Pagina 2 | "Così Sinner ha tolto le certezze ad Alcaraz. Roland Garros rocambolesco"

E’ un Lorenzo Sonego contento e rilassato, dopo un periodo di vacanza, quello che riprenderà oggi gli allenamenti al Circolo della Stampa Sporting in vista dello slot di tornei sul cemento che lo condurranno agli US Open. Il torinese è tornato nei top 40 dopo la bella corsa fatta a Wimbledon dove ha raggiunto gli ottavi di finale: «Sono stati giorni fantastici quelli vissuti all’All England Club, sia dal punto di vista tecnico che fisico. Me li sono goduti e sono stato veramente bene. Sono stato autore di belle lotte e ho cercato di dare il massimo. Sono fiero di come ha reagito il mio fisico dopo una battaglia di oltre 5 ore contro Nakashima e del fatto di aver giocato alla pari contro Ben Shelton».

Un tabù, l’americano, che prima o poi Sonego si è detto pronto a cancellare. Come?

«Prima o poi troverò il modo per batterlo. I precedenti dicono che tutti i confronti sono stati molto equilibrati, non gli sono lontano. L’aspetto positivo è aver provato delle ottime sensazioni per tutto il torneo confermando la bontà del lavoro svolto negli ultimi mesi. In campo sto trovando quell’equilibrio che può fare la differenza e ti permette di essere competitivo con chiunque».

Come ha vissuto la storica vittoria di Jannik Sinner, un amico prima ancora che un avversario e un compagno di Nazionale?

«E’ stato un grande momento per tutti noi azzurri e ovviamente per il sottoscritto. In questa stagione ci siamo allenati spesso insieme e in carriera abbiamo anche fatto diversi doppi. Sapevo che Jannik aveva una gran voglia di rifarsi dopo la sconfitta arrivata in modo rocambolesco al Roland Garros, e non ha perso tempo. Si è confermato il miglior giocatore al mondo soprattutto a livello mentale».

Qual è stato il suo segreto nella finale contro Alcaraz?

«Jannik ha offerto una gran prestazione sotto ogni punto di vista. E’ stato coraggioso nei momenti più importanti della partita, per esempio tirando delle seconde palle di servizio che hanno annichilito lo spagnolo. E’ stato molto bravo a risalire dopo aver perso il primo set e capitalizzare, pur lottando, il break ottenuto a inizio secondo set. Via via ha tolto le certezze al due volte campione di Wimbledon ed è andato a prendersi meritatamente il titolo. La sua emozione è stata anche la nostra emozione, la mia nello specifico, penso quella di tutti gli appassionati che non avevano mai visto trionfare un giocatore italiano a Wimbledon. Sarà un ulteriore sprone a fare sempre meglio per tutti noi e l’intero movimento del tennis di casa nostra. Freddezza e coraggio sono due armi che solo i grandissimi come lui possiedono e contribuiscono a raggiungere il massimo».

Un’amicizia, la vostra, che trova radici in cosa?

«Caratterialmente siamo molto simili ed è piacevole anche vivere momenti non di campo insieme. Abbiamo imparato a stimarci e apprezzarci anche con i passaggi emozionanti vissuti due anni fa in Davis Cup e definirei il nostro un gran bel rapporto. Gli ho scritto dopo la grande vittoria e passato il post evento sicuramente ci sentiremo con più calma per commentare quanto accaduto». 

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"Wimbledon, l'immagine più bella"

Torniamo ai suoi programmi nelle prossime settimane. Quali sono?
«Dopo qualche giorno di allenamento a Torino partirò giovedì per gli Stati Uniti. Giocherò il 500 di Washington e i due Masters 1000, a Toronto e Cincinnati, prima degli US Open».

Quindi non difenderà i punti conquistati lo scorso anno nel 250 ATP di Winston Salem?

«In linea di massima no, anche se la pianificazione definitiva in tal senso dobbiamo ancora farla».

Il suo tennis è diventato più aggressivo. Frutto, questo, di una scelta precisa?

Assolutamente, l’abbiamo concordato con il team e devo dire che sono convinto della tattica. Andare a prendersi i punti a rete e cercare di alzare le percentuali al servizio e anche in risposta è fondamentale nel tennis di oggi. Mi piace farlo e mi diverte e questo è un lato del gioco e dello stare in campo che permette anche di ottenere risultati”.

In questo è forse più simile il suo atteggiamento a quello di Alcaraz, che parla spesso del portare gioia in campo, per gli altri ma soprattutto per sé. Concorda?

«E’ una questione di attitudine e in questo mi piace come interpreta il tennis il giocatore spagnolo. Lottare e dare spettacolo è bello e al contempo motivante».

Quali le immagini più belle e più brutte del torneo di Wimbledon appena concluso?

«La più bella è certo la vittoria di Jannik, la più brutta aver visto Dimitrov chiudere in lacrime il confronto con l’azzurro. Il bulgaro ha ribadito il suo gran talento e il suo ritiro è stato toccante sempre sotto il profilo emozionale».

Ora dunque il cemento. Con quali prospettive personali?

«Conto logicamente di far bene e credo di poter proseguire questo buon momento. A inizio stagione ho giocato buoni match sulla superficie, meno poi sulla terra. Ma dalle sconfitte sul rosso ho imparato molto».

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«Dopo qualche giorno di allenamento a Torino partirò giovedì per gli Stati Uniti. Giocherò il 500 di Washington e i due Masters 1000, a Toronto e Cincinnati, prima degli US Open».

Quindi non difenderà i punti conquistati lo scorso anno nel 250 ATP di Winston Salem?

«In linea di massima no, anche se la pianificazione definitiva in tal senso dobbiamo ancora farla».

Il suo tennis è diventato più aggressivo. Frutto, questo, di una scelta precisa?

Assolutamente, l’abbiamo concordato con il team e devo dire che sono convinto della tattica. Andare a prendersi i punti a rete e cercare di alzare le percentuali al servizio e anche in risposta è fondamentale nel tennis di oggi. Mi piace farlo e mi diverte e questo è un lato del gioco e dello stare in campo che permette anche di ottenere risultati”.

In questo è forse più simile il suo atteggiamento a quello di Alcaraz, che parla spesso del portare gioia in campo, per gli altri ma soprattutto per sé. Concorda?

«E’ una questione di attitudine e in questo mi piace come interpreta il tennis il giocatore spagnolo. Lottare e dare spettacolo è bello e al contempo motivante».

Quali le immagini più belle e più brutte del torneo di Wimbledon appena concluso?

«La più bella è certo la vittoria di Jannik, la più brutta aver visto Dimitrov chiudere in lacrime il confronto con l’azzurro. Il bulgaro ha ribadito il suo gran talento e il suo ritiro è stato toccante sempre sotto il profilo emozionale».

Ora dunque il cemento. Con quali prospettive personali?

«Conto logicamente di far bene e credo di poter proseguire questo buon momento. A inizio stagione ho giocato buoni match sulla superficie, meno poi sulla terra. Ma dalle sconfitte sul rosso ho imparato molto».

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