Intelligenza Artificiale, Bellingham e Africa: ecco il 2024 dello sport

Quali saranno i temi più importanti e quelli ricorrenti dell’anno nuovo: una guida per capire i prossimi 12 mesi

«Almanacchi, almanacchi nuovi». Il venditore di Giacomo Leopardi prometteva un anno felicissimo, molto più felice dell’anno precedente. Non offriamo tanto, ma qui ci sono comunque cinque idee da tenere a mente per orientarsi nei prossimi dodici mesi. Il tempo corre veloce dal 2000 in poi: negli ultimi vent’anni sono cambiate più abitudini di quante ne fossero cambiate nel secolo scorso. Prendete, per esempio, l’Intelligenza Artificiale di cui si è parlato, forse straparlato, nell’ultimo anno, potrebbe smettere di essere un “argomento”, trattato in modo superficiale e sensazionalistico dai giornali, per diventare una vera compagna di lavoro per molti di noi.

Lo sport non farà eccezione e offrirà sempre spazio per applicazioni pratiche del nuovo modo di utilizzare l’immensa mole di informazioni e dati che abbiamo, così grande da essere in certi casi un mare non navigabile da un semplice essere umano. Disumanizzerà lo sport? No, perché finché ci saranno dei Bellingham, rimarrà la poesia a prevalere sui big data. E il giovane Jude potrebbe diventare il prossimo re del calcio mondiale a dimostrazione che non conta l’età quanto il talento è così scintillante. Inevitabile che nel giro dei prossimi dodici mesi verrà girato un documentario su di lui: è il nuovo modo di raccontare lo sport.

Anzi è il modo con cui lo sport sta cercando di sopravvivere nel mondo dell’intrattenimento che prima dominava, mentre ora ne è dominato. Per attirare l’attenzione delle nuove generazioni serve una storia e dei protagonisti. La prima la scrivono sceneggiatori sempre più bravi, i secondi si trovano sui social, il nuovo campo di gioco per gli sportivi. E negli Stati Uniti inizia a crescere il fenomeno di chi, pur senza aver ancora vinto nulla o combinato qualcosa di significativo nella sua disciplina sportiva, guadagna già come un campione del mondo, perché ha 4 milioni di follower. Merito della personalità e della capacictà di metterla in mostra. Lo sport è ancora questo oggi: è un male o è un bene? Decidetelo voi, magari studiando bene gli schieramenti (l’età cambia la posizione). Il futuro tanto va per i fatti i suoi.

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L'AI aiuterà allenatori, ds e le televisioni

L’Intelligenza Artificiale è stata l’argomento del 2023, nel senso che tutti ne hanno parlato, spesso a sproposito, pochi ci hanno lavorato seriamente. Nel 2024, lo sport potrebbe, invece, essere un terreno di fervido sviluppo per l’AI. E in ambiti piuttosto disparati: la Liga ha già iniziato a tradurre in tempo reale le interviste video dei post partita, con il programma che consente di mantenere la voce del giocatore che si doppia da solo in qualsiasi lingua. Questo consente di esportare un prodotto ancora più accattivante nei Paesi dove non si parla lo spagnolo e in particolare in Asia. Ma l’Intelligenza Artificiale sta entrando in modo sempre più massiccio nell’analisi dei dati e non solo nel mondo del calcio.

Dovunque vengano raccolti big data (e ormai non c’è disciplina sportiva che non lo faccia), l’AI può essere utile nel tirare fuori, da un massa enorme di numeri, delle risposte comprensibili per allenatori o dirigenti. Questo può aiutare il lavoro di chi deve scegliere i giocatori (per la formazione o sul mercato) e dei preparatori che devono allenarli, personalizzando in modo sempre più scientifico i carichi e le tipologie di lavoro. Già oggi le partite di Serie A sono analizzate grazie a un programma di intelligenza artificiale che riconosce i giocatori dalla maglia (il che rende poco gradite le maglie verdi che il computer confonde con il campo) e in tempo reale fornisce agli allenatori una mole di dati che prima non erano disponibili neanche 24 ore dopo la gara.

