"Wimbledon, l'immagine più bella"
Torniamo ai suoi programmi nelle prossime settimane. Quali sono?
«Dopo qualche giorno di allenamento a Torino partirò giovedì per gli Stati Uniti. Giocherò il 500 di Washington e i due Masters 1000, a Toronto e Cincinnati, prima degli US Open».
Quindi non difenderà i punti conquistati lo scorso anno nel 250 ATP di Winston Salem?
«In linea di massima no, anche se la pianificazione definitiva in tal senso dobbiamo ancora farla».
Il suo tennis è diventato più aggressivo. Frutto, questo, di una scelta precisa?
“Assolutamente, l’abbiamo concordato con il team e devo dire che sono convinto della tattica. Andare a prendersi i punti a rete e cercare di alzare le percentuali al servizio e anche in risposta è fondamentale nel tennis di oggi. Mi piace farlo e mi diverte e questo è un lato del gioco e dello stare in campo che permette anche di ottenere risultati”.
In questo è forse più simile il suo atteggiamento a quello di Alcaraz, che parla spesso del portare gioia in campo, per gli altri ma soprattutto per sé. Concorda?
«E’ una questione di attitudine e in questo mi piace come interpreta il tennis il giocatore spagnolo. Lottare e dare spettacolo è bello e al contempo motivante».
Quali le immagini più belle e più brutte del torneo di Wimbledon appena concluso?
«La più bella è certo la vittoria di Jannik, la più brutta aver visto Dimitrov chiudere in lacrime il confronto con l’azzurro. Il bulgaro ha ribadito il suo gran talento e il suo ritiro è stato toccante sempre sotto il profilo emozionale».
Ora dunque il cemento. Con quali prospettive personali?
«Conto logicamente di far bene e credo di poter proseguire questo buon momento. A inizio stagione ho giocato buoni match sulla superficie, meno poi sulla terra. Ma dalle sconfitte sul rosso ho imparato molto».
