Tennis, Sonego e Vavassori : Torinesi all’assalto della terra di Madrid

Compito più difficile per Andrea, che si trova davanti un Murray sempre efficiente al primo turno. Lorenzo contro il tedesco Struff
Tennis, Sonego e Vavassori : Torinesi all’assalto della terra di Madrid

Giornata torinese e in parte torinista quella di oggi al Masters madrileno, da condurre racchetta in resta e maglia granata, con bello spirito garibaldino (in un Mille, ci sta) e da immaginare un po’ come la carica dei tori per le strade di Pamplona. Sonego e Vavassori al debutto nel torneo, spinti da venti opposti, ma utili alla navigazione, tali da sospingere il buon Sonny lontano dalle secche di una crisi quasi mistica, che gli si era appiccicata addosso come bostik addirittura l’anno scorso, e da imprimere all’amico Wave (l’onda, così chiamano Andrea nel Tour) una velocità di crociera che fin qui non aveva praticato, tanto più nelle traversate in singolo, lui che in doppio vanta una classifica (47) da numero tre d’Italia e fa da supporto in Davis. In comune la passione per uno sport da solitari, in cui è raro condividere allenamenti e speranze con uno nato a pochi passi da casa.

Vavassori e Sonego, prove toste per gli azzurri

Prove toste, per entrambi. Di più per Andrea Vavassori scapigliatura da carbonaro, un cenno di barba sul mento, già ventisettenne, con un nonno che mise su un campo da tennis a Tetti Neirotti, frazione di Rivoli. Nonno Arduino, si chiamava. Scomparso un anno fa, la settimana prima che Wave riuscisse a dare realtà al sogno della sua vita, qualificarsi per Wimbledon. Madrid fa parte di un altro sogno, più maturo, ma anch’esso da riempire di episodi concreti e reali. Come affrontare Andy Murray nel primo turno del Masters che ha visto Vavassori superare le qualifiche. Proprio Andy, che Wimbledon l’ha vinto, e sarebbe ancora fra i primi se gli infortuni l’avessero lasciato in pace e non l’avessero costretto a una difficile operazione per dotarsi di un’anca nuova, in metallo, bionica… Tra i due, è Wave che va all’attacco e gioca il tennis “all’inglese” di una volta. Emulo di Pat Rafter, il mito di gioventù. Battere e scendere, sempre. Il tennis più difficile da fare. 
Eppure, Murray in primo turno, lo sanno tutti, è ancora un giocatore in grado di creare problemi. È fresco, e l’anca lo lascia in pace. Andrea sa di non essere favorito, ma forse non gli importa più che tanto. Le qualificazioni vinte l’hanno spinto 43 posizioni più su in classifica, al numero 147, e se dovesse battere Murray salirebbe di altre sette posti. Non è il tennis degli Alcaraz e dei Sinner, ma ce n’è abbastanza per sentirsi appagati. 

L’avversario di Sonego

Anche Sonny ha un brutto cliente. Jan-Lennard Struff, 33 anni, tedesco di Warstein, Renania settentrionale. Era scomparso dai radar, al punto da cominciare la stagione dal numero 167, ma è risalito svelto. Ha sempre passato le qualifiche (a Madrid da lucky loser, a dirla tutta) e messo tante partite nelle gambe. Il Masters di Montecarlo l’ha riportato intorno al numero 60. Anche lì, superati i turni preliminari, ha sprimacciato gente come Ramos-Vinolas, De Minaur, addirittura Ruud, prima di cedere a Rublev. Un tipo alto, dallo sguardo un po’ incantato, che gioca alla Sonego (servizione e dritto) ma attacca di più. Sonego però l’ha battuto nell’unico precedente di cui si abbia notizia. È successo l’anno scorso negli ottavi di Stoccarda, in due tie break. 
L’Italia c’è, insomma, si fa sentire. Anche senza Berrettini, Sinner e Fognini. La giornata di ieri ha regalato il primo ingresso nella Top 100 al sanremese Matteo Arnaldi, 22 anni compiuti a febbraio. Erano dodici mesi buoni che inseguiva il traguardo e l’ha trovato in un terzo set sottratto alle grinfie di Benoit Paire, il francese che gioca come gli capita (e teorizza il suo buon diritto a sentirsi diverso da ogni altro tennista del Tour). Operazione non facile, che Arnaldi ha risolto reggendosi sul filo di un equilibrio precario, essendosi trovato sotto di un set – il primo, consegnato all’emozione – poi di un break nel terzo (0-2). Quando Paire pensava di aver già vinto, gli sforzi di Arnaldi gli sono andati di traverso. I doppi falli del francese sono venuti giù a pioggia (12 alla fine) mentre il giovane italiano ha tenuto la barra a dritta, chiudendo il match nel tie break con un onorevolissimo 73% di primi servizi vinti. È un sogno che si avvera. E infatti Matteo lo dice. Anzi, è la prima cosa che dice. La classifica in divenire lo vede al numero 98, il quindicesimo fra gli under 22 nei primi cento del mondo. È partito dalle qualificazioni, ha battuto il diciottenne francese Fils che i cugini d’oltralpe dipingono come una possibile risposta ad Alcaraz, ora affronterà Casper Ruud. Dal quale, si sa, c’è sempre qualcosa da imparare.

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