"Thiago Motta predestinato: sì, è pronto per la Juve. E con Giuntoli..."

L’ex presidente del Genoa lo ha scelto da giocatore e poi anche da allenatore: "È tra i migliori al mondo, non ho alcun dubbio. E ora può riportare in alto i bianconeri"

Parola di Enrico Preziosi: "Thiago Motta è un predestinato. Sono sempre stato certo delle sue doti da allenatore e sono convinto che possa diventare uno dei migliori al mondo anche in panchina. Anzi: ormai lo è già". L’ex Patron del Genoa è stato il primo a credere nelle qualità da tecnico dell’italo-brasiliano, affidandogli la panchina del Genoa a soli 37 anni. Era il 2019 e, col senno del poi, si può tranquillamente confermare che ci aveva visto lungo. Ancora una volta. Come nel 2008, quando l’imprenditore avellinese scommettè sul rilancio di un talento martoriato dagli infortuni e che la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori considerava finito dopo i gravi incidenti avuti con Barcellona e Atletico Madrid (rottura dei legamenti e del menisco): "Mi dicevano tutti di non prenderlo, che era rotto - ricorda oggi Preziosi -. Io però non ho ascoltato nessuno e ho voluto incontrarlo. Lì ho conosciuto Thiago per la prima volta e ho scoperto un grande uomo: mi ha guardato negli occhi dicendomi: 'Presidente, mi prenda e non se ne pentirà”' L’ho fatto e devo dire che l’acquisto Motta è stata in assoluto una delle operazioni migliori della mia vita".

Domanda secca: il suo pupillo è pronto per allenare la Juve?

"Certamente sì, non ho dubbi. Motta ha dimostrato di meritare un top club e credo non sia un segreto che la Juventus ripartirà da lui. Sono sicuro che anche alla guida dei bianconeri farà benissimo".

Cosa risponde a chi dice che le pressioni a Torino sono diverse rispetto a quelle di Bologna?

"A parte che aspettative e critiche ci sono dappertutto, ma poi Thiago da giocatore ha militato in grandissimi club come Barcellona, Atletico Madrid, Inter e Psg, in cui era obbligato a vincere e le pressioni erano all’ordine del giorno. È abituato a sopportarle e ha sempre dimostrato di saperle reggere bene. Non sarà affatto un problema convivere con quelle del mondo Juve. E poi anche a Genova non erano mica leggere, si fidi: spesso le mettevo anche io ai miei giocatori e allenatori…".

Lei affidò il suo Genoa a un debuttante: cosa la colpì del Motta allenatore?

"Da giocatore era sempre nel vivo del gioco, in mezzo al campo: era già una sorta di allenatore. Mi piacquero subito le sue idee: molto brillanti e convincenti. Inoltre conoscevo e apprezzavo il Thiago uomo: una persona tutta d’un pezzo, che non è mai scesa a compromessi, ma che va sempre dritta per la sua strada. È stato facile dargli fiducia".

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"Motta uomo diretto e tecnico attento"

Ci dice un pregio del Thiago uomo e del Motta allenatore?

"Thiago è un uomo con la U maiuscola. Uno sempre schietto e diretto: ti dice le cose in faccia. Come tecnico è attento a ogni dettaglio, quasi in maniera maniacale. Punta forte sul possesso palla, gli piace la costruzione dal basso e avere una squadra ben organizzata che gioca per imporre sempre il proprio gioco".

La qualità migliore nella gestione del gruppo?

"Il riuscire a tirar fuori sempre il meglio dai suoi giocatori. È empatico e convincente. Sa entrare nel cuore e nella testa dei calciatori. Motta è un tipo molto esigente: pretende tanto da giocatori, collaboratori e dirigenti. Vuole il massimo e non si accontenta, il che porta tutti a migliorarsi".

Un difetto, invece?

"Non è proprio un difetto: Motta scende poco a compromessi e tira sempre dritto per la sua strada, senza ascoltare chi a volte, invece, vorrebbe solo aiutarlo. Thiago non sopporta ingerenze e intromissioni nelle scelte di campo e sul suo lavoro con la squadra".