Domani l’intelligenza artificiale potrebbe affinare quei dati ed elaborare suggerimenti o segnalare criticità. Uscendo dal mondo del calcio, tra chi sta usando l’Intelligenza Artificiale per tattica, tecnica e preparazione atletica spiccano gli allenatori del volley e del basket (soprattutto negli Stati Uniti), dove aiutano nel valutare il turnover all’interno del match e anche cambiamenti tattici. Decide il computer al posto dell’allenatore? No, l’AI non è in grado di decidere in modo autonomo. È l’allenatore che, con aiuto degli esperti, programma l’AI con le sue idee e i suoi metodi di scelta, l’AI segue quella filosofia impostata, elaborando però miliardi di informazioni in tempo reale.

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I social network non premiano solo il talento

Angel Reese o Olivia Dunne sono due nomi che probabilmente non vi dicono molto. Ed è giusto così, perché non hanno ancora tagliato traguardi particolarmente significati nel basket e nella ginnastica (le loro discipline), eppure sono già fra le atlete che guadagnano di più negli States, grazie al loro successo sui social network (2,6 e 4,6 milioni di follower rispettivamente). Sono belle e sono social: tanto basta per la fama. Sport Illustrated ha dedicato loro una copertina e questo apre un tema che potrebbe essere ricorrente nel corso del 2024: la personalità è diventata importante come il talento? Forse sì, perché stiamo entrando in un mondo nel quale un atleta che non vince, ma si è creato un personaggio che funziona può essere più popolare (e ricco) di un campione, dotato di talento naturale e di forza di volontà per coltivarlo.

D'altra parte i social network hanno cambiato il modo di percepire il mondo e chiunque, dalla sua cameretta e con un telefono, può diventare un personaggio pubblico e un opinion maker. Dovremo, quindi, abituarci all'idea dello sport vissuto come spettacolo, soprattutto dalle nuove generazioni, nel quale si può stemperare leggermente l'idea di una competizione in cui emerge il più bravo. Lo stesso Gigi Buffon, nella recente intervista concessa a Tuttosport, ha spiegato come i social abbiano compromesso la percezione della realtà di alcuni giovani calciatori che, rassicurati dai follower, perdono di vista l'importanza di rappresentare una squadra o una città, nel calcio ad alti livelli. Certamente, il tempo che i social possono assorbire agli atleti non è una porzione indifferente della loro giornata, anche perché garantiscono una porzione non indifferente dei loro guadagni.

C’è, infine, un altro aspetto che vale approfondire di questa tendenza a premiare la personalità sul talento: l’atleta influencer potrebbe trascinare sotto i riflettori una disciplina poco popolare. E, in questo senso, occhio alle Olimpiadi di Parigi, che si preannunciano come le più social di tutti i tempi, con i telefoni degli atleti che potrebbero portarci in luoghi dove non erano mai arrivate le tv.

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L’Africa cresce, si connette e crea superleghe

L'Africa è sempre più connessa. L'irrefrenabile accelerazione tecnologica in fatto di telecomunicazioni ha reso disponibile anche per il continente più povero del mondo la banda larga. E questo significa che gli eventi sportivi mondiali hanno 1,3 miliardi di potenziali spettatori in più. Non si tratta di un mercato ricco, ovviamente, ma di un mercato in espansione piuttosto costante (+5% all'anno da vent'anni a questa parte) e che può garantire una grande passione. La stanno cavalcando, per esempio, quelli della Nba che supportano la Bal (Basketball African League) una lega continentale che ha già visto due edizioni e si disputerà nel 2024. E attenzione alla African Football League, la cosiddetta Superlega africana (in questo caso autorizzata dalla Caf e non osteggiata come quella europea) che è destinata a trasformare l'ecosistema dei club africani e ha già attirato investimenti significativi da parte del nuovo sponsor principale Visit Saudi, mentre in Togo si sta sviluppando un broadcaster sempre più potente (New World Tv) che può diventare chiave nello sviluppo dei diritti tv.

