Cinque titoli, cinque storie
Fra i cinque titoli ferraristi di Schumi, l’ultimo, quello di cui ci apprestiamo a celebrare il ventennale, è il più agevole. Nel 2000, il distacco nei confronti di Mika Hakkinen sarà ampio (19 punti, 108 contro 99) ma maturerà solo in coda. E anche nel 2001, con un distacco più marcato, il dominio sarà esercitato solo nella seconda parte della stagione: 123 punti contro i 75 di Coulthard. Nel 2002 l’unico rivale, ma a debita distanza, è il compagno di scuderia, che alla fine sarà secondo a 67 punti di distanza: 144 a 77. Nel 2003 invece la contesa è tirata, lo sfidante è Kimi Raikkonen (McLaren): finisce con soli due punti di distacco. E così si arriva al 2004, quello dell’avvio senza speranze per i rivali. L’appuntamento con il sigillo della matematica è il 29 agosto sulla pista belga di Spa-Francorchamps, che Schumi considera come quella di casa, perché dominio mondiale dalla natìa Kerpen sono meno di 90 chilometri in linea d’aria. Non c’è grande attesa, perché dei 13 Gp precedenti Schumi ne ha vinti 12, lasciando a Trulli solo Monte Carlo.
L’unico rivale teorico sarebbe il compagno di squadra Barrichello, grazie a dieci piazzamenti sul podio, sette volte secondo e tre volte terzo. Stavolta non ci sarà la vittoria ma il secondo posto a Schumi basta e avanza, Barrichello è terzo. Il Gran Premio lo vince Raikkonen al volante della McLaren e quel podio rappresenta anche un ponte verso il futuro, perché il rivale sarà poi l’unico ferrarista capace di vincere un Mondiale piloti dopo Schumi, nel 2007. Per Michael quel trionfo sembra routine, sul podio non fa granché festa. Ad Alberto Antonini di Autosprint la racconterà così: «Più che altro dopo il Belgio ho festeggiato fra me e me. Così come era accaduto l’anno scorso a Suzuka (campione con un ottavo posto in gara, ndr) c’erano emozioni diverse. Non ero sicuro di come avrei dovuto prenderlo, questo secondo posto. Ho dovuto riflettere un po’ sulle mie emozioni, anche se poi, naturalmente, quando ci siamo trovati tutti al motorhome della Ferrari, l’atmosfera era grandiosa».