Toro, dentro o fuori: con la Juve è derby senza appello

La sconfitta di Empoli ha complicato il cammino della squadra di Juric. Una vittoria porterebbe non solo tre punti, ma anche una significativa spinta emotiva

Allora non si sapeva, ma lo si poteva immaginare. La rincorsa del Torino all’Europa è cominciata in quei giorni tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, quando nel giro di ventiquattr’ore Alessandro Buongiorno disse no all’Atalanta e Duvan Zapata disse sì alla società granata. Due mosse che rinforzarono pesantemente la squadra di Ivan Juric, anche se non tutto poi è andato per il meglio, tra la fatica iniziale del tecnico nell’adattarsi a un sistema di gioco non congeniale alle sue idee (sulla quale ha fatto mea culpa con onestà), i tanti sbagli arbitrali che hanno penalizzato la classifica e i meno numerosi però comunque decisivi errori commessi sul campo, i cui ultimi esempi, sabato a Empoli, sono sotto gli occhi di tutti. A sette giornate dalla fine del campionato, il Toro ha ancora concrete speranze di agguantare un posto in Conference League, che, come sappiamo, può essere il settimo o l’ottavo a seconda di quale sarà la posizione dell’Italia nel ranking Uefa e di come si svilupperanno le ultime tre partite della Coppa Italia. In questo momento, i granata sono a quattro punti dal Napoli e a due dalla Lazio: per carità, l’Atalanta, sesta, è a più sei, un divario in teoria colmabile, ma realisticamente la volata in questo momento sembra avere come obiettivo la coppa inventata in tempi più recenti.

Out anche Pellegri

La sconfitta in terra toscana ha complicato assai i piani, ma è chiaro che una vittoria nel derby avrebbe un valore doppio, perché ai tre punti “normali” aggiungerebbe una spinta emotiva clamorosa per le restanti partite, non facili a prescindere dall’avversaria quando si è al termine della stagione. La condizione fisica è buona e, fino a Empoli, avremmo detto lo stesso di quella mentale, visto che il Toro arrivava da quattro risultati utili, per via dei pareggi contro Fiorentina e Napoli e delle vittorie di Udine e contro il Monza. Ora si tratterà di vedere il contraccolpo. C’è, e pesa, la questione infortuni. Si sta cercando di recuperare Ilic, ma di sicuro ci vorrà ancora del tempo prima di rivedere Djidji e Gineitis e soltanto in estate tornerà disponibile Schuurs. In più, all’elenco degli indisponibili da ieri si è aggiunto ufficialmente anche Pellegri. Un quadro complicato, nel quale si possono però vedere anche gli aspetti positivi: Zapata, per l’appunto, sempre più trascinatore di un gruppo del quale farà parte anche nella prossima stagione, dopo la presenza di sabato. E poi Buongiorno, Bellanova (il gol regalato all’Empoli rappresenta un attimo di black-out in un’annata pazzesca), Ricci stesso, frenato dalla diffida contro la sua ex squadra ma tra i migliori nelle giornate precedenti, oltre agli elementi di sicura affidabilità come Rodriguez e Linetty.

L'obiettivo Conference

La Conference non significherebbe soltanto il ritorno in Europa - l’ultima presenza risale alla stagione 2019-20, quando i granata vennero eliminati dal Wolverhampton nei playoff dell’Europa League -, ma porterebbe denaro nelle casse della società. Sono conti complessi, perché dipendono dai turni superati, dalle vittorie e dai pareggi ottenuti nel girone e dal market pool, tuttavia la vittoria, per fare un esempio, vale una ventina di milioni, ai quali si aggiungono incassi significativi. Però soffermarsi sull’aspetto economico è obiettivamente prematuro. Adesso c’è da concentrarsi sulle partite che mancano e soprattutto sulla maledizione del derby, che il Torino ha vinto soltanto una volta nelle ultime 38 partite giocate (con 28 sconfitte), il 26 aprile 2015 per 2-1.

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