Berardi-Juve, storia di un matrimonio mancato: le 5 sliding doors e il futuro

Sabato il fantasista del Sassuolo ritrova la squadra in cui ormai si vedeva. Adesso deve tornare a trascinare i neroverdi. E poi...

Chissà se Domenico Berardi, nelle concitate giornate di fine agosto, quando è sfumato un trasferimento alla Juventus che voleva e che credeva sul punto di concretizzarsi, ha ripensato all’estate del 2016, quando era stato lui a far saltare l’operazione su cui la società bianconera e il Sassuolo erano già d’accordo.

Era stata probabilmente la volta, tra le tante, in cui il trasferimento alla Juve del mancino calabrese era andato più vicino a diventare realtà, fino appunto a quello sfumato un mese fa: quando invece è stata decisiva proprio la mancanza di un’intesa tra i club.

Berardi-Juve, il primo contatto

Così dopodomani Berardi sfiderà la Juve ancora una volta, la quattordicesima. Cosa che avrebbe potuto anche non fare mai, visto che la società bianconera lo avrebbe voluto già nel proprio settore giovanile, ma a 14 anni Domenico non se la sentì di lasciare la famiglia per Torino e disse il suo primo no. Poi invece alla Juventus è andato per davvero, anche se solo per metà e solo formalmente.

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Berardi, la Juve e... Allegri

Dieci anni fa quasi esatti, 2 settembre 2013: Berardi aveva da poco compiuto 19 anni e pochi mesi prima aveva trascinato il Sassuolo alla promozione in Serie A con 11 gol e 6 assist. In cambio della sua comproprietà la Juve cedette al Sassuolo quella di Marrone, lasciando entrambi in neroverde. E in neroverde Berardi impresse una svolta alla storia bianconera, senza immaginarlo: il 12 gennaio 2014 firmò tutti i gol emiliani in Sassuolo-Milan 4-3, che portò all’esonero di Massimiliano Allegri. Che sei mesi più tardi si trovò così libero di accettare la panchina bianconera, offertagli da Andrea Agnelli dopo le dimissioni di Antonio Conte. 

E proprio Allegri Berardi avrebbe trovato come tecnico, se avesse accettato quel trasferimento a Torino nell’estate 2016. Un no certo non dettato dal timore di ritorsioni da parte dell’allenatore per quei quattro gol di un anno e mezzo prima, né dal tifo interista di Domenico. Decisivo fu il timore di non trovare spazio in una squadra in cui in attacco sgomitavano Cuadrado, Dybala, Mandzukic, Higuain e un Pjaca rivelazione dell’Europeo appena disputato in Francia.

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Berardi-Juve, il ritorno di fiamma

Quel no allontanò per un po’ di tempo la Juventus e Berardi, negli anni successivi più vicino alla Roma e all’Inter, ma alla fine rimasto sempre a Sassuolo. Nelle ultime due o tre stagioni però il neroverde è tornato sui radar della Continassa e a fine estate la Juventus aveva appunto deciso di puntare su di lui. Avrebbe dovuto essere l’uomo in grado di dare imprevedibilità il 3-5-2: da mezzala-trequartista come sta facendo Miretti o con un assetto modificato in 3-4-1-2 o 3-4-3. Era così convinto della soluzione e del fatto che a 29 anni fosse giunto il momento di mettersi alla prova di un grande club, da dichiarare «Non so se resterò» sul palco durante la presentazione del Sassuolo

E da non essere nelle condizioni psicologiche per giocare le prime due giornate di campionato, disputate a mercato aperto. Sfilarsi la maglia bianconera che si vedeva già addosso, abbandonare gli obiettivi per i quali immaginava di lottare, non è stato facile, a dispetto di un debutto super in neroverde alla terza giornata, con la doppietta al Verona per la prima (e finora unica) vittoria del Sassuolo. A complicare il suo inizio di stagione anche un piccolo acciacco, che comunque non gli impedirà di scendere in campo dopodomani. Quando nel 3-5-2 bianconero cercherà spazio sì, ma quello per provare a segnare il suo secondo gol alla Juve o comunque per provare a batterla per la terza volta. Poi chissà: a gennaio ci sarà un’altra sessione di mercato e un’altra ancora la prossima estate... Magari prima o poi quel matrimonio si farà.

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Chissà se Domenico Berardi, nelle concitate giornate di fine agosto, quando è sfumato un trasferimento alla Juventus che voleva e che credeva sul punto di concretizzarsi, ha ripensato all’estate del 2016, quando era stato lui a far saltare l’operazione su cui la società bianconera e il Sassuolo erano già d’accordo.

Era stata probabilmente la volta, tra le tante, in cui il trasferimento alla Juve del mancino calabrese era andato più vicino a diventare realtà, fino appunto a quello sfumato un mese fa: quando invece è stata decisiva proprio la mancanza di un’intesa tra i club.

Berardi-Juve, il primo contatto

Così dopodomani Berardi sfiderà la Juve ancora una volta, la quattordicesima. Cosa che avrebbe potuto anche non fare mai, visto che la società bianconera lo avrebbe voluto già nel proprio settore giovanile, ma a 14 anni Domenico non se la sentì di lasciare la famiglia per Torino e disse il suo primo no. Poi invece alla Juventus è andato per davvero, anche se solo per metà e solo formalmente.

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