Braida esclusivo: “Fagioli alla Juve? Meglio fare un gradino alla volta”

Il dirigente della Cremonese parla del centrocampista di proprietà bianconera: “Se ci arriva da titolare, giocherà titolare, ma se arriva da non titolare sarà ai margini e poi cosa lo attenderà?”
Nicolò Fagioli, 21 anni, mezzala dai piedi fini, dopo aver contribuito in maniera decisiva alla promozione della Cremonese dalla Serie B alla massima divisione, le probabilità che venga prestato nuovamente in grigiorosso non sono poche. Il club lombardo ha apprezzato moltissimo la sua abilità nella mediana e sarebbe felicissimo di poter bissare l’esperienza in un campionato in cui il coefficiente tecnico non può essere certamente un optional. Ma occhio anche al Monza© www.imagephotoagency.it

Ariedo Braida, ex direttore generale e direttore sportivo del Milan e del Barcellona, da un anno e mezzo “consigliere strategico” della Cremonese. Verrebbe da rimarcare che, presa quand’era ultima in classifica, è riuscito gradualmente a portarla a una promozione in Serie A che mancava da 26 anni. Lui però non ci sta e puntualizza... «Partiamo dal fatto che non dico io, diciamo noi: includo tutti quelli che hanno lavorato. Qesto aspetto tengo a sottolinearlo. È vero, io sono arrivato nel 2020 verso la fine di novembre, e la squadra era giù in classifica. Ma poi tutti insieme abbiamo fatto la nostra parte. In primis il nostro patron, il Cavalier Arvedi. Dunque lui, io, l’allenatore, i giocatori, lo staff, i magazzinieri. La Cremonese è una piccola grande famiglia che ha contribuito a questo storico risultato».

Ma lei quanto si è divertito, quest’anno? Magari questo obiettivo raggiunto cela anche qualche spunto di rifl essione in particolare.

«Diciamo che in una stagione come questa c’è modo di divertirsi e c’è anche modo di soffrire perché il calcio, come lo vivo io, è passione. Poi è chiaro, ho un passato e un mio vissuto: l’esperienza aiuta. Per inciso: molte volte dicono che devono giocare i giovani, devono “fare” i giovani... Ma io invece dico: devono fare coloro che sono capaci, coloro che hanno la competenza. Giovane non è sinonimo di bravura, giovane non mi dice niente. Conta se uno è bravo o no: io ero al Barcellona e c’era Ansu Fati, che a 16 anni ha iniziato a giocare in prima squadra. Ma perché era bravo, mica perché era giovane. Ibrahimovic perché gioca? Lo stesso motivo, perché è bravo».

Anche Fagioli e Zanimacchia, arrivati dalla Juventus, hanno giocato in quanto bravi e non in quanto giovani, dunque. Quanto è soddisfatto della loro stagione?

«C’è la tendenza, spesso, di parlare dei giovani cercando di essere eccessivamente generosi. Ma secondo me bisogna essere severi per stimolarli a fare meglio, sempre. Sono due ragazzi... Parliamo di Fagioli, intanto, che ha talento naturale enorme. Ecco, la grande crescita la fa se lui il talento naturale lo mette a frutto in tutti gli aspetti, a 360 gradi. Non basta solo la qualità innata, occorrono anche la determinazione, la tenacia, la grinta: bisogna curare tutti questi aspetti anche se non fanno parte del proprio bagaglio. Bisogna lavorarci convintamente. Dunque, per lui, deve esserci un percorso. Cosa ha fatto? Un campionato di Serie B: molto buono. Ma deve proseguire questo percorso. Se lui alla Juventus ci arriva da titolare, giocherà titolare, ma se arriva da non titolare sarà ai margini e poi cosa lo attenderà? O va e sfonda immediatamente, oppure... Ecco, per me in questi casi regge l’esempio di salire una scalinata: meglio fare un gradino alla volta. Non bisogna dare un eccesso di responsabilità a questi ragazzi. Bisogna anzi fare in modo che giochino senza l’assillo. Altrimenti c’è meno entusiasmo e questo diventa un problema. Tutti abbiamo bisogno di un percorso».

Voi lo terreste volentieri, Fagioli, un altro anno?

«Beh, noi dobbiamo ancora iniziare a programmare nel dettaglio, perché a sorpresa l’allenatore ha fatto un’altra scelta. Al momento giusto ci butteremo a capofitto per fare il resto. Detto questo, però, Fagioli e Zanimacchia sono due ragazzi seri, bravi. Noi dobbiamo mantenere la nostra identità».

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Con Pogba e Di Maria i numerini salirebbero... Ma a proposito di Allegri cosa pensa? Resta la perosna giusta per la Juve?

«Torniamo al discorso delle competenze. Allegri ha dimostrato le sue. Poi nella vita tutto può succedere, ma lui quando ha iniziato aveva fatto cose estremamente positive, a Milano ha vinto, a Torino ha dimostrato di saper fare la storia. Poi è chiaro che alla Juve le partite le devi vincere tutte... In una annata come questa emergono malumori, ma fa parte del gioco. Però le competenze restano, anche se volte da fuori si dicono tante cose e si tende a far passare dalla gloria alla forca troppo facilmente».

Tutta l'intervista sull’edizione di Tuttosport

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