Baggio innamorato di Yildiz e Sinner: "Colpi incredibili". E su Zirkzee...

Il Divin Codino esclusivo: "Ecco cosa manca ai giovani del calcio italiano oggi. L'Italia? Devono partire con le idee chiare"

MILANO - Una carriera di successi e cadute, rinascite e delusioni. Il suo era un talento smisurato, disumano e dunque incompatibile con le fragilità che contraddistinguono gli uomini, esseri mortali. I tanti infortuni, più volte, hanno rischiato di strapparlo al calcio, la sua più grande passione, l’unico mezzo con cui è sempre riuscito a raccontare tutto di sé. Lui, che non è mai stato un chiacchierone, ma che con la palla tra i piedi sembrava in grado di conquistare il mondo intero. In carriera ha vinto tutto, o quasi, con le maglie di Fiorentina, Milan, Bologna, Inter e Brescia. In mezzo l’esperienza a Torino con la Juventus, forse il punto più alto di una storia calcistica che verrà raccontata di generazione in generazione. Ieri lo abbiamo incontrato a Milano, dove si è tenuta la presentazione di Antera, lo storico marchio di cerchi in lega di cui Baggio è brand ambassador.

Juventus, i campioni bianconeri più amati dalla famiglia Agnelli

Roberto, negli ultimi anni, in Italia e in Europa, è un po’ cambiata la concezione ma anche il ruolo dei numeri 10. Nella Juventus forse l’unico giocatore che può rispecchiare quelle caratteristiche è Yildiz. Le chiedo se c’è qualcosa che l’ha stupita particolarmente di lui, e se pensa che il calcio moderno magari penalizzi un po' le caratteristiche di questi giocatori…

"Yildiz mi piace molto, ha delle qualità incredibili. Detto questo, credo che il calcio in Italia sia sempre stato e sia tuttora molto difficile. I tempi poi sono cambiati, quello che vediamo oggi è uno sport completamente diverso, c’è molto più studio, più conoscenza e più cultura. Una volta giocavamo sempre e solo con la palla. Era l’attrezzo che non dovevamo mai perdere o abbandonare…".

A proposito di numeri 10, Luis Alberto dopo quasi 8 anni alla Lazio, ha annunciato l’addio. Su di lui c’è anche la Juventus, che vuole ricostruire il centrocampo per la prossima stagione. Pensa che sia proprio in quella zona del campo che la Juventus abbia incontrato più difficoltà durante la stagione?

"Non saprei, non essendo dentro l’ambiente è difficile per me dare qualsiasi tipo di valutazione. Quel che mi sento di dire è che la Juventus, anche se quest’anno non è più in corsa per lo scudetto, rimane una squadra difficilissima da affrontare".

Se il trend rimarrà questo, abbiamo ottime probabilità di presentare cinque squadre italiane nella prossima edizione della super Champions League. Dopo un girone d’andata convincente, ora gli uomini di Allegri stanno facendo tanta fatica in campionato. Pensa che alla fine la Juventus riuscirà ad aggiudicarsi un posto?

"Assolutamente sì. Penso che abbiano tutte le carte in regola per qualificarsi".

#Baggioseiunico: in gol anche sui social perché rimane se stesso

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Baggio su Zirkzee e l'Italia

Tra le sorprese di questa Serie A c’è indubbiamente il Bologna di Thiago Motta. Le piace Zirkzee?

"Moltissimo, ha fatto un campionato eccezionale a Bologna. Ha grandi qualità e ampi margini di miglioramento".

Con il campionato ai titoli di coda, si avvicina sempre di più l’avventura Europea degli azzurri. Cosa ne pensa della Nazionale di Luciano Spalletti?

"Credo che sia un progetto in fase di costruzione. Spalletti ha le qualità per scegliere i giocatori che rappresenteranno l’Italia all’Europeo. Bisogna dare il tempo a questi ragazzi per lavorare in pace".

C’è un consiglio che si sentirebbe di dare a chi indosserà la maglia azzurra quest’estate?

"Quando ti presenti a una competizione così importante, devi partire già dall’idea che darai tutto. Il lavoro che andranno a fare da qui in poi sarà quello che determinerà il loro percorso".

