MILANO- Ci risiamo. Romelu Lukaku ha fatto una nuova giravolta, ha cambiato idea, ha cambiato il referente da ascoltare, ha cambiato forse... cuore. Un profilo, quello dell’attaccante belga, difficile da decifrare.
Un uomo di 30 anni pronto a giurare amore eterno a una bandiera, salvo poi virare verso altri lidi; un giocatore che da ragazzo si è legato a Mino Raiola, salvo poi patirne l’influenza e ruotare così procuratori (Pastorello), agenzie (Roc Nation) e legali di fiducia (l’avvocato Ledure).
Lukaku, il Chelsea e lo United. E non solo
“Big Rom” deve scegliere il suo futuro dopo l’ottima stagione all’Everton: da un lato il ritorno al Chelsea che lo aveva accolto 18enne - ma non aspettato - e che lo rivuole su indicazione di Antonio Conte, futuro mentore; dall’altro il Manchester United di Mourinho, ma anche di Ibrahimovic e Mkhitaryan, entrambi assistiti da Raiola. Tutto fa pensare al grande ritorno in Blues, invece sceglie, pentendosene in fretta, i Red Devils. Un feeling mai scattato, i primi scazzi con Ibrahimovic e nell’aprile 2018 l’addio a Raiola. La stagione successiva è un lento sopportarsi con l’assalto nell’estate 2019 di Inter (su volere di Conte) e Juventus. Con i nerazzurri bloccati, è la Juve a trovare l’intesa con lo United per uno scambio alla pari con Dybala, ma la Joya dice no e l’Inter, dopo che Conte fa il diavolo a quattro con Suning, affonda il colpo grazie, anche, all’atteggiamento proprio di Lukaku che aveva passato il mese di luglio sull’Aventino, dandosi per infortunato per farsi cedere.