Dal Marocco al Sudafrica, inoltre, si registra un approccio più concertato e ambizioso per stimolare il turismo attraverso lo sport e gli investimenti sta dando risultati. Se si pensa che alcuni club europei (Arsenal e Psg) hanno "Visit Rwanda" fra i loro sponsor si ha un'idea chiara di quanto si stia ampliando la visione dello sviluppo africano legato allo sport. Cosa può dare e cosa può ricevere l'Africa al mondo dello sport? Finora ha regalato talento, adesso quel talento potrebbe provare a goderselo e gestirselo. Lo sviluppo di un mercato dei diritti, attraverso la banda larga, crea la possibilità di rendere più visibili, più ricchi e più organizzati i tornei locali, con la possibilità di venderli anche agli altri continenti. Invece di esportare tutti i suoi talenti all'estero, l'Africa potrebbe provare a vendere le competizioni con dentro quei talenti. Dall'altra le grandi manifestazioni sportive del mondo (dagli sport americani alle Olimpiadi, passando per il Tour de France o la Champions League) possono puntare sullo sviluppo della connessione in Africa per aumentare pubblico e visibilità.

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Raccontare? No, lo sport va sceneggiato

Netflix ha cambiato il mondo del cinema. Lo farà anche con lo sport? Come sta cambiando la narrazione dello sport con l’avvento delle piattaforme di intrattenimento di cui Netflix è solo la prima (nella lista ci sono Disney+, Prime, Hbo, ma anche YouTube e molte altre)? La Formula 1 era diventata uno degli spettacoli più noiosi del mondo dei motori: pochi sorpassi, vincitore sempre uguale (prima Hamilton, ora Verstappen), pochissima adrenalina e molta strategia dei muretti. Oggi è uno degli sport più popolari fra i giovani. Sono aumentati i sorpassi? Non proprio e continua a vincere sempre lo stesso, ma c’è stato Drive to Survive, la serie (giunta alla quinta stagione) che ha spostato le telecamere, ha iniziato a inquadrare i retroscena, a creare i personaggi, a tirare fuori dello spettacolo anche da quelli che di solito arrivano ultimi e non rilasciano interviste.

Certo, di “cultura motoristica” pura c’è poco, tutto è teso a romanzare e spettacolarizzare, ma l’effetto è stato ottenuto, il pubblico giovane è tornato a guardare i GP in tv, magari non tutti, ma si è divertita la tendenza. Il calcio ci ha provato con gli “All or nothing” di Amazon (in Italia c’è stata solo la Juventus) e con le docufiction dedicate ai personaggi. Il tennis con Break Point (altra serie Netflix sullo stile di Drive to survive). La Lega Serie A stava studiando un format simile a quello della Formula 1, da poter offrire nel pacchetto dei diritti. Il segreto del successo (perché non tutte le produzioni sportive lo ottengono) è aprire più porte possibili, concedere alle telecamere l’intimità dei campioni o delle squadre, il pudore è nemico della narrazione romanzesca che può appassionare il pubblico. Ancora una volta lo sport si trova a cercare un compromesso fra “agonismo olimpico” e show business per poter sopravvivere a un mondo che offre intrattenimento sempre più incalzante. Se vent’anni fa, un Gran Premio o una partita erano lo spettacolo più adrenalinico e veloce a disposizione del pubblico, oggi la gamma di contenuti e possibilità interattive che offre la tecnologia sta spingendo lo sport a ripensarsi per non diventare marginale.

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L’anno di Jude che può iniziare un lungo regno

Jude Bellingham è stato a Torino a ricevere il Golden Boy e l’ovazione dei mille ospiti del gala del 4 dicembre. Aveva lo sguardo che puntava sempre lontano, un po’ perché in fondo alla sala c’erano i bambini, che sembravano fargli battere il cuore più di tutto di quella meravigliosa serata, un po’ perché ha dato l’idea di uno con la voglia di mangiarsi il futuro. Ci sono tanti giocatori che, alla sua età, vivono sei mesi come quelli che ha vissuto l’inglese, facendo credere di assistere all’alba di un fenomeno generazionale. Ma già il numero si abbassa se si considera solo quelli che lo hanno fatto vestendo una maglia come quella della Real Madrid. Si arriva un numero inferiori a cinque, se si conta chi, in quella squadra o simili, sono diventati leader tecnici.

