Cosa si sono detti De Minaur a Sinner a fine partita
Oh, prima di Davidovich-Fokina aveva battuto anche Medvedev e Fritz, De Minaur, per approdare all’atto conclusivo: due top ten, non dei pellegrini. Ma quel suo tennis così leggiadro, ancorché vigoroso nelle fasi di trance agonistica, figlio di un talento latino assimilato dai genitori che avevano vanamente cercato di farlo crescere nella Spagna nadaliana, ha avuto sul monolitico bum-bum di Sinner l’effetto di un piumino da cipria, fino a deragliare nell’inevitabile crash. Epilogo identico alle 4 occasioni in cui i due si erano affrontati in precedenza. Sarà per quello che De Minaur ha chiesto a Sinner – che di australiano ha il super coach Cahill e la mentalità da tennista nato - di giocare insieme almeno il doppio: per riuscire a vederlo come amico pure in campo, e non solo come spietato esecutore di sentenze già scritte nei loro dna di singolaristi. “Well done”, ha detto Alex a Jannik stringendogli la mano sopra la rete, a fine partita. “Bravo, hai giocato bene”, gli ha risposto magnanimo il nostro. Pensa avesse giocato male.
Sinner è entrato nell'olimpo dei Mister 1000
Digerito e assimilato il doppio amaro di Miami, servitogli da Hurkacz nel 2021 e da Medvedev quest’anno, Sinner è entrato dunque nell’olimpo dei Mister 1000. Sempre più saldo al 4° posto nell’entusiasmante corsa verso Torino, dove gli appassionati italiani già lo aspettano con l’acquolina alle ATP Finals, è salito adesso al 6° posto nella classifica mondiale, eguagliando il Berrettini finalista a Wimbledon nel 2021 e scavalcando in tromba Rublev e Ruud, due che ora come ora gli stanno effettivamente una, anzi due spanne sotto. Rune e Tsitsipas, davanti a lui, sono tennisticamente a un tiro di schioppo. Soprattutto, adesso, Jannik dai capelli rossi ha la garanzia di andare a Flushing Meadows evitando fino ai quarti i primi 4 della Top Ten mondiale (Alcaraz, Djokovic, Medvedev e Tsitsi). “Questo titolo, il più prestigioso fin qui della mia carriera, vuol dire tantissimo per me. Soprattutto, mi fa venire ancora più fame, voglia di lavorare e migliorare. Già che ci sono, ora voglio imparare anche a giocare a golf: Darren, preparati…” ha detto Jannik rivolgendosi a Cahill sulle tribune, dove non ha potuto festeggiare con il suo allenatore Vagnozzi – l’uomo per il quale un paio d’anni fa aveva trovato il coraggio di salutare il suo pigmalione Piatti – in ferie e assente come il preparatore atletico Ferrara. Li ritroverà a Cincinnati dove, salvo sorprese, preparerà in un altro Masters 1000 l’appuntamento newyorkese con lo Slam. Se non sarà questo, sarà il prossimo. O uno dei prossimi. Perché non so se lo abbiamo già scritto, ma Jannik Sinner è un predestinato.