Milan e Real Madrid, Berlusconi e Florentino Perez: The Champions

Sei le Champions League vinte da Perez, cinque per il rossonero. Li accomunava una visione rivoluzionaria per far crescere il calcio

Con la scomparsa di Silvio Berlusconi, milanese e milanista, nel mondo del grande calcio internazionale resta solo il madrileno e madridista Florentino Pérez a vestire i panni del munifi co mecenate “autoctono” di un club di spessore planetario. Nella fattispecie il Real Madrid. L’Ingegnere dei “blancos” ha conquistato 6 Champions League (eguagliando il mitico Santiago Bernabéu), 6 Mondiali per club e 5 Supercoppe Europee in 20 anni di presidenza mentre Il Dottore dei rossoneri ha arricchito il “palmarès” vincendo 5 Champions League, 3 Mondiali per club e 5 Supercoppe Europee in 31 anni di leadership societaria. Nessuno ha vinto come loro al di fuori dei confi ni nazionali. Una specie in via d’estinzione. Cultori del calcio e squisiti, sopraffini intenditori tanto da poter mettere in imbarazzo con le loro dotte e lucide disquisizioni tattiche anche fior di allenatori plurititolati. Uomini di potere, ieratici, che amano anche frequentare lo spogliatoio e gli allenamenti della squadra per caricare i loro ragazzi, pronunciare le parole giuste e toccanti. E che non disdegnano intrattenersi brevemente pure con fattorini, magazzinieri, autisti o giardinieri. Persone di una volta. Irreplicabili.

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“Tsunami" straniero

Fra l’altro nessuno dei più agguerriti “competitor” di Real e Milan in Champions League ha una proprietà “locale”, a parte il Bayern che però è una società per azioni controllata non da una sola figura cuspidale e carismatica bensì da 4 differenti investitori: gli sponsor Adidas, Audi e Allianz più la quota spettante all’associazione “Bayern München AG” di cui fanno parte oltre 162.000 soci. Infine c’è il Barça del catalano Laporta, che però ha vinto solo 2 Champions in 2 mandati presidenziali (per il Bayern tre successi negli ultimi 23 anni). Il Manchester City fresco campione d’Europa è di proprietà emiratina, il Paris Saint-Germain è gestito dall’emiro del Qatar, il Liverpool controllato dall’americano John Henry così come il Manchester United dai fratelli Glazer (attenzione: Jassim bin Hamad Al Thani, presidente della Qatar Islamic Bank nonché nipote del sovrano del Psg, ha offerto 6 miliardi di sterline per rilevare il club) e il Chelsea da Boehly mentre il Newcastle United è passato a un consorzio che fa capo al principe ereditario saudita Mohammad bin Salman Al Saud. Cinesi del Suning Holdings Group (Nanchino) alla guida dell’Inter e americani di RedBird Capital Partners (New York) al timone del Milan.

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«Berlusconi epocale»

Proprio ieri, nel corso della presentazione a Madrid del rientrante ispano-marocchino Brahim Díaz, il presidente dei “galácticos” Florentino Pérez ha voluto dedicare parole di elogio e di stima nel ricordo del suo ex collega Silvio Berlusconi: «Un presidente con il quale abbiamo sempre avuto rapporti eccellenti. Lui ha caratterizzato un’epoca del calcio mondiale e sarà sempre nella nostra memoria. Grazie a Berlusconi il Milan è diventato leggendario e ha vissuto uno dei periodi di maggior successo della sua storia. Vincendo 5 Champions League ha raggiunto in totale quota 7, un albo d’oro secondo soltanto al nostro».

Lotta per l'impossibile

Quanto all’ex rossonero Brahim Díaz, che ha concluso il suo prestito triennale al Milan, Pérez ha dichiarato: «Diamo il bentornato a uno di quei grandi giocatori che ci renderanno ancora più forti. Il nostro obiettivo è continuare a migliorare questa squadra. Il Real Madrid è insaziabile anche nella lotta per l’impossibile. Questi grandi giocatori sono anche madridisti nel cuore». Concetti che, sostituendo la parola madridisti con milanisti, facevano parte del repertorio berlusconiano.

Visione Superlega

Berlusconi, quasi 11 anni più di Pérez, fu il primo a far tremare l’Uefa parlando per la prima volta concretamente di Superlega. E lo appoggiava uno dei predecessori di Florentino ai “merengues”, l’avvocato Mendoza. Misero a punto una strategia comune e a Nyon, per parare la minaccia, cominciarono a riformare la vecchia Coppa Campioni fra il 1991 e ’92 trasformandola nella moderna Champions League. “Sua Emittenza” riprovò l’assalto nel 1998, progetto portato avanti col colosso J.P. Morgan pronto a finanziare la “European Football League”. Preoccupazione montante in casa Uefa la quale introdusse altre essenziali modifi che alla Champions come l’allargamento, dal 1999, a 4 club partecipanti per i Paesi più importanti quali l’Italia. E a oltre trent’anni dal primo assalto, stavolta è toccato a Pérez rilanciare l’idea di una campionato d’élite fra le grandi squadre d’Europa...

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Con la scomparsa di Silvio Berlusconi, milanese e milanista, nel mondo del grande calcio internazionale resta solo il madrileno e madridista Florentino Pérez a vestire i panni del munifi co mecenate “autoctono” di un club di spessore planetario. Nella fattispecie il Real Madrid. L’Ingegnere dei “blancos” ha conquistato 6 Champions League (eguagliando il mitico Santiago Bernabéu), 6 Mondiali per club e 5 Supercoppe Europee in 20 anni di presidenza mentre Il Dottore dei rossoneri ha arricchito il “palmarès” vincendo 5 Champions League, 3 Mondiali per club e 5 Supercoppe Europee in 31 anni di leadership societaria. Nessuno ha vinto come loro al di fuori dei confi ni nazionali. Una specie in via d’estinzione. Cultori del calcio e squisiti, sopraffini intenditori tanto da poter mettere in imbarazzo con le loro dotte e lucide disquisizioni tattiche anche fior di allenatori plurititolati. Uomini di potere, ieratici, che amano anche frequentare lo spogliatoio e gli allenamenti della squadra per caricare i loro ragazzi, pronunciare le parole giuste e toccanti. E che non disdegnano intrattenersi brevemente pure con fattorini, magazzinieri, autisti o giardinieri. Persone di una volta. Irreplicabili.

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