McKennie, la Juve e il retroscena su Pirlo: “Sono scappato via”

Il centrocampista statunitense ha raccontato vari aneddoti sul canale YouTube della società: “In cameretta avevo il poster dell’Italia 2006”
McKennie, la Juve e il retroscena su Pirlo: “Sono scappato via”© Juventus FC via Getty Images

TORINO - "Come è arrivata la chiamata della Juve? C'erano due club interessati, ma non erano di primo livello. Poi ho ricevuto una chiamata dal mio procuratore che mi ha detto della chiamata della Juventus e che il club era interessato a me. Volevo la Juventus". È quanto dichiarato da Weston McKennie in un'intervista rilasciata al canale YouTube della Juventus.

"La tournée in America? È stato qualcosa di incredibile perché da americano è sempre bello tornare a casa. Gran parte dei giocatori juventini hanno famiglia in Italia e in Europa. Quindi per le loro famiglie vederli giocare è più semplice ma per me o Weah è difficile che le persone ci vengano a vedere e per farlo devono svegliarsi molto presto. Quindi giocare davanti al pubblico di casa è incredibile", prosegue il centrocampista statunitense.

Le prime impressioni

"Non avevo portato nulla con me. Anche perché avevo fatto il mio primo allenamento con le Adidas Copa che erano anche un mezzo numero più grande. Al primo allenamento guardavo Chiellini, Higuain, Cuadrado, Bonucci, Buffon e non potevo crederci. In pochi sanno che, quando ero piccolo, in camera mia, dopo la vittoria dell'Italia del Mondiale 2006, avevo messo il poster della squadra che alzava la coppa. Vederli e soprattutto giocare con loro è stato surreale, ero entusiasta. Il primo gol con la Juve? Mi ricordo che ero partito dalla panchina, in Germania non avevo segnato molto, infatti, se si guarda il replay non sapevo come esultare però è stato molto bello. Quando segni senti il peso che ti si toglie dalle tue spalle e io non sentivo più la pressione, poi farlo in un derby è stato fantastico", aggiunge McKennie.

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L'aneddoto legato al Barcellona

"La vittoria al Camp Nou contro il Barcellona? Ho un aneddoto interessante su questa partita. Anche perché non avrei mai pensato di giocare una partita così. Io sono cresciuto in Germania e ho iniziato a giocare lì, dopodiché con la mia famiglia mi sono spostato in Spagna. All'epoca il Barcellona si allenava al Camp Nou a porte chiuse e abbiamo pregato la sicurezza di farci entrare e per convincerli abbiamo detto che eravamo americani e io avevo appena iniziato a giocare a calcio. Ci hanno fatto entrare, così abbiamo potuto vedere Messi, Ronaldinho e gli altri campioni che si allenavano. Poi ad un certo punto è arrivato un pallone e l'ho calciato indietro. Quindi quella partita era un cerchio che si chiudeva. L'angolo verso cui sono andato ad esultare era lo stesso dove ero andato da bambino. Mi sono immaginato me quando ero bambino. Se me l'avessero chiesto avrei risposto che non ci avrei mai pensato. È stato un momento importantissimo", continua McKennie.

L'esultanza alla Harry Potter

"Sinceramente volevo fare un'esultanza diversa. Mi ricordo che quando ero bambino mia nonna mi aveva mandato i libri di Harry Potter, così avevo iniziato a leggerli e successivamente sono usciti tutti i film. Mi sono innamorato di questo personaggio. Ero un bambino molto creativo e che aveva grande immaginazione, poi guardavo ogni anno. L'esultanza è venuta cosi: mi ricordo che avevo parlato con qualcuno rivelando che avrei esultato così. Poi questa esultanza è rimasta ed è unica e speciale. Quest'anno mi auguro di poterla fare più spesso", prosegue.

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Coppa Italia e Supercoppa

"La Supercoppa? È stato incredibile, anche perché è stato mio primo trofeo. È una bella sensazione alzare un trofeo, anche se c'è un po' di tristezza perchè abbiamo vinto ma mi è dispiaciuto non vincere lo scudetto, questo manca nella mia bacheca. E la vittoria della Coppa Italia?  Questo ricordo è dolce amaro, perché si avvicinava la fine della stagione e sarebbe potuto essere il mio ultimo trofeo con i miei compagni. Soprattutto perché la Coppa Italia l'ha alzata Gigi e non sapevamo se fosse rimasto alla Juventus o se sarebbe andato via. È stato emozionante vedere la felicità nei suoi occhi", aggiunge.

L'aneddoto su Pirlo

"Ero in pullman con la squadra stavamo andando in Austria per la preparazione e mi avevano detto che mi avrebbe chiamato Andrea Pirlo e non ci potevo credere. Ero a pranzo con la squadra, non potevamo avere i telefoni di solito, ma ho visto che mi stava chiamando un numero dall'Italia così ho preso il telefono e sono andato via. Li ho capito che sarei andato alla Juventus. Il resto è storia", conclude McKennie.

Juve, McKennie e Weah pilastri Usa

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TORINO - "Come è arrivata la chiamata della Juve? C'erano due club interessati, ma non erano di primo livello. Poi ho ricevuto una chiamata dal mio procuratore che mi ha detto della chiamata della Juventus e che il club era interessato a me. Volevo la Juventus". È quanto dichiarato da Weston McKennie in un'intervista rilasciata al canale YouTube della Juventus.

"La tournée in America? È stato qualcosa di incredibile perché da americano è sempre bello tornare a casa. Gran parte dei giocatori juventini hanno famiglia in Italia e in Europa. Quindi per le loro famiglie vederli giocare è più semplice ma per me o Weah è difficile che le persone ci vengano a vedere e per farlo devono svegliarsi molto presto. Quindi giocare davanti al pubblico di casa è incredibile", prosegue il centrocampista statunitense.

Le prime impressioni

"Non avevo portato nulla con me. Anche perché avevo fatto il mio primo allenamento con le Adidas Copa che erano anche un mezzo numero più grande. Al primo allenamento guardavo Chiellini, Higuain, Cuadrado, Bonucci, Buffon e non potevo crederci. In pochi sanno che, quando ero piccolo, in camera mia, dopo la vittoria dell'Italia del Mondiale 2006, avevo messo il poster della squadra che alzava la coppa. Vederli e soprattutto giocare con loro è stato surreale, ero entusiasta. Il primo gol con la Juve? Mi ricordo che ero partito dalla panchina, in Germania non avevo segnato molto, infatti, se si guarda il replay non sapevo come esultare però è stato molto bello. Quando segni senti il peso che ti si toglie dalle tue spalle e io non sentivo più la pressione, poi farlo in un derby è stato fantastico", aggiunge McKennie.

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