L'esperienza al Torino e il ritorno al Bologna
Il 25 maggio 2016 la telefonata del Toro per affidare a Mihajlovic la transizione nel dopo Ventura. Nel girone d’andata Sinisa ha fatto registrare il record di punti dell’era Cairo, fino a un nono posto finale più che buono. La stagione dopo, un addio amaro. Cui ha fatto seguito un’esperienza ancora meno piacevole allo Sporting Lisbona. Appena 9 giorni prima di separare le strade. Ma nel gennaio seguente, ecco di nuovo Bologna, un segno del destino. Raccolta la squadra in precaria situazione di classifica, con più di un piede in Serie B, Sinisa ha rivoluzionato ogni cosa: mentalità, filosofia, atteggiamento, prospettive. Quel Bologna ha chiuso al decimo posto finale, con media Champions nel girone di ritorno.
La lotta contro la malattia
Tutto bello, tutto felice, fino alla notizia scioccante data il 13 luglio 2019 davanti alle telecamere: leucemia mieloide acuta. Da lì l’inizio delle cure, seguendo la squadra con i collegamenti via web dal reparto di ematologia del Sant’Orsola di Bologna, un’eccellenza italiana. Dopo la vittoria a Brescia, la squadra ha deciso di fermare il pullman sotto le finestre dell’ospedale, un’immagine che nel pallone non si era mai vista. Sono tante le istantanee degli ultimi tre anni di Mihajlovic: il cappello per coprirsi la testa, l’abbraccio con i tifosi del Bologna (che lo hanno adorato), le tenere immagini con Arianna mentre lascia la prima volta l’ospedale. Fino alle ultime, pochi giorni fa, alla presentazione del libro di Zeman. Ha salutato tutti. Forse sapeva che era un’ultima volta.