Ceccarini: Iuliano-Ronaldo era fallo in attacco. E Collovati mi diede ragione

Intervista all'ex arbitro di quell'Inter-Juve: "Vidi il difensore fermo e il brasiliano andargli addosso. Il mio errore? Non fermare il gioco"

Ogni volta che Inter e Juventus si trovano di fronte, non importa se a Torino o a Milano, il contatto di ventisei anni fa in area juventina tra Mark Iuliano e Ronaldo de Lima, non sanzionato dall’arbitro Piero Ceccarini di Livorno, torna all’ordine del giorno. Il derby d’Italia, in altre parole, riaccende l’attenzione sull’ormai ex direttore di gara, accusato da alcuni di essere stato il terminale di una macchinazione, considerato da altri l’arbitro che ha visto giusto, da altri ancora un uomo che può avere sbagliato ma non in malafede. Il 26 aprile 1998, nell’allora stadio delle Alpi di Torino, uno scontro in area tra Iuliano e Ronaldo non venne sanzionato da Ceccarini. Sul rovesciamento di fronte, mentre l’allenatore interista Gigi Simoni entrava in campo, Alex Del Piero fu atterrato in area nerazzurra da Taribo West. Ceccarini decretò il calcio di rigore ma Gianluca Pagliuca parò il tiro di Del Piero. Ceccarini, ogni volta che Inter e Juventus si incontrano i riflettori si accendono su di lei.

Non le pesa?

«Preferirei fare altro, ma se vengo chiamato in causa, devo rispondere».

Cosa può dire tanti anni dopo?
«Mi dà fastidio che, ancora oggi, qualcuno tenda a indicarmi come parte di un sistema finalizzato a favorire la Juventus per impedire all’Inter di vincere lo scudetto. Contro l’Inter non ho nulla».

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È stato accusato di non voler ammettere di avere sbagliato. Qual è la sua versione dei fatti?
«Non ho mai messo in discussione i rilievi tecnici, che anzi ho sempre accettato, ma ho sempre respinto e respingo con forza le accuse gratuite, le denigrazioni, le offese e le illazioni».

Ma il rigore all’Inter andava o no concesso?
«Io ho giudicato quello che ho visto e in quel momento ho visto Iuliano fermo e Ronaldo che gli andava addosso. Con il senno del poi, negli anni, ho detto che per giudicare al meglio avrei dovuto essere in posizione perfetta, dietro all’azione, sempre però specificando che sul momento presi la decisione che ritenni più corretta. Semmai avrei potuto fischiare una punizione a favore di Iuliano senza concedere il vantaggio alla Juventus in fase di ripartenza».

Dunque, il suo fu un comportamento irreprensibile?
«Mai pensato di essere perfetto, ma in buona fede sì. Non c’era il Var, ma sull’allora Tele Più l’ex arbitro Massimo Chiesa e l’ex calciatore Fulvio Collovati, in diretta, dissero che per loro non era rigore e confermarono questo giudizio guardando il replay».

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Si è spesso lamentato di essere stato al centro di fatti inventati. Qualche esempio?
«Pagliuca ha affermato che dopo quella partita non avrei più arbitrato. Ciò non è vero. Ho concluso la carriera al termine della stagione successiva per sopraggiunti limiti di età e ho anche fatto in tempo ad arbitrare ancora Pagliuca e l’Inter. L’ex calciatore Rino Gattuso, invece, mi ha attribuito la direzione di una gara che non ho mai arbitrato».

Altri episodi?
«Ce ne sono tantissimi. All’epoca querelai due direttori di giornale che si erano permessi di scrivere cose non vere, Candido Cannavò e Italo Cucci, vincendo in entrambi i casi le cause perché quando si accusa bisogna avere le prove».

Come mai, dopo una carriera che l’ha visto tra i primi arbitri d’Europa, non è stato preso in considerazione come designatore numero uno a livello nazionale?
«Da parte della Figc e del settore arbitrale c’è l’obbligo di tutelare anche l’immagine degli arbitri. Io invece sono stato lasciato solo. Non deve dunque stupire se non mi hanno gratificato a livello nazionale».

Per concludere, il suo nome è stato accostato anche a Calciopoli. Cosa c’entra, lei, con Calciopoli?
«Niente. Lo scandalo è esploso cinque anni dopo la mia uscita dal mondo arbitrale».

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Ogni volta che Inter e Juventus si trovano di fronte, non importa se a Torino o a Milano, il contatto di ventisei anni fa in area juventina tra Mark Iuliano e Ronaldo de Lima, non sanzionato dall’arbitro Piero Ceccarini di Livorno, torna all’ordine del giorno. Il derby d’Italia, in altre parole, riaccende l’attenzione sull’ormai ex direttore di gara, accusato da alcuni di essere stato il terminale di una macchinazione, considerato da altri l’arbitro che ha visto giusto, da altri ancora un uomo che può avere sbagliato ma non in malafede. Il 26 aprile 1998, nell’allora stadio delle Alpi di Torino, uno scontro in area tra Iuliano e Ronaldo non venne sanzionato da Ceccarini. Sul rovesciamento di fronte, mentre l’allenatore interista Gigi Simoni entrava in campo, Alex Del Piero fu atterrato in area nerazzurra da Taribo West. Ceccarini decretò il calcio di rigore ma Gianluca Pagliuca parò il tiro di Del Piero. Ceccarini, ogni volta che Inter e Juventus si incontrano i riflettori si accendono su di lei.

Non le pesa?

«Preferirei fare altro, ma se vengo chiamato in causa, devo rispondere».

Cosa può dire tanti anni dopo?
«Mi dà fastidio che, ancora oggi, qualcuno tenda a indicarmi come parte di un sistema finalizzato a favorire la Juventus per impedire all’Inter di vincere lo scudetto. Contro l’Inter non ho nulla».

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