Si è spesso lamentato di essere stato al centro di fatti inventati. Qualche esempio?
«Pagliuca ha affermato che dopo quella partita non avrei più arbitrato. Ciò non è vero. Ho concluso la carriera al termine della stagione successiva per sopraggiunti limiti di età e ho anche fatto in tempo ad arbitrare ancora Pagliuca e l’Inter. L’ex calciatore Rino Gattuso, invece, mi ha attribuito la direzione di una gara che non ho mai arbitrato».
Altri episodi?
«Ce ne sono tantissimi. All’epoca querelai due direttori di giornale che si erano permessi di scrivere cose non vere, Candido Cannavò e Italo Cucci, vincendo in entrambi i casi le cause perché quando si accusa bisogna avere le prove».
Come mai, dopo una carriera che l’ha visto tra i primi arbitri d’Europa, non è stato preso in considerazione come designatore numero uno a livello nazionale?
«Da parte della Figc e del settore arbitrale c’è l’obbligo di tutelare anche l’immagine degli arbitri. Io invece sono stato lasciato solo. Non deve dunque stupire se non mi hanno gratificato a livello nazionale».
Per concludere, il suo nome è stato accostato anche a Calciopoli. Cosa c’entra, lei, con Calciopoli?
«Niente. Lo scandalo è esploso cinque anni dopo la mia uscita dal mondo arbitrale».