Le ultime due stagioni
Verso la mezzora del primo tempo Di Maria ha ricevuto palla pochi metri oltre la metà campo, ha alzato la testa e c’erano solo tre compagni, peraltro marcati o schermati da sei uomini del Siviglia. Il Fideo ha tenuto palla, prendendo tempo e, dopo tre lunghi secondi, la situazione non era mutata: nessuno era accorso da dietro, solo Cuadrado e Miretti si appropinquavano lemme lemme, ma comunque ancora dietro il portatore di palla, che l’ha portata ancora per poco, dovendosi avventurare in un dribbling impossibile. Basta quell’attimo di partita per avere la rappresentazione plastica della Juventus delle ultime due stagioni, durante le quali i giocatori bianconeri non hanno mai dato l’impressione di avere una vaga idea di cosa fare in fase di possesso palla e, comunque, di non avere l’intensità atletica per metterla eventualmente in pratica.
Pogba illumina
Poi c’è il gol di Gatti, in un finale gladiatorio. E c’è il rigore, netto, negato a Rabiot senza neanche un passaggio al Var (ieri Ceferin era a Roma, si è perso la prestazione dell’arbitro Siebert). E c’è Pogba che illumina di qualità e scuote l’apatia. Tutte cose a cui la Juventus e il suo tormentato popolo possono aggrapparsi per andare a Siviglia a giocarsi una partita difficilissima e un passaggio del turno che resta ancora possibile. Giusto, quindi, non mollare, non disfare l’entusiasmo che il pareggio all’ultimo secondo comunque porta. Dai Juve, provaci che ci puoi riuscire. Ma chi non deve scendere in campo fra sette giorni a Siviglia, trovi il tempo di rivedere la partita fino al gol di Gatti e, magari, di rivedere il film degli ultimi due anni, perché la Juventus non può e non deve vincere sempre, ma c’è modo e modo di non vincere. E i gol all’ultimo secondo non possono nascondere i problemi di 90 minuti.