Caos Red Bull, team spaccato in due: Horner attaccato anche dai rivali

L’auto è velocissima, ma quanti problemi per i campioni del mondo: problemi su tutti i fronti

Le macchine nuove in pista a girare, i giornalisti ad affollare la saletta stampa del circuito di Sahkir. Più che a guardare i monitor dei tempi e di cercare di carpire i segreti della rivoluzionaria RB20, occhi, obiettivi e microfoni sono per la conferenza dei team principal. Motivo? La presenza di Christian Horner, alla prima uscita ufficiale da quando è protagonista di un’indagine interna alla Red Bull per comportamenti inappropriati. L’inglese che prima di sposare l’ex Spice Girl Geri Halliwell ha conquistato 7 titoli mondiali piloti e 6 costruttori con il team anglo-austriaco che dirige dal 2005, ovviamente ha schivato le domande sul caso che secondo voci sempre più insistenti lo porterà alle dimissioni in questi giorni, prima che si accendano i motori per il primo GP, in programma sempre in Bahrain da giovedì prossimo. «Sono parte in causa di un processo in corso e non posso commentarlo - le parole di Horner -. Posso solo dire che tutti vogliamo che si risolva il prima possibile, per il bene del team».

L'affondo di Zak Brown

La squadra, spaccata in due anime dopo la morte di Dietrich Mateschitz (Horner uomo della nuova proprietà di maggioranza, la tailandese Yoovidhya; Marko fiduziario degli eredi) è però sotto attacco anche da parte dei rivali. E non solo per recuperare il gap enorme dell’anno scorso (e che gli analisti dopo i primi due giorni di test quantificano ancora in un secondo grazie alla rivoluzionaria RB20). Ieri a Sahkir l’affondo più duro è arrivato da Zak Brown, l’amministratore delegato della McLaren, che ha criticato pubblicamente quanto finora ventilato in modo più soft dalle altre scuderie: il fatto che la Red Bull ora abbia due team, con l’ex AlphaTauri (e prim’ancora Toro Rosso) ora chiamata RB (Racing Bulls, ma la sigla già fa capire tutto) per di più copia della macchina dell’anno scorso, la RB19 che ha vinto 22 gare su 23 e che anche quest’anno batterebbe ben più di mezza griglia.

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Le parole di Brown

«Non c’è nessun altro sport importante che io conosca in cui si possa avere la proprietà di due squadre concorrenti. Non è permesso» sibila Brown davanti anche a Laurent Mekies, ex ds Ferrari e fresco team principal della RB. Parole che provocano la reazione di Horner. «Bisogna guardare indietro all’inizio della storia per sapere perché la proprietà era come lo è ora - la difesa Red Bull -. Nel 2005 Ecclestone e Mosley (allora proprietario del Circus e presidente della Fia, ndr) si rivolsero a Mateschitz per acquisire la Minardi che era sull’orlo del fallimento. Dietrich è intervenuto, ha acquisito la squadra, l’ha risollevata e ha investito in modo significativo negli impianti di Faenza». Quindi Horner ha fatto pesare il fatto che il gruppo austriaco ha tenuto piena la griglia con 4 macchine anche negli anni della crisi 2008 e del Covid. «L’impegno di Red Bull nei confronti della F1 e di questi due team è quindi eccezionale e va applaudito e apprezzato piuttosto che deriso e sminuito» la chiusura piccata con messaggio a Liberty Media e Fia, ora dirette da Stefano Domenicali e Mohammed Ben Sulayem. La situazione però è poco tollerata e potenzialmente esplosiva.

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Le macchine nuove in pista a girare, i giornalisti ad affollare la saletta stampa del circuito di Sahkir. Più che a guardare i monitor dei tempi e di cercare di carpire i segreti della rivoluzionaria RB20, occhi, obiettivi e microfoni sono per la conferenza dei team principal. Motivo? La presenza di Christian Horner, alla prima uscita ufficiale da quando è protagonista di un’indagine interna alla Red Bull per comportamenti inappropriati. L’inglese che prima di sposare l’ex Spice Girl Geri Halliwell ha conquistato 7 titoli mondiali piloti e 6 costruttori con il team anglo-austriaco che dirige dal 2005, ovviamente ha schivato le domande sul caso che secondo voci sempre più insistenti lo porterà alle dimissioni in questi giorni, prima che si accendano i motori per il primo GP, in programma sempre in Bahrain da giovedì prossimo. «Sono parte in causa di un processo in corso e non posso commentarlo - le parole di Horner -. Posso solo dire che tutti vogliamo che si risolva il prima possibile, per il bene del team».

L'affondo di Zak Brown

La squadra, spaccata in due anime dopo la morte di Dietrich Mateschitz (Horner uomo della nuova proprietà di maggioranza, la tailandese Yoovidhya; Marko fiduziario degli eredi) è però sotto attacco anche da parte dei rivali. E non solo per recuperare il gap enorme dell’anno scorso (e che gli analisti dopo i primi due giorni di test quantificano ancora in un secondo grazie alla rivoluzionaria RB20). Ieri a Sahkir l’affondo più duro è arrivato da Zak Brown, l’amministratore delegato della McLaren, che ha criticato pubblicamente quanto finora ventilato in modo più soft dalle altre scuderie: il fatto che la Red Bull ora abbia due team, con l’ex AlphaTauri (e prim’ancora Toro Rosso) ora chiamata RB (Racing Bulls, ma la sigla già fa capire tutto) per di più copia della macchina dell’anno scorso, la RB19 che ha vinto 22 gare su 23 e che anche quest’anno batterebbe ben più di mezza griglia.

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