Toro, la bellezza di amare anche il 5 maggio

Superga invasa dai tifosi granata anche nella giornata di domenica. Sul colle anche Pulici: "Il Grande Torino si onora sempre"

TORINO - Più poverini o più poveracci? Sicuramente più poveracci, secondo noi. Poverini è un diminutivo che profuma troppo di commiserazione da comprendere, per non dire affettuosa. Poveracci, invece, è un peggiorativo che contiene in sé, accrescendolo, il concetto di vita misera, di condizione misera, di sensibilità misera, di cultura misera, di apertura mentale misera. Poveracci, dunque. Paiono così quelli che sul pullman hanno biascicato insulti a Superga contro i tifosi del Toro.

Chiunque sia stato, ovviamente. E si offendano pure, se credono. Come dovrebbero sentirsi i tifosi del Toro, adesso? Anzi: come si sentono da 24 ore, da quando hanno udito quelle maleducate, ingiustificabili frasacce? Poveracci, quei due, perché non sanno. L’altro ieri non hanno saputo stare al mondo, non hanno declinato il valore della gratitudine, non hanno anche solo sfiorato i confini dell’empatia davanti a chi li rende idoli soltanto perché indossano una maglia di un certo colore e sanno un minimo trattare un pallone, coi piedi.

I valori storici del Toro

Parlano con i piedi, ma hanno anche pensato con i piedi. E mica perché abbiano letto Soriano, appunto il suo “Pensare con i piedi”, quella sì una splendida raccolta di racconti. Salgono a Superga e non sanno stare in piedi, metaforicamente, nemmeno il 4 di maggio, manco davanti alla tragedia del Grande Torino. Non hanno mai capito fino in fondo chi avevano davanti e perché, crediamo.

Saranno anche ricchi sfondati e idolatrati, abitanti di un mondo totalmente diverso da quello sudato da noi comuni mortali, ma sono restati ostaggio dei loro stessi limiti, di una piccolezza gelida. Aggiungiamo una domanda, anzi due: chi, attorno a loro, li educa ai valori storici del Toro e del popolo del Toro? Chi sa almeno tenerli sempre metaforicamente nel recinto affinché non corrano il rischio di fare danni?

Basta. Ci han già rubato fin troppo tempo e troppe righe. Troppe energie. Ieri, piuttosto, ci ha scritto un messaggio in mattinata un amico tifoso, voleva condividere un suo flusso di coscienza vergato sull’onda dei sentimenti. Aveva percorso diverse centinaia di chilometri per venire a Torino, vedere la partita di venerdì, essere presente a Superga il 4 maggio per i 75 anni della tragedia. Tranne eccezioni (dipende dal portafoglio), chi abita lontano dal Piemonte affronta grandi sacrifici economici e fatiche doppie: è un popolo sempre in trasferta, tutto l’anno.

Il messaggio del tifoso granata

Avanti col copia incolla di quel messaggio, adesso: "Una marea indescrivibile di gente granata, chiesa strapiena da due ore prima, raggiungimento della lapide impossibile. Anziani, giovani, molti ragazzi e ragazze e bimbi. Assieme al “Giorno di pioggia” della sera prima allo stadio, eri coinvolto in una Superga così... speciale per cui non potevi non commuoverti".

"Ho ancora negli occhi la colonna ininterrotta di un popolo bardato di granata in tutti i sei chilometri della discesa da Superga. Un popolo che non chiede scudetti sgraffignati, ma chiede solo una squadra degna del Grande Torino di Superga. Non stupisce, il Toro è dentro centinaia di migliaia di noi con un amore travolgente. E chi se ne strafrega dei cairoti di passaggio! Nessuno al mondo come il Toro. Toro immortale!".

In migliaia a Superga

Volava alto il nostro amico, ieri mattina, così come si sono alzati tutti insieme altre migliaia di tifosi, ieri, nella bellezza di amare il Grande Torino anche il 5 di maggio. Traduciamo. Siamo tornati a Superga, nella tarda mattinata di ieri. E ci siamo rimasti per un bel po’ di tempo. E siamo rimasti sin stupefatti al vedere così tanti tifosi salire al colle per poi fermarsi alla lapide. Come sabato, anche ieri a piedi, in bici, con la cremagliera. Le auto private? Un problema: strada bloccata dai vigili al bivio finale sotto la basilica, accesso al piazzale soltanto a piedi, impossibile anche posteggiare a bordostrada.

Viabilità modificata: troppa gente, troppa. Perché grande era poi anche la quantità di turisti, slegati da cordoni sentimentali con il Grande Torino. Ma alla lapide, necessariamente, ci andavano anche loro: già soltanto per... vedere. La bellezza di amare il Grande Torino e di vivere dentro di sé quella esclusiva "condizione dello spirito" che è sentire scorrere il Toro nelle vene anche il 5 di maggio (e quindi tutti i 365 giorni dell’anno di tutti gli anni, ça va sans dire) è la risposta più bella al mondo, per un discepolo della scuola peripatetica granata. Da intendersi anche come un privilegio, insomma.

P.s.

Anche Paolino Pulici, ieri, a Superga.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...