United, spogliatoio polveriera
Insomma, è successo di nuovo. Proprio come accadde qualche mese fa con Cristiano Ronaldo - anche lui autore di un J'accuse televisivo diretto al tecnico olandese - la bolla della discordia è scoppiata nuovamente nello spogliatoio dei Red Devils. Problemi disciplinari e panni sporchi lavati in pubblica piazza, che ancora una volta portano lo United in prima pagina, ma non per i motivi che i tifosi vorrebbero. Un problema di disciplina che sembra diventato virale fra le mura di Carrington, e che sta dando a Ten Hag molto più filo da torcere della stessa rincorsa ai risultati, che, col terzo posto della scorsa stagione, sembra essersi rimessa sulla giusta carreggiata. E se la questione Greenwood ha solo sfiorato il tecnico, quella che riguarda Antony lo coinvolge, invece, molto più profondamente, visto che il brasiliano pagato una vagonata di milioni solo un anno fa, è stato una scelta precisa dell’allenatore olandese.
Giggs e l'opinione su Sancho
La questione Sancho è, però, diversa. Essa si trascina da mesi, e come ha avuto modo di dire in queste ore un ex bandiera dello United, Ryan Giggs, la recente uscita di ten Hag «potrebbe essere stato l'ultimo lancio di dadi» tentato dal tecnico. Secondo Giggs, dietro l’uscita del tecnico c’è l’estremo tentativo di scuotere il ragazzo: «Chiamiamolo pubblicamente e vediamo come reagisce - avrà pensato l'allenatore secondo Giggs. Dall'esterno non si sa, ma sembra che Ten Hag abbia provato di tutto con Sancho», ha confessato il gallese.
Il problema di Sancho, potrebbe, dunque, somigliare molto più alle difficoltà recentemente confessate da un altro talento inglese sfiorito nel tempo, Dele Alli, che a semplici capricci da superstar del pallone. Tanto che, fra ottobre e febbraio scorsi, lo stesso ten Hag aveva concesso al calciatore del tempo lontano dalla prima squadra per riprendersi dai problemi fisici e mentali che lo stavano attanagliando. Ed era stato lo stesso tecnico ad affidarlo alle cure dell’OJC Rosmalen, club non professionistico olandese con cui Sancho si era allenato per qualche tempo prima di far ritorno a Manchester e tentare di riconquistare quello status di campione perso per strada. Missione fallita anche stavolta, come testimonia il recente strappo col tecnico.
Pogba e gli altri: caso United
Sancho, però, non è il primo che, presentatosi a Manchester nel post Ferguson col biglietto da visita di grande talento, non è riuscito a far vedere in maglia Red Devils ciò che prima sembrava riuscirgli naturalmente. Pogba, per esempio, tornato a Manchester da campione affermato dopo gli anni alla Juventus, nei 5 anni trascorsi in Inghilterra, anche per i problemi fisici che lo hanno martoriato, non è mai stato, se non a sprazzi, quel magnifico centrocampista che in bianconero aveva incantato il mondo. Così come era accaduto a fuoriclasse del calibro di Di Maria, Sanchez o Lukaku, e così come è capitato più recentemente anche a un altro giovane, Donny Van de Beek, arrivato anche lui a Carrington su un cavallo bianco e con la spada sguainata, per poi finire nel dimenticatoio di uno spogliatoio in cui, per non uscirne triturato, oltre al talento, bisogna dimostrare di avere una spiccata capacità di resistere alle pressioni e al peso di una maglia gloriosa.
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