Come sarà la convivenza con Giuntoli?

"Possono integrarsi bene. Cristiano è un abile mediatore, non cerca lo scontro e sa supportare i suoi allenatori. Giuntoli è un grosso conoscitore di calcio, molto competente. A Napoli ha fatto cose straordinarie. Insieme possono riportare in alto la Juve".

Con Motta la Juve potrà davvero lottare per lo scudetto o serve una rivoluzione?

"La Juventus non è mica una squadra di cadaveri...".

In che senso?

"Certamente servono dei rinforzi, ma c’è già una rosa con giocatori importanti su cui lavorare. L’arrivo di Thiago può permettere un altro ulteriore step di crescita".

In chiusura, una provocazione: come mai allora al Genoa l’avevate esonerato?

"Quella fu una stagione molto complicata. Per reggere e assimilare il suo tipo gioco serviva tempo e in quella fase eravamo in zona retrocessione. In quei momenti a pagare è sempre l’allenatore. Mandai via Thiago a malincuore, perché ero pienamente convinto delle sue capacità. Ci parlammo con grande sincerità e anche lui capì la situazione. Tanto che rinunciò a due anni di contratto e ai soldi per non pesare sul Genoa".

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Parola di Enrico Preziosi: "Thiago Motta è un predestinato. Sono sempre stato certo delle sue doti da allenatore e sono convinto che possa diventare uno dei migliori al mondo anche in panchina. Anzi: ormai lo è già". L’ex Patron del Genoa è stato il primo a credere nelle qualità da tecnico dell’italo-brasiliano, affidandogli la panchina del Genoa a soli 37 anni. Era il 2019 e, col senno del poi, si può tranquillamente confermare che ci aveva visto lungo. Ancora una volta. Come nel 2008, quando l’imprenditore avellinese scommettè sul rilancio di un talento martoriato dagli infortuni e che la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori considerava finito dopo i gravi incidenti avuti con Barcellona e Atletico Madrid (rottura dei legamenti e del menisco): "Mi dicevano tutti di non prenderlo, che era rotto - ricorda oggi Preziosi -. Io però non ho ascoltato nessuno e ho voluto incontrarlo. Lì ho conosciuto Thiago per la prima volta e ho scoperto un grande uomo: mi ha guardato negli occhi dicendomi: 'Presidente, mi prenda e non se ne pentirà”' L’ho fatto e devo dire che l’acquisto Motta è stata in assoluto una delle operazioni migliori della mia vita".

Domanda secca: il suo pupillo è pronto per allenare la Juve?

"Certamente sì, non ho dubbi. Motta ha dimostrato di meritare un top club e credo non sia un segreto che la Juventus ripartirà da lui. Sono sicuro che anche alla guida dei bianconeri farà benissimo".

Cosa risponde a chi dice che le pressioni a Torino sono diverse rispetto a quelle di Bologna?

"A parte che aspettative e critiche ci sono dappertutto, ma poi Thiago da giocatore ha militato in grandissimi club come Barcellona, Atletico Madrid, Inter e Psg, in cui era obbligato a vincere e le pressioni erano all’ordine del giorno. È abituato a sopportarle e ha sempre dimostrato di saperle reggere bene. Non sarà affatto un problema convivere con quelle del mondo Juve. E poi anche a Genova non erano mica leggere, si fidi: spesso le mettevo anche io ai miei giocatori e allenatori…".

Lei affidò il suo Genoa a un debuttante: cosa la colpì del Motta allenatore?

"Da giocatore era sempre nel vivo del gioco, in mezzo al campo: era già una sorta di allenatore. Mi piacquero subito le sue idee: molto brillanti e convincenti. Inoltre conoscevo e apprezzavo il Thiago uomo: una persona tutta d’un pezzo, che non è mai scesa a compromessi, ma che va sempre dritta per la sua strada. È stato facile dargli fiducia".

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