Bellingham non sta solo giocando come un fenomeno, lo sta facendo nel Real Madrid e sta trascinando il club più famoso del mondo. Tutto senza sentire pressione, riuscendo a divertirsi, a rimanere leggero. La serietà con la quale parla, la maturità dei suoi atteggiamenti, la quadratezza delle sue idee calcistiche e la stupefacente duttilità tattica che ne impedisce di definirne un ruolo preciso fanno di lui un giocatore destinato a cambiare la storia del calcio. A Madrid osano accostarlo a Di Stefano (magari facendosi il segno della croce subito dopo), ma al netto dei paragoni, il 2024 resta l’anno in cui tutti aspetteranno Bellingham per capire se questi ultimi sei mesi sono stati un’illusione o verranno archiviati come l’inizio di una leggenda.

Pensavamo che il posto di Messi e Ronaldo sarebbe stato preso da Haaland e Mbappé, ma all’orizzonte si sta stagliando un gigante che ha la possibilità di dominare il mondo per i prossimi dieci anni. Florentino Perez e i suoi dirigenti, ancora una volta, sono stati straordinari nell’intuire il futuro e prenderselo prima degli altri. La nazionale inglese, invece, sogna di aver trovato finalmente il giusto talismano per sfatare la maledizione del 1966 e vincere finalmente una competizione internazionale. A giugno c’è l’Europeo, che potrebbe diventare il palcoscenico dell’incoronazione di un altro re britannico, con buona pace di Carlo.

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«Almanacchi, almanacchi nuovi». Il venditore di Giacomo Leopardi prometteva un anno felicissimo, molto più felice dell’anno precedente. Non offriamo tanto, ma qui ci sono comunque cinque idee da tenere a mente per orientarsi nei prossimi dodici mesi. Il tempo corre veloce dal 2000 in poi: negli ultimi vent’anni sono cambiate più abitudini di quante ne fossero cambiate nel secolo scorso. Prendete, per esempio, l’Intelligenza Artificiale di cui si è parlato, forse straparlato, nell’ultimo anno, potrebbe smettere di essere un “argomento”, trattato in modo superficiale e sensazionalistico dai giornali, per diventare una vera compagna di lavoro per molti di noi.

Lo sport non farà eccezione e offrirà sempre spazio per applicazioni pratiche del nuovo modo di utilizzare l’immensa mole di informazioni e dati che abbiamo, così grande da essere in certi casi un mare non navigabile da un semplice essere umano. Disumanizzerà lo sport? No, perché finché ci saranno dei Bellingham, rimarrà la poesia a prevalere sui big data. E il giovane Jude potrebbe diventare il prossimo re del calcio mondiale a dimostrazione che non conta l’età quanto il talento è così scintillante. Inevitabile che nel giro dei prossimi dodici mesi verrà girato un documentario su di lui: è il nuovo modo di raccontare lo sport.

Anzi è il modo con cui lo sport sta cercando di sopravvivere nel mondo dell’intrattenimento che prima dominava, mentre ora ne è dominato. Per attirare l’attenzione delle nuove generazioni serve una storia e dei protagonisti. La prima la scrivono sceneggiatori sempre più bravi, i secondi si trovano sui social, il nuovo campo di gioco per gli sportivi. E negli Stati Uniti inizia a crescere il fenomeno di chi, pur senza aver ancora vinto nulla o combinato qualcosa di significativo nella sua disciplina sportiva, guadagna già come un campione del mondo, perché ha 4 milioni di follower. Merito della personalità e della capacictà di metterla in mostra. Lo sport è ancora questo oggi: è un male o è un bene? Decidetelo voi, magari studiando bene gli schieramenti (l’età cambia la posizione). Il futuro tanto va per i fatti i suoi.

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