande".

Corradi, il racconto su Juric come allenatore

Corradi, poi, si sofferma sull'amico Ivan come allenatore: "In campo raramente ho visto allenatori che lavorano come lui sull'intensità: a Mantova aveva massacrato fisicamente i giocatori (ride, ndr), nel tempo ha un po' diminuito i carichi. Ma prima ancora di essere un maniaco della tattica o della preparazione atletica, è un leader vero: ricordo a Crotone, prima della partita decisiva contro il Como per la promozione, il suo discorso. Da pelle d'oca, ho ancora i brividi. Voleva trasmettere ai giocatori il sentimento di giocare per un popolo, per una città, per un ambiente che aspettava di andare in Serie A da una vita. Ha toccato delle corde inimmaginabili". Chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio. Una regola più che mai vera, soprattutto per Juric.

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