Ferrari, un altro ex a fare fortune di altre scuderie: Stella faro McLaren

L’ex ingegnere di Schumi ed Alonso è team principal della storica scuderia inglese rinata a Silverstone. E occhio a Binotto...

C’è una Stella che fa volare la nuova McLaren. Non è tanto e solo quella che marchia la power unit Mercedes, battuta nella gara di casa domenica a Silverstone (peggio è andata alla Ferrari: surclassata), ma una persona in carne ed ossa che di nome fa Andrea e che a Woking è arrivato con una forte aurea rossa nel 2015 seguendo Fernando Alonso, del quale è stato ingegnere di pista a Maranello dopo esserlo stato di Kimi Raikkonen e Michael Shumacher.

Umbro di Orvieto, 52 anni, laureato alla Sapienza di Roma in ingegneria aerospaziale con una tesi sulla scia delle eliche elaborata al Centro Esperienze Idrodinamiche della Marina Militare, Stella è l’ultimo dei grandi tecnici cresciuti in Ferrari (lui dal 2000, iniziando nella squadra test e seguendo in prima persona l’avventura di Valentino Rossi nel 2006) mandati via, scappati, cacciati (fate voi) per poi fare la fortuna altrui. Aldo Costa e James Allison in Mercedes, o Stefano Domenicali che almeno fa guadagnare tutti come presidente della F1.

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Il ruolo di Stella in McLaren

Stella, che in McLaren ha scalato tutti i ruoli (performance director nel 2018, racing director nel 2020, team principal quest’anno) è l’uomo chiave e concreto della storica scuderia da troppi anni (ultimo titolo nel 2008 con Lewis Hamilton, vittorie a ripetizione nel 2012) alla ricerca dei fasti antichi (8 Mondiali costruttori, 12 piloti) nonostante ricchi proprietari (25% al saudita Mansour Ojjeh, 75% al fondo sovrano del Bahrain) e la creatività a livello di marketing del nuovo ad Zak Brown. Giusto ascoltarlo, nella sua estrema concretezza dopo il magico weekend di Silverstone, con Lando Norris 2° e Oscar Piastri 4° (il doppio podio è sfumato per la safety car) grazie alle novità che molti bollano come copiatura della Red Bull, ma che hanno trasformato una caffettiera (inizio da incubo) in un razzo.

Stella elogia la McLaren

«Siamo stupiti da noi stessi - ammette Stella -. Sapevamo di aver migliorato la macchina, ma non pensavamo così tanto. L’abbiamo scoperto in Austria (Norris unico con li sviluppi e 4°, ndr) e anche le ulteriori novità portate a Silverstone hanno funzionato, quindi siamo nella direzione giusta e abbiamo lavorato in maniera efficiente. Ora ci godiamo questo momento: in McLaren abbiamo attraversato un periodo difficile e sono felice tutti gli uomini e le donne che ci lavorano». Che sia un fuoco di paglia o vera svolta lo diranno le prossime gare, a partire da Budapest, su una pista “opposta” (lenta). «Scopriremo a che punto siamo - dice Stella -. Austria e Silverstone erano piste amiche alla nostra macchina che sviluppa un downforce importante, così come ama il fresco. Diciamo che è “inglese” e che il mio compito è renderla più “latina”... in modo che sia competitiva anche col caldo».

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McLaren e l'imprinting di Stella

Ma non c’è dubbio che abbia dato già un tale imprinting con i piloti, tutti giovani ed esuberanti (Norris idolo, Piastri strappato all’Alpine, ma pure la riserva Alex Palou, pescato nella Indy), e un organico in crescita. Andrea ha in mente una squadra tutta genio e fantasia, fresca, giovane. Una specie di nuova Red Bull. Quello che alla Ferrari non si riesce (non si riuscirà mai?) a fare. «C’è un elemento di fondo nel mio ruolo ed è il fatto che la F1 sta diventando sempre più vasta e complessa - ragiona in un’intervista a FormnulaPassion -. Oggi abbiamo tre regolamenti: tecnico, sportivo e fi nanziario, strettamente interconnessi. Poi ci sono i partner, gli sponsor, i media… Anche a livello di leadership, perciò, è una scelta sensata avere più di una persona per coprire tutti gli aspetti. Io e Zak Brown ci integriamo bene: io penso più agli aspetti tecnici e ai rapporti interni al team, lui a quelli commerciali e alle macro strategie di McLaren Racing. Ma in fondo era così anche in passato, quando in Ferrari c’erano Todt, Ross Brawn e Montezemolo che lavoravano come un’entità singola. Anche oggi, se non hai un team principal di estrazione tecnica, ti serve un’autorità di questo genere».

Binotto in McLaren?

Sembra un’apertura per Mattia Binotto, che forse non a caso venerdì è ricomparso nel paddock dopo nove mesi d’assenza e alla vigilia della fine del periodo di gardening dopo la rottura col Cavallino (per nulla) Rampante, oltre ai già annunciati arrivi di David Sanchez, il primo trasfugo Ferrari della gestione Vasseur, e Rob Marshall, il delfino di Adrian Newey strappato alla Red Bull. «Dovevamo innescare una nuova fase, che è iniziata riorganizzando il reparto tecnico e quello aerodinamico. Sono stati i due passi più importanti, ma i cambiamenti continuano ad avvenire» sorride Stella, che loda Sanchez («una delle personalità più interessanti e creative della F1») che invece alla Ferrari era stato messo in un angolo. Ci crede la McLaren di Stella, ha una visione. «Vogliamo far parte del gruppo di testa entro la fine di questa stagione, ripetere questi ultimi risultati con frequenza. Per questo siamo aggressivi nello sviluppo, parte del quale ricadrà sul progetto 2024. Poi puntiamo ad andare regolarmente sul podio e, nel 2025, anche sul gradino più alto…».

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C’è una Stella che fa volare la nuova McLaren. Non è tanto e solo quella che marchia la power unit Mercedes, battuta nella gara di casa domenica a Silverstone (peggio è andata alla Ferrari: surclassata), ma una persona in carne ed ossa che di nome fa Andrea e che a Woking è arrivato con una forte aurea rossa nel 2015 seguendo Fernando Alonso, del quale è stato ingegnere di pista a Maranello dopo esserlo stato di Kimi Raikkonen e Michael Shumacher.

Umbro di Orvieto, 52 anni, laureato alla Sapienza di Roma in ingegneria aerospaziale con una tesi sulla scia delle eliche elaborata al Centro Esperienze Idrodinamiche della Marina Militare, Stella è l’ultimo dei grandi tecnici cresciuti in Ferrari (lui dal 2000, iniziando nella squadra test e seguendo in prima persona l’avventura di Valentino Rossi nel 2006) mandati via, scappati, cacciati (fate voi) per poi fare la fortuna altrui. Aldo Costa e James Allison in Mercedes, o Stefano Domenicali che almeno fa guadagnare tutti come presidente della F1.

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