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Baggio e le parole su Sinner e sui giovani

Cosa ne pensa invece del movimento calcistico italiano? Oggi nelle giovanili ai ragazzini di tredici anni si insegnano le diagonali, le marcature preventive, quando poi magari mancano sui fondamentali tecnici, penso agli stop, al dribbling…

"Credo che ai giovani italiani di oggi manchi la strada, quella in cui sono cresciuto io. Ci bastavamo due magliette e la porta era fatta. In quelle realtà sviluppi un bagaglio tecnico che poi ti porti dietro per tutta la vita. Oggi abbiamo il timore che i nostri figli incontrino difficoltà, ma sono proprio quelle che ti formano. C’è troppa pressione, i ragazzi devono essere lasciati tranquilli, devono poter fare il loro percorso".

Di recente ha ricondotto l’amore che i fan di tutto il mondo continuano a dimostrarle ogni giorno alla sua semplicità, al suo essere genuino, spontaneo e trasparente. A questo poi va aggiunta l’umiltà che ha sempre dimostrato in campo e fuori, a fronte di un talento indescrivibile. Non pensa che in questo Jannik Sinner le assomigli?

"A lui ho dedicato il primo post sui social della mia vita. L’ho fatto per complimentarmi dopo averlo sentito parlare in un’intervista. Vedere un ragazzo di ventidue anni con queste dosi di umiltà e profondità mi ha colpito molto. Di fronte alle sue qualità c’è solo da togliersi il cappello...".

Roberto Baggio su Instagram in Panda tra la figlia Valentina e Sinner...

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MILANO - Una carriera di successi e cadute, rinascite e delusioni. Il suo era un talento smisurato, disumano e dunque incompatibile con le fragilità che contraddistinguono gli uomini, esseri mortali. I tanti infortuni, più volte, hanno rischiato di strapparlo al calcio, la sua più grande passione, l’unico mezzo con cui è sempre riuscito a raccontare tutto di sé. Lui, che non è mai stato un chiacchierone, ma che con la palla tra i piedi sembrava in grado di conquistare il mondo intero. In carriera ha vinto tutto, o quasi, con le maglie di Fiorentina, Milan, Bologna, Inter e Brescia. In mezzo l’esperienza a Torino con la Juventus, forse il punto più alto di una storia calcistica che verrà raccontata di generazione in generazione. Ieri lo abbiamo incontrato a Milano, dove si è tenuta la presentazione di Antera, lo storico marchio di cerchi in lega di cui Baggio è brand ambassador.

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Roberto, negli ultimi anni, in Italia e in Europa, è un po’ cambiata la concezione ma anche il ruolo dei numeri 10. Nella Juventus forse l’unico giocatore che può rispecchiare quelle caratteristiche è Yildiz. Le chiedo se c’è qualcosa che l’ha stupita particolarmente di lui, e se pensa che il calcio moderno magari penalizzi un po' le caratteristiche di questi giocatori…

"Yildiz mi piace molto, ha delle qualità incredibili. Detto questo, credo che il calcio in Italia sia sempre stato e sia tuttora molto difficile. I tempi poi sono cambiati, quello che vediamo oggi è uno sport completamente diverso, c’è molto più studio, più conoscenza e più cultura. Una volta giocavamo sempre e solo con la palla. Era l’attrezzo che non dovevamo mai perdere o abbandonare…".

A proposito di numeri 10, Luis Alberto dopo quasi 8 anni alla Lazio, ha annunciato l’addio. Su di lui c’è anche la Juventus, che vuole ricostruire il centrocampo per la prossima stagione. Pensa che sia proprio in quella zona del campo che la Juventus abbia incontrato più difficoltà durante la stagione?

"Non saprei, non essendo dentro l’ambiente è difficile per me dare qualsiasi tipo di valutazione. Quel che mi sento di dire è che la Juventus, anche se quest’anno non è più in corsa per lo scudetto, rimane una squadra difficilissima da affrontare".

Se il trend rimarrà questo, abbiamo ottime probabilità di presentare cinque squadre italiane nella prossima edizione della super Champions League. Dopo un girone d’andata convincente, ora gli uomini di Allegri stanno facendo tanta fatica in campionato. Pensa che alla fine la Juventus riuscirà ad aggiudicarsi un posto?

"Assolutamente sì. Penso che abbiano tutte le carte in regola per qualificarsi".

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