I social network non premiano solo il talento
Angel Reese o Olivia Dunne sono due nomi che probabilmente non vi dicono molto. Ed è giusto così, perché non hanno ancora tagliato traguardi particolarmente significati nel basket e nella ginnastica (le loro discipline), eppure sono già fra le atlete che guadagnano di più negli States, grazie al loro successo sui social network (2,6 e 4,6 milioni di follower rispettivamente). Sono belle e sono social: tanto basta per la fama. Sport Illustrated ha dedicato loro una copertina e questo apre un tema che potrebbe essere ricorrente nel corso del 2024: la personalità è diventata importante come il talento? Forse sì, perché stiamo entrando in un mondo nel quale un atleta che non vince, ma si è creato un personaggio che funziona può essere più popolare (e ricco) di un campione, dotato di talento naturale e di forza di volontà per coltivarlo.
D'altra parte i social network hanno cambiato il modo di percepire il mondo e chiunque, dalla sua cameretta e con un telefono, può diventare un personaggio pubblico e un opinion maker. Dovremo, quindi, abituarci all'idea dello sport vissuto come spettacolo, soprattutto dalle nuove generazioni, nel quale si può stemperare leggermente l'idea di una competizione in cui emerge il più bravo. Lo stesso Gigi Buffon, nella recente intervista concessa a Tuttosport, ha spiegato come i social abbiano compromesso la percezione della realtà di alcuni giovani calciatori che, rassicurati dai follower, perdono di vista l'importanza di rappresentare una squadra o una città, nel calcio ad alti livelli. Certamente, il tempo che i social possono assorbire agli atleti non è una porzione indifferente della loro giornata, anche perché garantiscono una porzione non indifferente dei loro guadagni.
C’è, infine, un altro aspetto che vale approfondire di questa tendenza a premiare la personalità sul talento: l’atleta influencer potrebbe trascinare sotto i riflettori una disciplina poco popolare. E, in questo senso, occhio alle Olimpiadi di Parigi, che si preannunciano come le più social di tutti i tempi, con i telefoni degli atleti che potrebbero portarci in luoghi dove non erano mai arrivate le tv.